martedì, 09 maggio 2006 tratto da www.radiocittaperta.it |
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“Eliminare il latifondo” e “confiscare le terre distribuite illegalmente dai regimi dittatoriali del passato (1964-’82) e usate da influenti imprenditori e politici a fini speculativi”: a 53 anni dalla prima riforma agraria della storia boliviana, il governo del presidente Evo Morales ha lanciato “una trasformazione radicale delle strutture socio-economiche e istituzionali del settore rurale” a favore di migliaia di ‘campesinos’ senza terra.
“Il provvedimento interesserà tutti gli appezzamenti che non svolgono una funzione produttiva” ha spiegato il vice-ministro delle Terre, Alejandro Almaraz, “a partire dal dipartimento orientale di Santa Cruz” il più ricco del paese e il più avanzato nello sviluppo agro-industriale; la riforma riguarderà anche i distretti di Pando (nord) e Beni (nordest) e la provincia di Gran Chaco (sudest). Già il 1° maggio, scorso, annunciando la nazionalizzazione degli idrocarburi, Morales l’aveva definita “solo un primo passo” verso nuove politiche di tutela delle risorse naturali boliviane, incluse foreste e miniere.
Il ‘Movimiento de los sin tierra’ (Mst), che riunisce
25.000 famiglie contadine povere e ha sostenuto Morales nella sua
campagna elettorale, chiede che gli vengano assegnati 500.000 ettari di
appezzamenti improduttivi in tutto il paese e che sia cancellata la ‘Ley
de Distribucion de tierras’ voluta dall’amministrazione
dell’x-presidente Gonzalo Sánchez de Lozada nel 1996. Negli ultimi anni
i conflitti per il possesso della terra tra ‘campesinos’ e ‘haciendados’
(latifondisti) hanno causato oltre un centinaio di morti.
(MISNA)