SPECIALE BOLIVIA

 

Primo Maggio boliviano

Giovanna Vitrano - liberamente tratto da www.selvas.org

1 maggio 2006

 

 

Evo Morales, Presidente della Repubblica di Bolivia, ha messo a segno il suo colpo più sorprendente. Ieri, tornando da Cuba dove ha firmato l'ingresso della Bolivia nell'Alba (Alternativa Bolivariana per le Americhe), a Tarija ha annunciato la firma del Decreto Supremo n° 28701 con cui “Lo Stato prende il controllo e la direzione della produzione, trasporto, raffinazione, deposito, distribuzione, commercializzazione e industrializzazione degli idrocarburi nel Paese”. In una parola: nazionalizzazione.





Il Presidente, Evo Morales Ayma, con il Decreto Supremo 28701 ha nazionalizzato le risorse idrocarburifere del paese ed ha dato mandato alle Forze Armate di “prendere” i campi petroliferi con battaglioni di ingegneri(tutte le foto sono tratte da www.comunica.gov.bo)


2 Maggio 2006

Evo Morales, Presidente della Repubblica di Bolivia, ha messo a segno il suo colpo più sorprendente. Ieri, tornando da Cuba dove ha firmato l'ingresso della Bolivia nell'Alba (Alternativa Bolivariana per le Americhe), a Tarija ha annunciato la firma del Decreto Supremo n° 28701 con cui “Lo Stato prende il controllo e la direzione della produzione, trasporto, raffinazione, deposito, distribuzione, commercializzazione e industrializzazione degli idrocarburi nel Paese” (testualmente il paragrafo I dell'art.5 - Documento originale allegato ndr.).

Tutte le sigle delle multinazionali petrolifere firmatarie di quella settantina di contratti dichiarati illegali dal Tribunale Costituzionale della Bolivia lo scorso anno che non accetteranno le nuove disposizioni in materia di idrocarburi entro 180 giorni dovranno lasciare il paese (nell'immediato i loro titoli sono in discesa libera in borsa).
Nel frattempo, all'interno di questo lasso di tempo, le multinazionali che nel 2005 hanno prodotto più di 100 milioni di piedi cubici di idrocarburi al giorno dovranno riconoscere allo stato boliviano l'82% del valore estratto, trattenendo solo il 18% per coprire il costo della propria opera strutturale. Resta inteso che lo Stato, attraverso la Yacimentos Petroliferos Fiscales de Bolivia (YPFB), verificherà caso per caso, mentre l'esercito è già nei campi petroliferi a protezione da eventuali boicottaggi.




Evo Morales accompagnato dal Ministro per gli Idrocarburi Andres Soliz Rada (alla sua destra) nei pressi di un pozzo petrolifero

 

Davvero un colpo inatteso


Si sapeva del progetto di nazionalizzare gli idrocarburi, ma quasi tutti pensavano che ci sarebbe voluto del tempo, che i polveroni che si stavano alzando sulla Costituente, sul progetto El Mutun, sulla Lab (Linee Aeree Boliviane), erano tutte cortine di fumo per coprire il non mantenimento della promessa fatta dal presidente Morales il giorno del suo ingresso al Palacio Quemado, promessa sulla quale ha fondato tutta la sua campagna elettorale.
Ci sbagliavamo tutti.

Evo Morales si è dimostrato un grande giocatore di scacchi: mentre il mondo latinoamericano, e non solo, iniziava a guardarlo di sbieco, lui, in pochissimo tempo - molto meno di 100 giorni - ha acconsentito a partecipare allo nuovo gasdotto tra Uruguay, Paraguay e Bolivia (ossia la parte centrale di quello che sarà “l'anillo energetico” da mesi chiesto dal Venezuela); ha aumentato il prezzo di vendita del gas all'Argentina; ha cacciato dal suolo boliviano la EBX brasiliana che voleva avvelenare mezzo oriente boliviano per produrre, grazie al ferro del Mutun, il suo acciaio; ha firmato l'Alba (Alternativa Bolivariana para las Américas, il trattato commerciale che intende rispondere a muso duro ad Alca e Tlc di matrice statunitense) con Venezuela e Cuba; sono stati già firmati i primi 12 accordi commerciali per esportare i suoi prodotti come la soia, coltivazione oggetto di ripercussioni da parte della Colombia; ha nazionalizzato tutte le sue risorse idrocarburifere proprio come la legge prevedeva.

Tutto ciò in molto meno dei suoi primi 100 giorni di governo, il tutto nell'ultimo mese di presidenza. Ancora, ha avviato nel paese tutta una serie di misure per combattere l'analfabetismo (in tre mesi il numero degli analfabeti dovrebbe ridursi di circa la metà, proprio come insegna l'esperienza venezuelana in merito) e ci sono centinaia di medici cubani che stanno provvedendo a raggiungere ogni più sperduto angolo della Bolivia per portare le prime cure urgenti a domicilio.
Il tutto in molto meno di 100 giorni.
Cosa succederà nei prossimi 100?





