DIPARTIMENTI ORIENTALI
RIVENDICANO AUTONOMIA
16 dicembre 2006 - MISNA www.radiocittaperta.it
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Se la nuova Carta nazionale – al vaglio dell’Assemblea Costituente – non contemplerà la piena autonomia per i dipartimenti che la rivendicano, e che hanno votato a favore al referendum del luglio scorso, i dirigenti regionali la considereranno “illegittima”: questo l’avvertimento lanciato ieri durante i ‘cabildos’, le assemblee regionali convocate a Santa Cruz (est), Beni (nordest), Pando (nord) e Tarija (sud), i distretti più ricchi del paese da cui è ripartita questa settimana la mobilitazione contro il governo centrale di La Paz.
“Se l’autonomia non verrà approvata, saremo obbligati ad appropriarcene sovranamente” ha detto di fronte a una folla di sostenitori dell’ opposizione conservatrice Rubén Costa, governatore (‘prefecto’) di Santa Cruz, chiarendo che i principali ambiti in cui le amministrazioni locali esigono maggiore libertà “sono la gestione delle risorse rinnovabili, la proprietà della terra e la sua distribuzione”.
Istanze incompatibili con il processo di nazionalizzazione degli idrocarburi, voluto dal presidente Evo Morales, e dalla ‘Ley de Tierra’ approvata recentemente dal Parlamento, nonostante l’opposizione avesse disertato l’aula per far mancare il quorum, grazie al voto di due senatori dissidenti della destra e immediatamente promulgata.
Migliaia di persone – addirittura un milione solo a Santa Cruz, secondo gli organizzatori – sono scese in piazza nei quattro dipartimenti interessati dalla mobilitazione, mentre in alcune città andine dell’ovest, come Potosí e Alto Hubo, hanno manifestato i sostenitori di Morales, per lo più indigeni dei settori meno abbienti. Disordini si sono verificati a San Julián, vicino Santa Cruz, dove secondo l’ultimo bilancio i feriti sono stati oltre una cinquantina, alcuni da colpi di arma da fuoco.
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Le masse popolari bloccano le strade
contro le azioni conservatrici
La Paz 15 dicembre 2006 - www.granma.cubaweb.cu
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Prensa Latina riporta che appartenenti ai movimenti sociali,
contadini ed indigeni del paese hanno organizzato consigli comunali popolari di
rifiuto dei settori oligarchici e delle sue richieste ai
due terzi nell'Assemblea Costituente,
mentre il Governo boliviano insiste nel dialogo.
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