Il giovane economista di
sinistra Rafael Correa ha vinto il ballottaggio presidenziale svoltosi
domenica in Ecuador. Secondo gli exit poll e un «conteggio rapido», ha messo
fra sé e il suo rivale, l'imprenditore Alvaro Noboa, un margine di circa 13
punti che appare irrecuperabile. Sostenitore della politica del venezuelano
Hugo Chavez e appoggiato dalla maggioranza povera e dagli indios, Rafael
Correa ha dunque avuto la meglio sul miliardario e beniamino di Washington.
Il lento spoglio delle schede, meno del 14 per cento del totale, consegna fino
a questo momento al leader di sinistra il 66 per cento dei voti mentre un exit
poll nella notte gli attribuiva un consenso pari al 57%
Nelle prime dichiarazioni dopo aver appreso il risultato Correa, 43 anni, ha
assicurato che il suo è un «trionfo della speranza e della cittadinanza»,
aggiungendo che ora comincia un'era di «giustizia sociale, istruzione, salute,
lavoro, casa e dignità per tutte e tutti». Ha quindi detto che subito dopo il
suo insediamento, il 15 gennaio, come successore di Alfredo Palacio,
convocherà un referendum fra la popolazione affinchè si esprima se vuole o no
la riunione di una Assemblea costituente per riscrivere la Carta Magna. Questa
strategia, hanno rilevato gli analisti, è essenziale per il suo futuro
presidenziale, perchè Correa non dispone di forze proprie nell'attuale
Parlamento. Dopo aver sottolineato che manterrà la dollarizzazione così come è
(nonostante l’opposizione dei movimenti sociali che proprio su questo punto
avevano rovesciato sei anni fa il Presidente Mahuad, il leader di Alleanza
paese) ha concluso sostenendo che «oggi meno che mai firmerei un Trattato di
libero commercio con gli USA perché‚ distruggerebbe la nostra agricoltura, la
nostra economia». L'unico riferimento specifico a temi di politica estera il
leader di Alleanza paese lo ha riservato alla Colombia, chiedendo che nessuno
dei protagonisti del conflitto armato interno del paese vicino «dovranno
mettere neppure la punta di un piede in Ecuador». Senza perdere troppo tempo,
Correa ha annunciato alcuni uomini del suo futuro governo, fra cui quello di
Ricardo Patino all'Economia. In una intervista a Teleamazonas, Patino ha
assicurato che la dollarizzazione (l'uso dal 2000 del biglietto verde nelle
transazioni correnti) non sarà toccato, che cresceranno gli investimenti
produttivi e quelli nell'area sociale. Le risorse per questi progetti, ha
concluso, verranno da un diverso uso delle risorse energetiche - l'Ecuador è
il 5/o produttore di greggio d'America latina - e da una possibile
rinegoziazione del debito estero (di 10.000 milioni di dollari). Come
prevedibile, il tema petrolifero sarà centrale, ed al riguardo Correa ha
prospettato un possibile rientro dell'Ecuador nell'OPEC.