Bolivia, avanti tutta
 


| giovedì 18 Maggio 2006 | Cristiano Tinazzi |
 


Mentre la maggioranza delle aziende petrolifere che operano in Bolivia stanno valutando se rimanere o meno dopo la nazionalizzazione delle risorse energetiche introdotte nel Paese, il governo di Evo Morales pochi giorni addietro ha compiuto un ennesimo passo nella esecuzione del piano di recupero delle risorse energetiche da parte dello stato. Questa ulteriore mossa è toccata all’amministrazione dei fondi pensione, alla quale è stato ordinato di trasferire immediatamente e a titolo gratuito le azioni in precedenza possedute delle compagnie petrolifere Transredes e Chaco a favore della controllata statale YPFB. “Abbiamo discusso per varie ore, per diversi mesi di quest’argomento e abbiamo incontrato collaborazione ma spesso anche resistenza da parte dell’agenzia previdenziale”, ha detto il vicepresidente Alvaro García Linera, annunciando l’attuazione della misura. Il ministro della Pianificazione Federale argentina Julio De Vido, sta intanto viaggiando alla volta di La Paz per consultarsi con il suo omologo boliviano Andrés Soliz Rada, cercando di concludere un accordo per la fornitura di gas per il 2007. La banca spagnola BBVA e la comnpagnia assicurativa Zurich sono i principali amministratori dei fondi pensione in Bolivia. Davanti all’impossibilità di arrivare ad una decisione con i gestori delle pensioni sul modo di trasferimento delle azioni, l’esecutivo ha deciso di intervenire per prendere una decisione univoca. “Perchè ci sia sicurezza giuridica, è necessario che vi sia sicurezza sociale” ha tagliato corto Evo Morales dalla Francia. Intanto, il presidente del gruppo petrolifero Total, Thierry Desmarest, ha considerato plausibile l’opzione che la sua impresa continui ad operare nel Paese andino ma non “a qualsiasi condizione”, secondo quanto viene riportato in una intervista al quotidiano economico ‘Les Echos’. La Total possiede una partecipazione del 15 per cento nei giacimenti di San Antonio y San Alberto, gestiti dalla Petrobras, presi come esempio da Evo Morales il primo di maggio scorso durante l’annuncio della nazionalizzazione.
La Bolivia non è l’unica preoccupazione della Total: “speriamo che le cose si chiariscano anche in Venezuela, dove sono state cambiate le regole del gioco più di una volta in forma direi brutale. E speriamo che la ragione prevalga in un caso come nell’altro”, ha spiegato un dirigente della Total.
Nello stesso momento che venivano pubblicate queste dichiarazioni in Bolivia, Morales parlava a Strasburgo davanti ai membri dell’Europarlamento. In quel contesto il presidente della Bolivia ha sottolineato che la decisione di rivolere la totalità delle azioni dalla BBVA e dal gruppo svizzero Zurich che amministrano nelle aziende petrolifere non può essere definita una vera e propria espropiazione, quanto un ‘cambio di gestione’. Questi fondi, ha detto Morales, che fino ad ora erano stati amministrati da imprese private, ora saranno amministrate da una impresa statale. “Non si colpisce, non si toglie a nessuno, non si espropria niente”, ha ripetuto il presidente. Evo ha ricordato che i fondi pensione sono stati creati attraverso “le cattive regole della capitalizzazione, che finalmente sono state ‘detronizzate’”. Morales ha aggiunto che quei fondi “sono dello stato boliviano, sono del popolo boliviano” e che tanto la BBVA quanto la Zurich hanno utilizzato i contributi dei lavoratori per costituirli. “Non hanno utilizzato fondi loro”.
A sua volta, il direttore generale della Shell, Jeroen van der Veer, ha preferito tenere un tono conciliante durante una intervista con il Financial Times: “Mentre continuano ad aumentare il prezzo del petrolio e del gas, i governi pensano sempre di più in termini nazionali: è una realtà nuova”, ha dichiarato, aggiungendo che “alla fine della fiera, sono sempre i governi i padroni”, considerando “controproducente” il ricorso ai tribunali per opporsi alle decisioni dei governi.
L’onda lunga del provedimento venezuelano è arrivata fino in Spagna e Brasile. Fonti del governo di Rodríguez Zapatero hanno fatto sapere che i rappresentanti delle due nazioni si incontreranno nei prossimi giorni per analizzare la situazione della Repsol-YPF, azienda che ha diversi interessi nella nazione andina. In Brasile intanto, i rappresentanti della PetroBras hanno fatto sapere che non accetteranno un aumento dei prezzi (di estrazione) del gas. La Petrobras però avrebbe i giorni contati, secondo quanto riferito dai dirigenti della YPFB, che a La Paz avrebbero già detto che il governo assumerà il controllo del 100% dell’azienda brasiliana, anche se “in forma graduale”. Con il decreto, le agenzie che amministrano i fondi pensione, sono tenute a ridare allo stato tutte le azioni che attualmente hanno in amministrazione delle seguenti compagnie petrolifere: Andina, Petrobras, Repsol-Ypf, Transredes, (ex) Enron, Shell, Chaco e la British petroleum. Queste compagnie hanno preso il settore degli idrocarburi dopo lo smembramento della statale Yacimientos Petrolíferos Fiscales Bolivianos (YPFB), che ora, riprenderà il pieno con trollo del settore e delle azioni amministrate dalle agenzie. Garcia Linera è stato molto chiaro. Tre giorni di tempo per effettuare il cambio di gestione. Non c’è più tempo per trattare nela Paese andino: la Bolivia, come ha detto Morales, non vuole più essere un Paese mendicante.