Venerdi sera, 12 maggio, Vienna è stata
protagonista di un avvenimento eccezionale. Nel centro culturale “Arena” il
Presidente del Venezuela Hugo Chavez ha parlato davanti a 5mila persone in
un’assemblea organizzata dal comitato “Hande weg von Venezuela”, la sezione
austriaca del comitato internazionale “Giù le mani dal Venezuela” (Hands off
Venezuela, Hov in inglese). In Austria non si ricordavano tanta gente ad un
avvenimento politico da almeno trent’anni.
Un’attesa febbrile
I partecipanti erano in stragrande maggioranza giovani e il successo
dell’iniziativa dimostra l’enorme interesse che esiste in Europa per la
rivoluzione venezuelana. Chavez era a Vienna per un incontro tra i governi
dell’Unione Europea e quelli latino americani, ma ha partecipato alle
iniziative del summit alternativo “Enlazando alternativas” che si svolgeva
in contemporanea.
Non ci sono abbastanza parole per descrivere il clima che si respirava nella
serata. Chi scrive aveva visto una simile attesa e trepidazione solo ai
grandi concerti dei divi del rock. L’orario di inizio dell’assemblea era
fissato alle sette di sera, ma, già alle cinque, centinaia di persone
premevano ai cancelli per entrare nel grande spazio dell’Arena. Nelle ore
successive a centinaia da tutta la città e da tutta l’Austria giovani e
lavoratori arrivavano senza soluzione di continuità. La sala dove si doveva
tenere l’assemblea poteva contenere circa ottocento persone, che per ragioni
di sicurezza erano state ridotte a quattrocento. Fuori era stato allestito
un maxischermo per consentire alla gente seduta sul prato dell’Arena di
seguire l’assemblea.
Viste però le dimensioni che stava prendendo l’iniziativa si è deciso di
spostare l’assemblea all’esterno.
All’assemblea dovevano parlare Alan Woods, il promotore di HandsoffVenezuela,
e direttore del sito web “In defence of Marxism”, Aleida Guevara, la figlia
del Che, e Ruben Linares, coordinatore nazionale dell’Unt, il principale
sindacato venezuelano. Hugo Chavez era stato invitato ed aveva promesso che
sarebbe stato presente all’iniziativa di benvenuto tenutasi il giorno prima
alla presenza di 300 persone davanti all’albergo dove era alloggiato ed
organizzata sempre dal comitato Hov.
Arriva Chavez
Fino all’ultimo la presenza del presidente è stata in dubbio. Non tanto per
la sua volontà, ma per l’opera di boicottaggio sistematico operata dalla
maggior parte degli organizzatori del Summit alternativo, che volevano avere
il monopolio su tutte le iniziative, mal digerendo che qualcuno che
sfuggisse al loro controllo possa avere un ruolo nell’organizzazione della
solidarietà con le rivoluzioni dell’America Latina. Un settarismo che però
non è riuscito a fare fallire l’iniziativa.
Si racconta che Chavez era già all'aperitivo di una cena offerta dal
presidente austriaco agli altri capi di statoquando gli uomini della guardia
presidenziale verso le 21 gli hanno inviato sul cellulare le immagini
dell'arena stipata da migliaia di giovani. Allora Chavez ha salutato in
fretta e furia i capi di Stato disertando la cena col Presidente per venire
all’iniziativa di Hov.
Un fatto che fa risaltare una volta di più una delle caratteristiche
principali del presidente venezuelano: la sua capacità di stare a contatto
con il popolo e di interpretare le aspirazioni delle masse.
Finalmente alle dieci meno un quarto Chavez è giunto all’Arena, accompagnato
da diversi ministri del suo governo.
Alla fine due oratori l’hanno preceduto: Aleida Guevara ed Alan Woods.
Aleida, visibilmente emozionata, ha ricordato la figura del padre e rivolto
un appello alla liberazione dei cinque cubani imprigionati ingiustamente
nelle prigioni Usa.
Alan Woods ha ridicolizzato all’inizio del suo intervento chi spreca
inchiostro sulla presunta apatia dei giovani. “I giovani non sono apatici,
hanno solo bisogno di una causa per cui valga la pena di battersi, una
visione ed un sogno!” Questa causa è quella della rivoluzione, come quella
che sta sviluppandosi in Venezuela, ha continuato. “La grande risorsa della
rivoluzione venezuelana consiste nella partecipazione di milioni di giovani
e lavoratori sulla scena politica, che stanno facendo la storia. E voi
potete fare la storia. Quando finisce questa riunione, non dovete tornare
semplicemente a casa, ma organizzare un grande movimento di solidarietà con
la rivoluzione bolivariana in tutta Europa.” Alan ha concluso ribadendo che
la vittoria finale in Venezuela potrà avvenire solo con la trasformazione
socialista della società.
Quando Chavez ha preso la parola, si è
inserito in questo filone di pensiero.
Ha ringraziato più volte Hov ed Alan Woods per aver organizzato l’eventoI
discorsi del presidente a volte possono essere un po’ confusi, ma su una
cosa sembra avere le idee chiare: sulla soluzione ai problemi dell’umanità.Si
è detto sicuro che che l’impero americano sta distruggendo il pianeta
mettendo in pericolo tutto il genere umano. E per questo lo slogan di Rosa
Luxemburg, “socialismo o barbarie” è oggi più attuale che mai.
L’impero americano non è eterno, come nessun impero lo è mai stato. C’è un
proverbio venezuelano che dice “Per ogni maiale c’è un macellaio”. Il
paragone con l’imperialismo Usa viene da sé.
