Nel segno di Chavez
Il forum al via
nel Venezuela bolivariano
M.Matteuzzi -
Caracas 24.1.06
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L'Africa ha i suoi tempi e
la sua storia, l'Asia è rinviata per impraticabilità del campo, l'America latina
non poteva dare forfait. C'era chi, dopo le cinque edizioni di Porto Alegre del
Forum sociale mondiale e l'inevitabile sensazione di ripetitività, pensava che
era meglio prendersi un anno di pausa e di meditazione. Ma non era questa
l'occasione giusta per togliere il disturbo a «lorsignori» che esattamente negli
stessi giorni, da oggi a domenica si riuniranno a Davos per decidere di quale
morte deve morire la grande maggioranza dell'umanità. Magari ringraziandoli
perché discutono, come accade nel 2005, della povertà e decidono di lasciar
cadere qualche briciola o, come accadrà quest'anno, di «imperialismo creativo».
E sull'imperialismo, creativo o non creativo, pochi come i latino-americani sono
preparati. Oggi, sull'edizione 2006 del Forum sociale mondiale capitolo Americhe
non si poteva dare forfait perché l'America latina è forse l'unica regione al
mondo che sta marciando a ritmo sostenuto in controtendenza, perché il
Venezuela del presidente Chavez è
impegnato in un interessantissimo processo politico e sociale finanziato
(finalmente) dal petrolio e infine perché in quest'area alla fine dell'anno la
striscia dei governi di (centro) sinistra potrebbe allungarsi ancora dopo le
elezioni a raffica in programma. Eccoci qua, dunque, a Caracas per il polo
latino-americano del Forum sociale policentrico. In questi giorni sono arrivati
e stanno ancora arrivando a frotte, attesi all'aeroporto di Maiquetia da giovani
con la maglietta rossa che si danno da fare per risolvere i problemi. Che non
mancano, ovviamente. La pioggia, anche se dovrebbe essere ormai la stagione
secca. Ma soprattutto il maledetto viadotto mezzo crollato, che ha costretto a
chiudere l'autostrada fra l'aeroporto internazionale e la città. Ora per
arrivare a Caracas bisogna passare per le vecchie strade che si inerpicano sulle
montagne e sono strettissime, piene di curve e pericolose. I pullmini
dell'organizzazione che fanno la spola impiegano dalle 3 alle 4 ore per fare una
trentina di chilometri. Ma il tempo migliorerà e la dedizione dei venezuelani
darà al popolo che vuole costruire un altro mondo la pazienza a cui si dovranno
abituare.
L'entusiasmo di molti e l'interesse di tutti qui non mancano. Il Venezuela di
Chavez nel corso degli ultimi anni è diventato uno dei punti di riferimento
degli alternativi vecchi e nuovi. Ma per la maggior parte di coloro che ci
passeranno questi cinque giorni è la prima presa di contatto sul terreno. Non è
improbabile che il Venezuela chavista possa diventare quello che fu il Nicaragua
sandinista o il Chiapas zaptista.
Gli organizzatori, che si danno da fare nel lobby del Caracas Hilton, dicono che
finora si sono iscritte 50 mila persone ma che la cifra potrebbe raggiungere,
alla fine della kermesse, le 70 mila o addirittura, secondo alcuni esagerati, le
120 mila persone. I gruppi e le organizzazioni che si sono registrate sono quasi
2200 e i media 1500 per un totale di 5000 giornalisti.
Tutta gente che già ieri era in coda per ritirare l'accreditamento e chiedere un
programma degli eventi che però non si decideva ad arrivare. Si sa tuttavia che
oggi il Forum si inaugurerà ufficialmente alle 3 del pomeriggio con una
concentrazione nella Plaza Las Tres Gracias da dove partirà un corteo,
poi interventi multi-etnici contro la guerra e contro l'imperialismo, anche
quello «creativo», musiche e danze per celebrare la vita scontando il rischio di
distrarre dai discorsi più direttamente politici vista la leggendaria sensualità
delle ragazze venezuelane.
Quest'anno non ci sarà Lula che nelle precedenti edizioni di Porto Alegre fu
l'anfitrione e, almeno fino all'anno scorso, il protagonista. Ufficialmente «per
ragioni di agenda» ha fatto sapere che non verrà né qui a Caracas né andrà, come
nel 2005, a Davos. Già a Porto Alegre un anno fa dovette subire una piccola ma
fastidiosa contestazione da cui fu salvato proprio da Chavez. È lui, ormai
l'indiscusso leader del movimento per l'altro mondo e il rischio semmai è che
questo di Caracas si trasformi in un evento troppo chavista. Gli organizzatori
garantiscono che non sarà così. Chavez, che ieri era ancora a La Paz insieme a
Evo Morales, assisterà solo a un paio di eventi fra i 1800 proposti nei 5 giorni
di lavori. Qui non escludono neppure che dal cilindro del fiammeggiante mago
Hugo saltino fuori Evo Morales o addirittura Fidel Castro, anche se sembra una
magia troppo osée anche per lui. Certo che con Chavez, Fidel ed Evo da
questa parte del mondo e i 15 capi di stato e di governo asseragliati a Davos,
la rappresentazione dello scontro fra «buoni» e «cattivi», fra l' «asse del
bene» e l' «asse del male» sarebbe perfino eccessiva. Proprio come piace a
Chavez.