Sudamerica
integrato e capace di rispondere alle sfide di un'economia ormai globalizzata é
all'esame del 2/o Vertice dei capi di stato della Confederazione sudamericana
delle nazioni (CSN) che si é aperto oggi a Cochabamba e che é ascolterà gli
argomenti del venezuelano Hugo Chavez che di questo progetto ha fatto una
bandiera.
Chavez ha fra l'altro chiuso domenica con la riconferma per un secondo mandato
un anno caratterizzato da undici elezioni, da cui é emersa una regione
latinoamericana più spostata su posizioni progressiste, anche populiste, ma
sostanzialmente di sinistra, e quindi più disponibile a rafforzare la propria
autonomia di azione nel complesso scenario internazionale.
A parte il Messico a nord, e alcuni dei piccoli stati del Centroamerica,
praticamente tutti i paesi sudamericani, meno la
Colombia, possono essere classificabili nel campo progressista. E dopo il suo
nuovo successo elettorale il capo dello stato venezuelano ha detto che ''faro'
dell'integrazione sudamericana, del sogno del Libertador Simon Bolivar la mia
bandiera fino al 2013''.
E senza farsi tanto pregare, é salito sul suo aereo ed é partito alla volta di
Brasilia, per incontrare il collega Luiz Inacio Lula da Silva, anche lui
rieletto, sia pure al ballottaggio, con oltre il 60% dei voti. Un viaggio che è
proseguito quindi per Buenos Aires (là lo attendeva Nestor Kirchner) e infine
per Montevideo per uno scambio di opinioni con Tabaré Vazquez.
Diversi per filosofia di governo, Chavez e Lula sembrano candidati a guidare
insieme il progetto di integrazione sudamericana. Il leader del Partito dei
lavoratori (PT) è spinto dalla necessità di consolidare la leadership del
Brasile nella regione per poter rivendicare a Stati Uniti, Europa e alle altre
potenze, il diritto ad una maggiore considerazione negli organismi e nelle
riunioni internazionali dove si prendono
decisioni chiave.
D'altro canto anche Caracas é interessata a una maggiore proiezione sullo
scenario internazionale, potendo sfruttare impressionanti risorse finanziarie
provenienti dalla commercializzazione del petrolio, e che hanno indotto Chavez a
proclamare di voler fare del Venezuela ''una potenza latinoamericana''. Nei
preliminari del vertice della Csn a Cochabamba, comunque, si fa prova di
realismo, perché il cammino da percorrere è lungo. Ma questo non ha impedito
ieri al presidente ospite, Evo Morales, di manifestare l'auspicio che ''un
giorno il Sudamerica possa percorrere positivamente la strada tracciata dalla
Unione europeà'. L'idea, e su questo insiste molto Chavez, é di un
avanzamento in chiave anit-neoliberale, con una forte enfasi nella solidarietà
fra le nazioni e negli sforzi di eliminare le asimmetrie fra paesi ricchi e
paesi poveri. Fondata a Cuzco, in Perù, nel 2004, la Csn si é riunita una prima
volta nel settembre 2005 a Brasilia, e poi ora a Cochabamba, con l'obiettivo di
dare vita ad una realtà dinamica
di 12 paesi e 300 milioni di abitanti, dovendo fra l'altro tenere conto
dell'esistenza di due organismi, come il Mercosur e la Confederazione andina
delle nazioni (Can) che già hanno fatto parte del percorso sul piano economico.
Secondo gli analisti, il processo di integrazione potrà comunque essere avviato
se i capi di stato si metteranno
d'accordo per il momento sulla priorità degli aspetti infrastrutturali ed
economici, mantenendo rispetto per l'articolazione politica. Anche se gli
interessati respingono ogni tipo di classificazione, infatti, sono percepibili
nella articolazione sudamericana governi che procedono in modo più pragmatico
(Cile, Argentina, Brasile) ed altri (Venezuela, Cuba e Bolivia) che lo fanno
associandovi una tensione ideologica e obiettivi di trasformazione più
ambiziosi, che paiono poter svolgere azione di traino per altre realtà, come
Haiti, Ecuador e Nicaragua. Ultimo dato interessante, per la prima volta nella
storia dei vertici in Sudamerica, parallelamente all'appuntamento della Csn, si
è riunito il Vertice sociale per l'integrazione dei popoli, le cui conclusioni
saranno sottoposte all'attenzione dei presidenti della regione.