10 maggio 2006 tratto da www.radiocittaperta.it

 

Il Gas e il Petrolio tornano nelle mani

del Popolo Boliviano

 

 

Il primo maggio 2006
con il Decreto supremo 28701 “Eroi del Chaco”
Evo Morales ha nazionalizzato le risorse energetiche della Bolivia


Durante la festa dei Lavoratori, quando tutti riuniti nelle piazze, sindacati della Cob (Central Obrera Boliviana) inclusi, si aspettavano il decreto sul lavoro e l’aumento salariale, fedele a quanto promesso dal programma elettorale che lo ha portato alla Presidenza della Bolivia, Evo Morales, il primo maggio, ha nazionalizzato le risorse energetiche del Paese. Il Presidente ha firmato il decreto degli Eroi del Chaco sul campo San Alberto, nel municipio di Caraparí, in Tarija, il primo in Bolivia per la produzione di gas. Gli articoli del decreto, letti direttamente dallo stesso Presidente, con su il casco dell’azienda petrolifera pubblica YPFB, sono rimbalzati su tutte le televisioni, radio e strade di La Paz, fino alla Plaza Murillo dove il Popolo in festa agitava le uipale boliviane. “É la prima nazionalizzazione del secolo XXI – ha arrigato la folla il Vice Presidente, Alvaro Garcia Linera, dal Palazzo del governo – a partire da oggi gli idrocarburi saranno di tutti i Boliviani. Mai piú torneranno nelle mani delle imprese multinazionali. Oggi la Patria alza la testa. In questo momento le forze armate dell’Esercito e della Polizia stanno occupando 56 stazioni idrocarburifere ”.

L’intervento dell’esercito e l’occupazione delle imprese é stato un gesto “simbolico”, ma di forte impatto emotivo sull’opinione pubblica. Meno simboliche e piú concrete sono invece le implicazioni economiche e politiche che seguiranno nei prossimi mesi.

Dal primo maggio del 2006 le risorse energetiche del Paese sono dello Stato Boliviano. Attraverso l’impresa pubblica YPBF (Yacimientos Petroliferos Fiscales Bolivianos) le risorse verranno distribuite ed esportate all’estero. Entro 60 giorni la stessa YPBF si occuperá dell’intera catena produttiva degli idrocarburi (esplorazione, produzione commercializzazione trasporto, controllo delle quantitá, industrializzazione).

“Se está volteando la tortilla” ha sottolineato Alvaro Garcia Linera. Le multinazionali avranno 180 giorni di tempo per firmare un nuovo contratto con lo Stato boliviano.

Tre imprese petrolifere Chaco, Andina e Transredes, circa il 10% delle riserve petrolifere, passanno direttamente sotto il controllo dello stato Boliviano, sempre attraverso YPBF.

I campi di San Alberto e di Sabalo che producono circa il 70% del gas boliviano dovranno versare l’82% per cento della produzione allo stato boliviano il 18% resterá alle imprese Petrobras, Total e Repsol YPF. Con la legge precedente avveniva esattamente l’opposto. I Campi meno produttivi verseranno invece il 50% della produzione al Paese.

Alla luce della nuova normativa nelle casse semivuote della Bolivia entreranno all’anno circa 780 milioni di dollari, 320 milioni di dollari in piú che serviranno per industrializzare e rendere efficente l’impresa pubblica YPBF.

“Questo é un decreto in onore degli Eroi del Chaco e della Guerra del Gas del 2003 – Evo morales si é presentato cosí alla folla di Piazza Murillo che lo ha aspettato fino al tramonto – dopo la nazionalizzazione delle risorse energetiche, stiamo preparando i decreti anche per la nazionalizzazione dell’estrazione mineraria, delle risorse forestali e per la distribuzione delle terre. Con l’aiuto dei Popoli amici la Bolivia tornerá anche ad avere l’accesso al mare”.

I rappresentanti dei movimenti, che incalzano il Presidente piú che altro sulla prossima assemblea Costituente che dovrebbe ridisegnare il volto della Bolivia, si sono espressi in maniera positiva per le misure prese dal governo. Solo il segretario della Cob, Jaime Solares, che aveva mobilitato i sindacati per l’aumento salariale e una nuova legge sul lavoro, ha classificato il decreto come una semplice presa in giro.“Le multinazionali devono essere espulse dal Paese senza indennizzo” ha dichiatrato il segretario sindacale.

I colossi dell'energia coinvolti dalla nazionalizzazione lanciano intanto messaggi di moderata preoccupazione. “Il decreto non é un gesto amichevole e puó essere inteso come una rottura degli accordi fino ad ora mantenuti con il governo boliviano” ha fatto sapere il portavoce della multinazionale Petrobrás.

(Redazione A SUD)