EVO MORALES HA RESPINTO IL

 RICATTO NORDAMERICANO

 

La Paz 6 marzo 2006 - GI -

 

 

 

Il presidente boliviano Evo Morales, ha denunciato e respinto le pressioni nordamericane contro la designazione del capo di un’unità militare, che ha definito "ricattatorie ed intimidatorie".

 

Evo, in un discorso pronunciato nel vicino municipio di El Alto, ha riferito che il capo della missione militare statunitense in Bolivia, Daniel Barreto, ha inviato una lettera al Governo boliviano, per comunicare la "de-certificazione" di una forza congiunta contro il terrorismo.

 

La misura implica l’immediato ritorno di quattro militari boliviani addestrati negli USA e la cessazione della fornitura di alcune attrezzature, il tutto per un valore di circa 300.000 dollari, che il presidente ha definito "briciole".

 

"Deploriamo che il comandante del gruppo militare degli Stati Uniti abbia iniziato a ricattare ed intimidire le nostre Forze Armate", come rappresaglia per la designazione a capo dell’unità di un militare non gradito dal paese del Nord.

 

"Non accettiamo che un gruppo delle Forze Armate degli USA, ricattando, ponga il veto o imponga il cambiamento di un Comandante", ha affermato.

Morales ha segnalato che, per quanto riguarda la cooperazione cessata, si tratta di briciole che servono soltanto per controllare la Bolivia, per mantenere agenti segreti infiltrati "e non vorremmo che gli agenti segreti servano al Governo USA", ha sostenuto.

 

Morales ha sostenuto che la Bolivia, nonostante i suoi limiti economici, è un paese degno che sta vivendo una nuova fase della sua storia e nessun capo militare verrà cambiato su richiesta delle Forze Armate nordamericane.

 

Ha aggiunto che in Bolivia sono finiti i tempi in cui i ministri e i capi militari venivano nominati su raccomandazione degli USA.

 

Il portavoce presidenziale Alex Contreras si è espresso nello stesso senso, difendendo il diritto del Capo dello Stato a rendere pubblico il ricatto, per ragioni di dignità nazionale ed ha segnalato che il popolo deve conoscere quanto avvenuto.

 

Il capo dei deputati del governante Movimento al Socialismo (MAS), Gustavo Torrico, ha condannato le politiche di sottomissione della sovranità nazionale alla dominazione nordamericana, portate avanti dai precedenti governi.

 

Ha denunciato che, per effetto di queste politiche, un colonnello statunitense dispone di un ufficio e di un’infrastruttura nel II Dipartimento (Intelligenza) dell’Esercito ed ha chiesto la fine di questa situazione.

 

Ha aggiunto che il nuovo Governo boliviano ha appena scoperto le dimensioni della penetrazione nordamericana nei servizi di sicurezza ed in altre istanze ed è determinato a porvi fine, come promesso da Morales poco prima di assumere la presidenza.

 

Il Capo dello Stato ha censurato anche la procedura utilizzata da Washington (una lettera del capo della missione militare), indicando che non corrisponde ai canali stabiliti per le relazioni tra i due Governi.

 

"Se vogliono fare una comunicazione ufficiale sull’aiuto militare o qualsiasi forma di cooperazione, devono farla ufficialmente attraverso l’Ambasciatore degli Stati Uniti, rivolgendola al ministero degli Esteri o a qualsiasi altro dicastero", ha puntualizzato.

 

L’incidente è il secondo ufficialmente conosciuto tra l’amministrazione del presidente Evo Morales, insediatasi il 22 gennaio e quella del presidente nordamericano George W. Bush.

 

Il 22 gennaio il presidente boliviano ha chiesto che venga rispettata la dignità e la sovranità nazionali, dopo il ritiro del visto (per presunti sospetti di terrorismo), alla senatrice del MAS Leonilda Zurita, vecchia compagna di lotte popolari del presidente.

 

Washington ha ridotto i fondi per l’assistenza militare alla Bolivia, come rappresaglia per la decisione del MAS di non ratificare nella Camera dei Deputati, dove il partito di Governo detiene la maggioranza, un accordo d’immunità per le truppe nordamericane.

 

Il Governo sostiene un processo nel Ministero Pubblico per la consegna di decine di missili terra-aria delle Forze Armate agli USA, avvenuta durante la presidenza di Eduardo Rodríguez, il quale ha denunciato che Washington ha agito senza l’autorizzazione del suo Governo.