Miami, 10 luglio 2006

 

Manifestazione a Miami contro

il divieto di viaggiare a Cuba

 

 

Circa 90 persone, soprattutto emigrati cubani, oltre ad altri latinoamericani e nordamericani, hanno sfidato l’inclemenza del tempo in questa città manifestando la loro protesta contro i divieti di viaggiare a Cuba, imposti dall’Amministrazione Bush.

 

La manifestazione, convocata dall’Associazione delle Donne Cristiane in Difesa della Famiglia, è la quarta degli ultimi otto fine settimana e si è svolta di fronte all’edificio dell’Amministrazione municipale della città di Hialeah, nonostante il cielo coperto di nubi dopo intense piogge.

 

Tra i casi più deplorevoli risultanti da questa situazione spiccano l’impossibilità per una figlia, fratello, madre o padre o per chiunque abbia persone care a Cuba di stare con loro, perchè le proibizioni di viaggio lo rendono impossibile (salvo ricevere un permesso ogni tre anni, anche quando si presentino situazioni di gravità o morte).

 

Tra i partecipanti a quest’ultima manifestazione, assieme a sua figlia di 9 anni e suo figlio di 7 c’era Mirta, disperata perchè sua madre è gravemente ammalata a Cuba e il Dipartimento del Tesoro federale le ha negato il permesso richiesto per poterle fare visita.


 

 

Avana, 29 giugno 2006 E.Claro

 

Cresce l’opposizione

alle misure di Bush

● Tre manifestazioni in un mese contro le restrizioni ai viaggi

 

 

 

"Ci hanno privato del nostro diritto al voto. L’elezione è stata rubata sia nel 2000 che nel 2004, cosa resa possibile dal fatto che le macchine elettroniche sono facilmente manipolabili. Abbiamo alle spalle due elezioni illegittime, l’una dietro l’altra" (...) "Il piccolo Bush dice che siamo in guerra, ma non è così, perchè la guerra per essere fatta la deve votare il Congresso. Dice che stiamo combattendo una guerra contro il terrore, ma questa è una metafora, anche se dubito che lui sappia cosa significa metafora. È come combattere contro la forfora; una cosa senza senso. Viviamo in una dittatura totalmente militarizzata; tutti siamo spiati dallo stesso governo. I tre rami di questo governo sono in mano ad una giunta militare".

 


I manifestanti chiedono che vengano rispettati i diritti delle famiglie cubano-americane, di fronte agli uffici della repubblicana Ileana Ros-Lehtinen.

Sono espressioni di Gore Vidal, ottantenne scrittore nordamericano dalla grande attualità, che suole riflettere nella sua opera gli scenari fisici e umani del suo paese. Il nonno di Vidal era un senatore che dedicò molto tempo a studiare la Costituzione degli Stati Uniti. È quindi possibile che l’olfatto politico dello scrittore, considerato uno dei più accesi critici di George W. Bush, sia stato affinato dalle valutazioni critiche che ascoltò da piccolo.

 

I suoi mordaci giudizi non vengono espressi soltanto da lui. Sono gli stessi di Kathleen Desmore, una pedagoga californiana che rischia forti sanzioni per aver esercitato il suo diritto civile di viaggiare a Cuba. Ci ha fatto visita in diverse occasioni, anche dopo il marzo 2003, quando Washington ha squalificato gli scarsi permessi concessi per effettuare scambi in materia scientifico-educativa e successivamente, poco tempo fa, dopo che Jeb Bush (fratello di George W.), ha imposto nuovi impedimenti immediatamente contestati da larga parte della comunità scientifica e studentesca statunitense, favorevole agli scambi tra le due nazioni.

 

Kathleen ha detto a L’Avana che "gli organi di stampa del mio paese parlano poco di Cuba e quando lo fanno dicono che qui tutto va male. Dobbiamo venire qui per renderci conto che mentono, che manipolano e travisano la realtà".

 

Mentre opinioni come questa esprimevano un modo sensato di vedere la realtà, a Miami si svolgeva la terza manifestazione in un mese contro le restrizioni che dal 2004 hanno aumentato i requisiti necessari ai cubani residenti negli USA per far visita alle loro famiglie.

 

Diverse fonti riferiscono che il presidente nordamericano ha rimandato, ma non rinunciato, a stabilire altre condizioni, in particolar modo rispetto ai religiosi. Indizi al rispetto esistono già dallo scorso anno, quando il Consiglio Nazionale delle Chiese ed il Servizio Mondiale delle Chiese, oltre ad altre organizzazioni cristiane, hanno ricevuto una notifica dell’Ufficio di Controllo degli Attivi del Dipartimento del Tesoro, dove si avvertiva che i permessi di viaggio a Cuba non sarebbero stati rinnovati.

 

Il Movimento Pastori per la Pace (guidato dal reverendo Lucius Walker), a prescindere da questo e grazie alla lunga esperienza accumulata nella resistenza ai detti ostacoli, è intenzionato a rompere gli ingiustificati tabù ed a venire a Cuba l’8 luglio prossimo, con la 17º Carovana dell’Amicizia. Poco prima arriveranno i membri della Brigata Vinceremo, che dal 1969 sfidano queste limitazioni dei loro diritti e la lunga, crudele ed assurda ostilità mantenuta contro i cubani.
 

 

 

Miami, 21 maggio 2006

 

A Miami protestano contro la

proibizione di viaggiare a Cuba

 

 

Più di 160 persone, soprattutto emigrati cubani, si sono dati appuntamento domenica nel centro della città, per manifestare la loro contrarietà alle proibizioni che impediscono ai cubani residenti negli USA di visitare i loro familiari e persone care.

 

I manifestanti, che hanno scandito in coro parole d’ordine come “la famiglia è sacra”, “politica no, famiglia si”, “Bush rispettaci, non ti mettere contro la mia famiglia” e “viaggeremo” sventolando bandiere cubane e statunitensi, sono stati convocati dall’Associazione delle Donne Cristiane in Difesa della Famiglia. La protesta si è svolta di fronte all’edificio federale dove si trovano gli uffici del Dipartimento del Tesoro, è stata considerata un successo dagli organizzatori.

 

Questa è stata la prima di una serie di iniziative pubbliche contro tutte le proibizioni di viaggiare a Cuba promulgate negli ultimi tre anni dall’Amministrazione Bush.