Terra e
dignità: il riscatto della Bolivia
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giovedì
30 novembre 2006
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S.Asinelli
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Il presidente della Bolivia Evo
Morales Amya ha promulgato la Legge della Riconduzione Comunitaria della Riforma
Agraria che pone fine alla piaga del latifondo.
La firma del capo di Stato è stata apposta al termine di un braccio di ferro al
Senato tra gli esponenti del Movimento al Socialismo (MAS) di Morales e i
senatori conservatori del partito Poder Democrático Social (PODEMOS) durato
settimane. Questi ultimi hanno infatti disertato il Senato bloccando l’iter
della legge, per la cui approvazione è necessaria la presenza in aula dei due
terzi dei senatori. Tre settimane di duro confronto culminate con l’arrivo di
centinaia di migliaia di campesinos nella capitale La Paz per manifestare il
proprio appoggio alla ‘Ley de Tierras’, come è stata ribattezzata l’iniziativa
legislativa. Una marcia cui non è voluto mancare neanche lo stesso Morales,
tornato appositamente dall’Olanda prima di riprendere la serie di visite
ufficiali che nei prossimi giorni lo vedranno impegnato in Africa e a Cuba. Un
vero e proprio movimento di popolo che è stato paragonato alla ormai storica
marcia in sostegno alla nazionalizzazione delle riserve di idrocarburi avvenuta
in primavera scorsa.
Alla fine, il popolo e la presidenza boliviana hanno vinto. Tre senatori
conservatori, di fronte all’aut aut di Morales che prospettava il ricorso
all’approvazione della legge tramite decreto presidenziale ed all’azione del
ministero dell’Agricoltura che ha resi pubblici i dati della vergognosa gestione
dell’Instituto Nacional de Reforma Agraria (INRA), hanno scelto di presentarsi
in Senato permettendo il raggiungimento del quorum. La legge è stata così
approvata verso le due di notte, le sei del mattino di ieri in Italia. Pochi
minuti più tardi, a Palazzo Quemado, sede del governo, Evo Morales Amya
promulgava la legge. “Da questo momento in Bolivia il latifondo cessa di
esistere”, ha dichiarato il presidente, sottolineando come la battaglia sia
stata vinta grazie al supporto popolare: “Possiamo andare avanti solamente se
restiamo uniti e se facciamo sentire la nostra voce mobilitandoci. Questa è la
stessa lotta dei nostri antenati, una lotta per la dignità e per la terra. È la
lotta di Túpac Katari, di Bartolina Sisa e dei tanti eroi che hanno perso la
vita”.
Prima di arrivare all’approvazione della legge si sono vissuti attimi di
tensione. I deputati presenti in aula sono stati oggetto di attacchi verbali da
parte del senatore Antonio Franco, in forza al PODEMOS, che ha fatto irruzione
nell’emiciclo per esercitare pressioni sui colleghi conservatori che con la loro
presenza hanno permesso il raggiungimento del quorum. Sollecitato, il suo sodale
di partito Mario Vargas ha lasciato la sessione prima del voto, mentre sono
rimasti a votare l’altro esponente di PODEMOS, Andrés Fermín Heredia Guzmán e
Abraham Cuellar Araujo (in forza a Unidad Nacional - UN).
Commentando l’accaduto, Morales ha definito il capo dell’opposizione ed
ispiratore della paralisi legislativa, Jorge Tuto Quiroga, “un amico della
dittatura”. “Dobbiamo essere fieri di questa rivoluzione agraria perché non si
tratta di una semplice ridistribuzione della terra, ma di un processo di
ammodernamento che andrà a beneficio di tutto il Paese”. E la lotta di
emancipazione ed autodeterminazione del popolo boliviano, ha assicurato infine
il presidente, non si ferma qui. Serviranno altre mobilitazioni di popolo per
andare avanti e “abbattere le regole neoliberiste”.