Rigoberta Menchú:
è indispensabile un cambiamento
nel tessuto sociale
13 febbraio 2005
La Premio Nobel per la Pace del 1992, Rigoberta Menchú, leader indigena del Guatemala, ha sottolineato all’Avana la necessità di un cambiamento radicale nel tessuto sociale del pianeta, vitale per le necessarie trasformazioni dei modelli economici.
Intervenendo davanti a più di 1500 persone di 43 paesi che partecipavano ad un Forum Internazionale di Economisti, la Menchú ha esortato le persone che non hanno venduto le loro idee ed hanno la volontà di pensare liberamente, a camminare congiuntamente per realizzare queste trasformazioni.
“Non si deve imporre un modello annullandone altri, ma accettare le diversità culturali dei nostri paesi”, ha detto. Rigiberta Menchú ha segnalato che in America Latina e nei Caraibi attualmente si sta manifestando il rinascimento delle culture con le loro differenze, anche nel pensiero, ma che questo rinascimento non viene valutato dai Trattati di Libero Commercio.
Il libero commercio è imperante per pochi ma è vietato alle maggioranze.
“Di quale governabilità stiamo parlando”, ha sottolineato “quando la maggior parte delle persone può solo pensare alla propria sopravvivenza? Sarebbe molto bello realizzare oggi un modello di sviluppo sostenibile, degno ed onesto· ha aggiunto, denunciando però che non è possibile per la gente continuare a pensare e sognare con quello che ha, cioè che non ha.
“È amaro constatare che questo secolo è iniziato con grandi scoperte tecnologiche, che però non sono a disposizione della maggioranza”.
La leader pacifista ha rivelato che nei suoi incontri in molti paesi del mondo ha osservato una grave depressione economica e sociale.
I paesi indigeni – e solo da poco si stanno riconoscendo le loro ragioni - già 20 anni fa denunciavano il rifiuto del riconoscimento della diversità delle comunità. Poi ha esortato i giovani a fare nuove riflessioni per trovare strade più positive.
Il Guatemala è una paese con molti problemi anche se oggi molti guardano avanti e sono ottimisti nella loro aspettativa di un mondo migliore, che è possibile. La Menchú ha sostenuto che le civiltà millenarie devono apportare un messaggio, ma che non sono ascoltate dai leaders mondiali. “Io incoraggio affinché si continuino a creare speranze per i popoli”.
Alle sessioni di questo Forum sulla Globalizzazione, che si è svolto nel Palazzo delle Convenzioni della capitale, hanno partecipato i rappresentanti di una decina di organismi mondiali e regionali e di 21 istituzioni di scienze economiche.
Tra i temi più importanti dibattuti nella giornata di chiusura ci sono stati gli effetti del neoliberismo nell'ecologia e nell'alimentazione e l’impatto negativo sulla società.
Gli aspetti energetici, la mappa delle
innovazioni tecnologiche e le finanze sono stati i temi più discussi.
FIDEL CASTRO ALLA CONFERENZA INTERNAZIONALE DEGLI ECONOMISTI
I paesi poveri si devono unire in questo mondo globalizzato Fidel ha accompagnato Mahathir Bin Mohamad, ex primo ministro malese
De La Osa 8 febbraio 2006
Il
Comandante in Capo Fidel Castro ha accompagnato il Dottor Mahathir Bin Mohamad,
ex primo ministro della Malesia, che ha fatto un intervento speciale durante l’VIIIº
Incontro Internazionale degli Economisti su Globalizzazione e Problemi dello
Sviluppo.
Noto
per aver trasformato l’economia della Malesia da una di
Gli
economisti dibattono su
sviluppo ed ecologia
I paesi in via di sviluppo devono poter contare con benefici che permettano di competere con "certi vantaggi", per avere opportunità di guadagnare in queste concorrenze.
Egli ha commentato che questa è stata l’esperienza della Malesia, per ciò che riguarda la globalizzazione: "Perchè sappiamo bene che quelli che vengono a commerciare con noi non lo fanno sempre con buoni sentimenti", alludendo ai conglomerati delle compagnie internazionali controllate dalle grandi potenze.
Esponendo il suo pensiero, ha segnalato che se si vuole mantenere un mondo globalizzato è imprescindibile che i paesi ricchi offrano benefici ai più deboli, che non possono competere, ma ovviamente con uguaglianza e dignità. Questo è però impossibile perchè non sono concorrenze allo stesso livello. Non vedo perchè si debba accettare l’interpretazione che danno i paesi ricchi alla globalizzaione: la nostra interpretazione dev’essere quella che corrisponde a dove esistono benefici della globalizzazione e dove la nostra interpretazione sia accettata dai paesi ricchi.
La Malesia sospetta che parlando di globalizzazione, questa possa trarre come risultato una nostra nuova colonizziamone, in maniera diretta e indiretta e che potremmo essere controllati dalle grandi nazioni commerciali dell’Europa e degli Stati Uniti.
L’ex primo ministro malese ha insistito sul fatto che l’idea della globalizzazione nel mondo non è nuova, perchè è circolata per molto tempo, ma l’interpretazione più recente blocca l’apertura dei mercati, il libero accesso del capitale e l’acquisto degli attivi nei paesi che partecipano al commercio.
Mahathir Bin Mohamad, ex primo ministro della Malesia, ha ricordato che le grandi nazioni dispongono di tecnologie modernissime e di moltissimo denaro, per cui i paesi piccoli non hanno possibilità di competere nel mercato mondiale alla pari.
Gli investimenti stranieri in Malesia avvengono con il controllo del governo e con regole ben definite, ma l’Organizzazione Mondiale del Commercio – OMC- insiste che le norme siano le stesse per le industrie straniere e per le industrie locali e per questo i paesi piccoli corrono rischi e le loro banche e le loro industrie cadono nelle mani straniere.
La globalizzazione dell’economia è un fatto molto reale e non può essere del tipo proposto dalle imprese europee e nordamericane.
Mahathir ha parlato a circa 400 delegati di 37 paesi e di 10 organismi internazionali che stanno partecipando a questo incontro. L’ex primo ministro ha sostenuto che i paesi piccoli possono lottare contro le pressioni della OMC solo con l’unione. La Malesia, detta una tigre asiatica per la sua dinamica industrializzazione, è stata conquistata nel 1511 e colonizzata prima dai portoghesi, poi dagli olandesi e alla fine dagli inglesi.
Rispondendo ad alcune domande egli ha affermato che le nazioni povere soccombono a volte in cambio di aiuti finanziari e che quello che è stato discusso e approvato non è positivo per loro...
"La nostra indipendenza economica non può essere totale per l’esistenza del commercio internazionale e questa è la motivazione di perchè a volte la Malesia - ha fatto un esempio - chiede prestiti nello stesso paese e non al Fondo Monetario Internazionale, che ammazza la nostra economia".
Mahathir Bin Mohamad, ha segnalato che nel suo paese si applicano uno stretto controllo e una supervisione dell’economia, accompagnati da un’amministrazione prudente.
Egli
ha richiamato l’attenzione sul fatto che la Cina oggi è la terza economia del
mondo, che crea beni di grande qualità ed è capace di competere con le nazioni
industrializzate. "Tra 20 – 30 anni potrebbe essere la prima nazione", ha
concluso. |