Ha invitato i giovani ad organizzarsi per lottare contro la povertà e
l’ingiustizia e lottare per un mondo diverso “che non so come definire se
non socialismo”. Ed ha concluso con le parole “Uniamoci per salvare il
mondo. Insieme ci possiamo riuscire”.
L’assemblea è finita al canto dell’Internazionale,intonata da migliaia di
persone.
Questa assemblea avrà un grande impatto non solo in Austria ma in tutta
Europa. Si dimostra che anche nel nostro continente c’è chi respinge le
politiche reazionarie dei governi dell’Ue, che vorrebbero imporre
all’America Latina trattati ed accordo a favore delle multinazionali
europee. C’è chi sostiene la causa del socialismo anche qui in Europa: sono
migliaia di giovani e lavoratori. L’assemblea di Vienna ha costituito un
passo in avanti fondamentale per il socialismo internazionale.
Irrompe il socialismo al forum alternativo
Che ci sia una differenza profonda tra i dirigenti della sinistra in Europa
e quelli in America Latina, si è potuto notare chiaramente nella sessione
finale del summit alternativo, tenutasi il sabato. Tra gli oratori vi erano,
fra gli altri, Jose Bovè, Joao Pedro Stedile, principale dirigente del
Movimento Sem Terra in Brasile, Carlos Lage, vicepresidente del Consiglio di
Stato di Cuba, Evo Morales e Hugo Chavez.
Mentre gli oratori della “società civile” del nostro continente si
dilungavano in discorsi su “integrazione” o “solidarietà” senza alcun
contenuto concreto, quelli latinoamericani riflettevano chiaramente il nuovo
vento della rivoluzione che sta soffiando su tutto il continente.
Stedile ha espresso l’appoggio delle masse brasiliane alla nazionalizzazione
della Petrobras in Bolivia ed ha aggiunto che “non basta vincere le elezioni
per sconfiggere l’imperialismo” riferendosi chiaramente all’esperienza del
governo Lula in Brasile. L’Mst ha appoggiato Lula ma poi non ha mai smesso
di lottare per i diritti delle masse contadine, spesso anche contro i
provvedimenti del governo del PT. Ha invitato le organizzazioni presenti a
formare militanti e quadri che indichino la strada del cambiamento al
popolo, spiegando che oggi è proprio la mancanza di figure del genere quello
che manca in America Latina.
Morales ha chiarito che lui è un presidente che viene dal popolo, ed è
espressione delle lotte di questi ultimi anni. Ha ribadito che la
nazionalizzazione di gas ed idrocarburi è senza ritorno, e che costituisce
un passo fondamentale per restituire la sovranità nazionale alla Bolivia.
Chavez ha concluso l’assemblea, davanti ad un migliaio di persone,
approfondendo i concetti della sera prima.
“C’è chi pensa che si debba eludere la questione dell’imperialismo. Invece
bisogna denunciare l’impero, scontrasi con esso.” Chiarendo che le truppe
invasori devono ritirarsi sia dall’Iraq che dall’Afghanistan.
Dopo le congratulazioni a Morales per la sua recente vittoria, facendo
riferimento alle sue origini Inca, ha affermato “l’America è nata nel
socialismo e dovrà dirigersi verso il socialismo.”
Negli ultimi mesi si stanno sviluppando tutta una serie di accordi
multilaterali tra i governi progressisti dell’America Latina, di cui il
Venezuela è l’asse fondamentale facendosi promotore dell’Alba, l’Alternativa
Bolivariana per l’America.
Hugo Chavez ha fornito numerosi esempi di ciò. “La Bolivia ha un grande
deficit dello stato, noi diciamo ai fratelli boliviani, abbiamo delle
riserve dovute ai proventi del petrolio, invece di metterle nelle banche
nord americane, la Bolivia emetta dei titoli, noi li compriamo e non vi
chiediamo nulla in cambio. Ce li ripagherete a lunghissimo termine.”
Altri esempi simili li ha fatti sulle fabbriche recuperate o sulle risorse
agricole. Sono tutti germi delle grandi potenzialità che una federazione
socialista dell’america latina potrebbe avere. Se ancora non si è arrivati a
questo è perché tuttora non si è spezzato il dominio delle multinazionali
sul continente. Senza questo cambiamento qualitativo, tutti gli sforzi e le
conquiste del governo Chavez o di quello Morales potranno essere messe in
discussione nel prossimo futuro.
Chavez sembra rendersene conto, quando ha detto che “l’unica via, e lo
ripeto mille volte, l’unica via è il socialismo. Per questo cui serve una
strategia rivoluzionaria, un progetto rivoluzionario. E questo progetto
rivoluzionario deve essere internazionale.”
Un discorso di quasi tre ore che ha infiammato l’assemblea e che ha concluso
al grido “Viva il socialismo! Viva la rivoluzione mondiale!”
Non c’è nessun dubbio: il vento della rivoluzione sta soffiando in tutta
l’America Latina. Ed ogni rivoluzione crea le sue figure carismatiche, come
il Presidente Chavez. Ma per cambiare la società non basta un individuo, ci
vuole un’organizzazione rivoluzionaria. A questo scopo stanno lavorando i
migliori elementi fra i giovani e i lavoratori in America Latina. Aiutare
questo sforzo, diffondere l’esperienza della rivoluzione venezuelana qui in
Italia, sono i compiti dei comitati “Giù le mani dal Venezuela”.
www.marxismo.net
di
Roberto Sarti da Vienna
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