Migliaia di persone hanno riempito Plaza Murillo per applaudire il discorso del Presidente

 

Bolivia batte, il mondo risponde


Mentre Evo Morales veniva acclamato da una Plaza Murillo gremita (la piazza è quella sulla quale prospetta il palazzo del governo a La Paz) ed applaudito come “Presidente Nacionalizador”, il mondo economico si diceva “costernato”, usando qui le parole del presidente esecutivo della spagnola Repsol, Antonio Brufau. La Commissione Europea, come dichiarato dal portavoce del presidente, Johannes Laitenberger, ha “preso nota del decreto con preoccupazione (…) Speriamo che ci sia un'apertura a discussione e consultazioni prima che vengano adottate le misure emanate”.
Tuona con parole secche la quasi totalità della stampa spagnola. El Pais annota che questa decisione del paese andino “mette in gioco la credibilità delle proprie garanzie giuridiche”, sottolineando che il decreto è stato emanato dopo “un viaggio all'Avana, dove è stato firmato il Trattato commerciale del Popolo con Fidel Castro e Hugo Chavez” e che, comunque, il governo spagnolo “chiede l'apertura di un dialogo” perché Repsol “è disposta a rinegoziare i suoi contratti”. La Vanguardia qualifica il decreto boliviano come “un golpe economico di Evo Morales” e aggiunge: “Nell'attesa di conoscere i dettagli, la via della nazionalizzazione intrapresa conferma che Morales ha scelto di seguire il cammino populista e radicale del presidente venezuelano Hugo Chavez, di cui si dichiara seguace, al posto del modello di sinistra più moderata del brasiliano Lula da Silva che ha saputo rispettare le regole dell'economia e del mercato e guadagnare così la stima degli investitori internazionali”.
Il ministro per gli Affari Esteri dell'Unione Europea, Javier Solana, ha dichiarato che il decreto 28701 produce “molta preoccupazione”. Ricordando che negli incontri dello scorso 5 gennaio aveva fatto presente a Morales che “la sicurezza giuridica è fondamentale per gli investimenti stranieri e lo sviluppo che questi producono”, ha aggiunto: “Credevo che (Morales) avesse capito bene quello che avevo detto, ora penso che forse non ha compreso del tutto”. Solanas, comunque, si è detto ottimista rispetto ad una possibile soluzione, anche se “se si continuerà per la strada che è possibile immaginare (il governo boliviano) voglia perseguire, credo che il futuro economico e politico della Bolivia non ne trarrà alcun vantaggio, e per tanto saranno poi i cittadini boliviani quelli che ne pagheranno le conseguenze”.





Il Ministro Andres Soliz Rada


A tutte queste parole di “costernazione” e “preoccupazione” risponde con estrema calma il Ministro per gli Idrocarburi del governo Morales, Andrei Soliz Rada, che ha concesso a TeleSur, televisione venezuelana, un'intervista nel corso della quale ha chiarito punto per punto i passaggi che hanno condotto il governo al Decreto Supremo 28701 detto “decreto de los Eroes del Chaco”.
Questo decreto, ha detto in breve, ha mosso i suoi primi passi il 18 luglio del 2004, quando l'89-90% dei boliviani che hanno partecipato al referendum sulla Nazionalizzazione hanno votato per il “Sì”. Sulla base di questo risultato referendario è stata emanata nel 2005 la Legge sugli Idrocarburi che concedeva 180 giorni di tempo alle multinazionali del petrolio per la corretta rinegoziazione dei contratti a rischio compartito. Scaduti i termini senza che quasi nessuno dei contratti sia stato rinegoziato (solo un paio su circa settanta contratti, ndr), i contratti hanno perso legittimità. Questo decreto - ha sottolineato il ministro -
prevede un nuovo periodo di altri sei mesi per la negoziazione di nuovi contratti, che saranno studiati e stilati valutando gli investimenti e i guadagni ottenuti da ogni singola società nel corso di questi ultimi due anni. Resta inteso, chiarisce ancora Soliz Rada, che ci saranno anche diverse percentuali per le imposte che dovranno essere riconosciute allo Stato a seconda del valore dei campi petroliferi in questione: le grandi aree, che beneficiano di maggiori produzioni, pagheranno le più alte percentuali di imposte, percentuali inferiori saranno calcolate per i campi petroliferi di minori dimensioni. Questo decreto, però, sottolinea con forza il Ministro, ha messo la parola fine a quegli “abusi” che alcune petrolifere stavano commettendo, dichiarando come proprio il valore degli idrocarburi che si trovano ancora sotto il suolo boliviano e che dal 2005 non sono protetti da alcun contratto valido legalmente.