8 MARZO 2006
Morales: «Ricatti e intimidazioni» Un generale americano annuncia per lettera che è finita la cooperazione bilaterale anti-terrorista. «Per mancanza di garanzie»
|
Sarà anche vero che nella campagna elettorale del dicembre
scorso, conclusa con la trionfale elezione di Evo Morales e Álvaro García
Linera, per una volta l'ambasciatore Usa a La Paz, comunemente conosciuto solo
come «il vicerè», abbia mantenuto un profilo basso e non abbia troppo
interferito. Un silenzio in parte attribuito al fatto che David Greenlee ha
una moglie boliviana e che García Linera ha
svolto un eccellente lavoro di contatti e mediazioni. Sarà anche che sia pure
con grande ritardo il presidente George Bush si è degnato finalmente di
telefonare a Evo Morales per congratularsi con lui - che la sua
amministrazione usava definire un «narco-terrorista». Sarà che Evo Morales si
è mostrato cauto e prudente rispetto agli Stati uniti nei suoi primi tempi di
governo. Però è bastato un mese e mezzo perché cominciassero le prime botte
d'assaggio. Botte portate se non dall'ambasciatore a La Paz da un generale
nord-americano (il che è stato considerato un ulteriore insulto). Il generale
Usa Daniel Barreto ha comunicato per lettera al presidente Morales la prossima
sospensione delle attività di cooperazione con la Fuerza de Lucha Contra el
Terrorismo boliviana. Decisione
apparentemente bizzarra per un paese che ha fatto della lotta globale al
terrorismo internazionale la sua ragione di vita e che denuncia spesso le
infiltrazioni di al-Qaeda e soci in America latina. Il generale Barreto scrive
che in Bolivia «non esistono le garanzie che
la lotta contro il terrorismo continui». Parole che equivalgono a un atto
d'accusa. Forse dovute al fatto che Morales appena entrato a Palacio
Quemado il 22 gennaio scorso ha avviato un radicale cambio nei comandi
delle forze armate, mandando in pensione generali che probabilmente piacevano
a Washington e promuovendone altri che probabilmente non piacevano a
Washington. Evo Morales ovviamente l'ha presa male e ha definito la lettera
del generale «un ricatto e una intimidazione». Se è cominciata l'opera di
deligittimazione, isolamento e destabilizzazione della nuova Bolivia lo si vedrà presto.
|