La Paz 30 giugno 2006

 

RICCHI PER AUTONOMIA, 

INDIOS PER COSTITUENTE

 

 

Si é conclusa oggi senza incidenti di rilievo la campagna elettorale per il fatidico appuntamento di domenica, in cui 3,5 milioni di boliviani andranno alle urne per eleggere i 255 membri dell'Assemblea Costituente, obiettivo perseguito da decenni dai settori indigeni e per un referendum sulle autonomie delle regioni, a cui puntano invece i settori più ricchi, per lo più i bianchi discendenti dagli europei.


  ''Ci riproponiamo di rifondare il Paese', ha ribadito il presidente Evo Morales nel comizio finale del suo partito, il Movimento al socialismo (Mas), che, con la nuova Costituzione, che sarà redatta entro un anno, vuole modificare radicalmente l'attuale situazione politica, economica e amministrativa del Paese che, storicamente, ha sempre favorito l'establishment.


  Con il passare delle settimane, però, lo scontro tra i due settori in cui é spaccata la Bolivia si é centrato soprattutto sul referendum, in cui gli abitanti delle regioni ricche - Santa Cruz, Cochabamba e Tarija, soprattutto - sono per il 'sì', in pratica per essere in grado di gestire le loro ingenti risorse, dal gas al petrolio, con un minimo intervento del potere centrale, ora nelle mani di Morales.


  ''Le oligarchie vogliono mantenere i loro privilegi e frenare il processo di cambiamento che abbiamo avviato'', ha assicurato il capo dello Stato, invitando i settori indigeni a votare 'no'.


  Secondo i sondaggi, però, mentre per l'Assemblea Costituente il Mas dovrebbe prevalere, pur senza arrivare ai due terzi dei 255 membri, quorum necessario per approvare le riforme costituzionali, per il referendum, nelle regioni ricche dovrebbe imporsi, nella maggior parte dei casi nettamente, il 'sì'.


  Insomma un aggrovigliato problema politico con il quale dovrà misurarsi Morales poiché, mentre il governo sostiene che solo se il 'sì' si impone a livello nazionale le autonomie prevarranno sulle decisioni della Costituente, l'establishment, in particolare quello di Santa Cruz, afferma che il risultato di domenica dovrà essere recepito comunque dalla nuova Carta Magna, senza tener conto se, con il voto di altre regioni, finirà per avere la meglio il 'no'.
(ANSA)