13 maggio 2006 da http://www.rebelion.org/noticia.php?id=31371 |
Brasile e Petrobras accettano la nazionalizzazione
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Il governo brasiliano e Petrobras hanno accettato il decreto di
nazionalizzazione boliviano di gas e petrolio, ed hanno cominciato una
serie di consultazioni per definire i nuovi contratti operativi.
Nonostante Petrobras abbia annunciato la sua intenzione di chiedere
un'indennità, non riceverà niente per i campi petroliferi, perché il
suo contratto è illegale, non essendo stato vidimato dal Congresso.
"Il Ministro delle Miniere ed Energia del Brasile ed il presidente di
Petrobras, confermano il loro assoluto rispetto delle decisioni
sovrane del Governo e del popolo boliviano, manifestate nel Decreto
28701, ed esprimono la loro disponibilità ad adeguarsi alla
normativa", dice un comunicato congiunto emesso al termine di una
riunione tra la commissione brasiliana giunta in Bolivia e presieduta
dal ministro delle Miniere ed Energia dal Brasile (Silas Rondeau), il
presidente di Petrobras (Sergio Gabrielli), la delegazione boliviana
integrata dal ministro degli Idrocarburi della Bolivia (Andrés Soliz
Rada), il presidente di YPFB (Jorge Alvarado) ed il sovrintendente
agli Idrocarburi, Víctor Hugo Sáinz.
Le due delegazioni hanno deciso di svolgere riunioni a livello tecnico
per trattare le condizioni di attività dei commerci durante la fase di
transizione, e per definire le condizioni e i contratti necessari per
la produzione di gas e la sua commercializzazione, compresi il
processo di raffinazione, i meccanismi e le forme di compensazione
negoziate e le condizioni per la firma dei contratti di produzione. Si
tratta della creazione di una commissione di alto livello, integrata
da entrambi i ministri, il presidente di YPFB e Petrobras, che si
avvia a lavorare in piena cooperazione.
Il prezzo del gas
Dopo la nazionalizzazione, il governo boliviano ha annunciato la sua
intenzione di alzare il prezzo del gas boliviano esportato in Brasile
fino a raggiungere i parametri regionali, fatto che ha impensierito la
delegazione brasiliana, il cui mercato dipende per il 50% dall'energia
boliviana.
Nella riunione, le due delegazioni hanno però decisero di analizzare
questo argomento nell’ambito di commerci regionali razionali ed equi,
nei termini indicati dalla dichiarazione di Porto di Iguazú.
"I metodi di lavoro stabiliti nella riunione riflettono l'interesse di
approfondire il dialogo bilaterale.. Se oggi riscuotiamo US $3,80, non
significa che domani saliremo a US $5 o US $7", ha detto Soliz.
Conosciuto il decreto di nazionalizzazione, la maggioranza degli
analisti e giornalisti legati agli interessi delle industrie
petrolifere hanno lanciato grida allarmate denunciando che la
decisione boliviana potrebbe provocare la fuga degli investitori, tra
cui Petrobras.
Tuttavia, ore prima della riunione con Petrobras, Soliz ha dichiarato
che “Chi deve avere paura non siamo noi, è Petrobras." Soliz ha anche
aggiunto che le industrie petrolifere non possono ricevere
indennizzazioni per la nazionalizzazione. Quasi contemporaneamente,
Pablo Solón, consulente del governo, ha dichiarato che la Costituzione
non prevede indennità per contratti illegali, proprio come capita con
quei contratti petroliferi che non furono ratificati dal Congresso. Il
presidente di YPFB ha detto alla BBC che la Bolivia paga il 51% delle
azioni della nazionalizzazione delle raffinerie, ma non per le risorse
naturali che sono di proprietà dei boliviani.