Il Governo boliviano ha sottolineato
il recupero della sua dignità
• E ha nazionalizzato gli idrocarburi 2 maggio 2006
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Il presidente Evo Morales, a 100 giorni dall’inizio della sua amministrazione, ha sottolineato il recupero della dignità e della fiducia della Bolivia assieme ai risultati politici, sociali ed economici.
Un messaggio del Governo ha ricordato che il 22 gennaio l’attuale amministrazione aveva ricevuto un paese distrutto, disunito e demoralizzato per colpa di due decenni di politiche neoliberali ed antinazionali e che è necessario un certo tempo per rimediare ai gravi danni provocati.
L'amministrazione di Morales sta mantenendo i suoi impegni e per questo riceve l’approvazione della maggioranza della cittadinanza: solo piccoli gruppi dell’oligarchia o al servizio di questa continuano a mettere i loro interessi personali davanti a quelli della Bolivia intera.
La Bolivia sta recuperando la propria dignità dando fiducia e non si sottomette più agli interessi stranieri, com’è successo da sempre nella storia del paese, che oggi non è più terra di nessuno ed impone rispetto.
Il messaggio segnala che nei 100 giorni trascorsi il governo ha risposto alle necessità più immediate dei settori più colpiti dal neoliberismo: i maestri, lavoratori della sanità, i pensionati, i disoccupati, le donne e i contadini.
È stata dichiarata una guerra alla corruzione, imponendo una nuova etica nella funzione pubblica basata sul servizio alla Patria e sull'austerità; lo Stato non è più una fonte d’arricchimento per piccoli gruppi elitari, ma un’istituzione dove lavorare per il bene comune.
Il governo sta elaborando un Piano Nazionale di Sviluppo ed il presidente Evo Morales ha decretato il Iº Maggio la nazionalizzazione totale degli idrocarburi, recuperando la proprietà, il possesso e il controllo assoluto di queste risorse da parte dello Stato.
“Stiamo avanzando per lasciare indietro una storia oscura di esclusioni e di sottomissione delle maggioranze, per illuminare una nuova Bolivia, capace di proteggere indigeni e meticci, gli abitanti delle campagne e della città, in condizioni d’uguaglianza e rispetto”, si legge.
In un riassunto dei risultati dell'amministrazione, emergono la convocazione dell'Assemblea Costituente, per il prossimo luglio e un referendum sulle autonomie regionali (dipartimentali).
La lotta frontale contro la corruzione è di grande importanza, e per realizzarla è stato presentato un progetto di legge che prevede un’investigazione sui patrimoni dei funzionari governativi ed il sequestro delle proprietà dei corrotti.
Inoltre è prevista la dissoluzione, per indizi d’immoralità amministrativa, della Polizia Tecnica Giudiziaria, sostituita dalla Forza Speciale di Lotta contro il Crimine, oltre alla destituzione di alti membri del governo accusati di corruzione.
Nell'ambito sociale è stato sottolineato il Piano Nazionale d’Alfabetizzazione, che si propone di sradicare l'analfabetismo, con la cooperazione e l'assistenza di Cuba e del Venezuela ed il piano per dotare di documenti un milione 800 mila clandestini illegali.
Il bilancio sottolinea l’importanza della Missione Miracolo, svolta da medici cubani, grazie alla quale si operano pazienti con scarse risorse economiche, che si sta sviluppando in tre centri stabiliti da Cuba a La Paz, a Santa Cruz, a est del paese e nella centrale città Villa Tunari.
Le misure di protezione dei sindacalisti e la creazione di una “tariffa dignità” per l’energia elettrica a prezzo ridotto a favore di 480 mila famiglie di zone povere sono ricordate nel documento come l’accesso totale della popolazione all'attenzione gratuita per la salute materno-infantile.
In materia d’austerità, il bilancio governativo ha stabilito la diminuzione degli stipendi del 60% per i più alti livelli del potere esecutivo e legislativo e questo ha permesso di creare due mila nuovi posti di lavoro nei servizi d’educazione e salute.
Il bilancio: per questa voce risalta nell’economia la proposta presidenziale del Trattato di Commercio dei Popoli (TCP) come alternativa ai trattati di libero commercio (TLC) che gli Stati Uniti promuovono a favore delle multinazionali.
La nuova presentazione della licitazione del giacimento di ferro del Mutún, vicino alla frontiera col Brasile va a difesa degli interessi nazionali e degli accordi economici e commerciali con Argentina, Brasile e Venezuela.
Inoltre il presidente della Bolivia, Evo Morales, ha decretato anche la nazionalizzazione del ricco giacimento di San Alberto, a Caraparí, a sud del paese.
LA REPSOL È DISPOSTA A NEGOZIARE I CONTRATTI CON LA BOLIVIA
L’impresa petrolifera spagnolo - argentina Repsol YPF ha risposto all’annuncio di nazionalizzazione degli idrocarburi in Bolivia annunciando che è disposta a negoziare con il governo di Morales i contratti di sfruttamento.
Questa compagnia ha avuto diversi problemi per operazioni illecite di commercio ed ha annunciato che aspetta di conoscere il contenuto esatto del Decreto che nazionalizza la produzione degli idrocarburi e concede alle imprese straniere sei mesi per regolare la loro situazione.
La Repsol è stata obbligata a sottrarre dal suo inventario di riserve di idrocarburi 1254 milioni di barili, soprattutto di gas, per via delle nuove norme stabilite dagli enti petroliferi della Bolivia e del Venezuela.
Portavoce della compagnia anonimi, a Madrid, hanno detto che la Repsol YPF spera di trovare una soluzione negoziata con il governo boliviano e non prevede di abbandonare questo paese.
Questa compagnia ha investito più di ogni altra in Bolivia, con attivi di circa mille milioni di Euro e controlla la terza parte delle riserve di gas boliviane che sono il 18% delle riserve di idrocarburi della Repsol, cioè il 10°% della sua produzione e meno del 3% delle sue entrate nette, che l’anno scorso sono state di 32120 milioni di Euro.
Altre 25 imprese petrolifere sono presenti in Bolivia, come la brasiliana Petrobras, la francese Total o le britanniche British Gas e British Petroleum.
Il quotidiano El Paìs ha scritto che il presidente della Repsol YPF, Antoni Brufa ha detto il 3 marzo, dopo una riunione con Morales, che vuole negoziare in linea con le decisioni del governo boliviano.
Il ministero degli esteri spagnolo ha emesso una nota ufficiale nella quale si sottolinea la preoccupazione di fronte alle decisioni del governo della Bolivia di prendere il controllo assoluto dei suoi idrocarburi.
Il governo di José Luis Rodríguez Zapatero ha invitato a un dialogo con
quello di Morales e con le imprese petrolifere: “ Il governo spagnolo segue
da vicino la situazione e continuerà a lavorare in coordinamento con
l’insieme dei paesi che mantengono le relazioni più intense con la Bolivia,
per giungere a soluzioni soddisfacenti per tutte le parti”, conclude il
comunicato.
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