1 novembre 2006 - L.Melina www.prensalatina.it |
I Caraibi, Cuba ed
il blocco
Una
nuova legge statunitense può colpire il turismo caraibico con perdite importanti
di posti di lavoro ed entrate, fa vivere ai paesi della regione
l'esperienza degli effetti del blocco nordamericano contro Cuba.
L'Iniziativa di Viaggio per l'Emisfero Occidentale stabilisce che i cittadini
statunitensi devono avere il passaporto, a partire dal prossimo 8 gennaio,
quando si recanono o ritornano dai territori vicini via aerea. I turisti a bordo
di crociere sono esenti da questo requisito fino al giugno 2009.
Benché l'effetto non si possa confrontare coi danni causati all'economia cubana,
compreso il turismo, serve però per avere un'idea della portata di una politica
di proibizione totale, nel caso della maggiore delle Antille, durata più di
quattro decadi.
Le reazioni dei paesi caraibici, ora preoccupati per la nuova disposizione, sono
molto logiche dal momento che l'industria dell'ozio costituisce il motore delle
loro economie.
Risultati preliminari di studi realizzati sui prevedibili danni indicano che la
norma statunitense eliminerebbe circa 180000 posti di lavoro legati ai viaggi ed
al turismo. La cifra ha ripercussioni maggiori trattandosi di piccole economie
con fonti di impiego molto limitate e che, scommettono su questa
industria, forzate dai bassi prezzi di altri prodotti e da politiche commerciali
ingiuste, come nel caso dello zucchero e della banana.
Ragioni di guadagni obbligarono a San kitts e Nevis a trasformare il turismo nel
motore economico della prima di queste isole, storicamente vincolata alla
produzione zuccheriera.
Niente di meglio per illustrare gli effetti della nuova disposizione della Casa
Bianca che la stessa San Kitts e Nevis: il 70% dei suoi vacanzieri proviene
dagli Stati Uniti, come spiegarono le autorità del settore che assistono alle
Bahamas alla XXIX conferenza annuale dell'Organizzazione del Turismo dei Caraibi
(OTC).
Per la vicinanza geografica, gli Stati Uniti dovrebbero essere uno dei maggiori
mercati turistici per Cuba ma la politica di blocco proibisce ai cittadini
nordamericani di visitare l'isola.
Chi lo fa per altre ragioni deve compiere lunghe trafile, compreso il sollecito
di un permesso, quasi sempre rifiutato. Allora, non devono sorprendere le
denunce de L'Avana contro questa politica, basata, tra altre ragioni, su dati
come i seguenti:
- si
stima che nei Caraibi arrivarono, l'anno scorso, 1800000 cittadini nordamericani
e se almeno un 15% di loro l'avesse fatto a Cuba, le entrate sommerebbero
a più di 1000 milioni di $.
- l'anno scorso il numero di cubani residenti nel territorio settentrionale che
viaggiò al loro paese di origine dagli Stati Uniti diminuì di un 54% rispetto al
2003 dovuto alle nuove restrizioni imposte dalla Casa Bianca.
Le perdite,
per la nuova disposizione degli Stati Uniti
sulle mete caraibiche, si calcolano annualmente in
2600 milioni di dollari. Questo colpo finanziario e la diminuzione
dell'occupazione possono fare vedere ai territori colpiti un piccolo aspetto
dell'esperienza cubana, anche se non si tratta di una proibizione totale.
Se per Cuba una delle priorità della sua politica estera è stato la lotta contro
il blocco, che le ha causato danni stimati in più di 86000 milioni di $, non
deve sorprendere il rifiuto dei paesi della regione della nuova
legislazione statunitense e che il tema occupi gli statisti e le autorità del
turismo.
Alle reazioni dei dirigenti del settore, all'annuncio dell'applicazione
dell'Iniziativa di Viaggio per l'Emisfero Occidentale, si é aggiunto il
messaggio del primo ministro delle Bahamas, Gerry P. Christie, in saluto dei
partecipanti nella riunione dell'OTC.
Il capo di stato anfitrione richiamò i Caraibi a parlare con una sola voce di
fronte ad una misura che può incidere negativamente sulle aspirazioni di una
migliore qualità della vita per i paesi della regione.
*L’autore è un giornalista di Prensa Latina
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