Evo, attento agli artigli yankee



| Giovedì 12 Gennaio 2006 - 13:42 | Cristiano Tinazzi |
 

 

Il presidente venezuelano, Hugo Chávez, ha detto nei giorni scorsi che sicuramente gli Stati Uniti stanno cospirando contro il nuovo presidente eletto della Bolivia, Evo Morales, avvertendo però che in quel caso, il Venezuela appoggerà il “governo legittimo boliviano” di fronte a qualsiasi tipo di asggressione, sia interna che esterna. “Sono sicuro che gli Stati Uniti in Bolivia devono aver incominciato la cospirazione contro Evo Morales”, ha affermato Chávez durante una cerimonia militare tenutasi a Caracas. Chávez ha aggiunto che “Se qualcuno osa contro Evo Morales, troverà il Venezuela, in piedi, a difendere il governo boliviano, un governo legittimo e popolare”. Il presidente venezuelano ha poi manifestato la sua “fiducia nel fatto che le Forze Armate boliviane continuino ad appoggiare il presidente legittimo della Bolivia, Evo Morales, il primo presidente indio del continente latinoamericano”. Morales ha visitato Caracas lo scorso 3 gennaio e in quell’occasione stipulò con Chávez tanto una “lotta antimperialista” quanto una ampia cooperazione bilaterale tra i due Paesi che include la vendita di 150 milioni di dollari di combustibile venezuelano in cambio di prodotti agricoli boliviani. Il presidente venezuelano inoltre, ha annunciato la donazione di 30 milioni di dollari al governo di Morales da destinare ad opere sociali. Caracas e Washington mantengono relazioni diplomatiche pessime con un continuo scambio di accuse divise tra “l’imperialismo interventista” del governo del presidente statunitense George W. Bush e le “intenzioni totalitarie” di Chávez. Le reazioni alle parole di Chávez da parte dell’ambasciata statunitense e da parte dei militari boliviani sono state nulle. Nessun comunicato in merito è stato emesso. Preoccupazione invece è stata espressa da alcuni dirigenti sindacali e politici
I quali si sono detti d’accordo sul fatto che niente potrà attentare o disconoscere il risultato elettorale del 18 di dicembre, frutto della volontà popolare. Il neo eletto senatore del MAS, Santos Ramírez, ha detto che le istituzioni democratiche e il popolo che ha votato massicciamente per Morales non permetteranno mai che il voto da loro espresso venga calpestato. Allo stesso modo la pensa il segretario esecutivo della Central Obrera Boliviana (COB), Jaime Solares, il quale ha fatto sapere che i sindacati dei minatori, del settore manifatturiero e di tutti gli altri settori impediranno qualsiasi azione destabilizzatrice “da qualunque parte venga”. Sorales ha detto che comunque i sindacati monitoreranno le attività del governo di Morales affinché mantenga le promesse fatte al popolo durante la campagna elettorale e se sorgeranno fattori esterni antidemocratici saranno pronti a resistere in difesa dello stato di diritto. Tra i politici conservatori, come il senatore Luis Vásquez Villamor di Poder Democrático y Social (Podemos), si enfatizza il fatto che il travolgente successo di Morales, abbia dato ai cittadini lo stimolo necessario per rigettare qualsiasi violazione della democrazia. Allo stesso modo è convinto che le forze armate boliviane “non si presteranno ad azioni antidemocratiche e si mobiliteranno con patriottismo in difesa della sovranità nazionale”.
Il neopresidente boliviano Evo Morales ha dichiarato comunque dal Sudafrica, dove si trova in visita ufficiale, di “perdonare” gli Stati Uniti. “Perdono la Casa Bianca - ha detto Morales da Pretoria - per le tante umiliazioni, per le tante accuse. Dal Sudafrica - ha aggiunto - voglio dire al governo degli Stati Uniti e al dipartimento di Stato che noi, il movimento indigeno, siamo una cultura di dialogo”. In particolare, tutte le discussioni “riguardanti la povertà e la discriminazione sono benvenute”. Morales ha pronunciato queste parole dopo che dagli Stati Uniti, in particolare dal dipartimento di Stato, è arrivato il messaggio che gli Usa “vogliono mantenere un dialogo e un contatto con Evo Morales”. Mantenere una porta aperta quindi, ma parità di trattamento tra i due stati. La Bolivia non accetterà più di essere considerata come un ‘serbatoio’ di materie prime da parte statunitense. Se gli Stati Uniti rinunceranno ad intromettersi nella politica interna della Bolivia e degli altri Paesi latinoamericani, forse questo potrà realizzarsi. Ma difficilmente l’imperialismo yankee rinuncerà ad utilizzare il suo ‘cortile di casa’.