È un
imperativo cristiano
respingere il blocco yankee
Joel Mayor Lorán 24 ottobre 2006
www.granma.cu
Il presbitero Rafael Columbié ha espresso, durante la seconda edizione del
Foro Pastorale Cubano, celebrato nella Cattedrale Episcopale della
Santissima Trinidad (Avana) che non è l'amore ma la sottomissione e la
consegna ad un padrone a cui vogliono piacere, ciò che ha mosso il
Consiglio Ecumenico della Repubblica Ceca a fare dichiarazioni bugiarde ed
intervenire negli affari di Cuba.
Diverse istituzioni religiose hanno convocato questo incontro, col
proposito di dare risposta a Jitka Klubalova, segretaria generale del
menzionato Consiglio Ecumenico che ha affermato che l'appoggio ai
cristiani cubani non dovrebbe essere inviato ad istituzioni che contano
sull'appoggio governativo, in allusione al Consiglio delle Chiese di Cuba.
Per Reinerio Arce, rettore del Seminario Evangelico di Matanzas, questo
atteggiamento irrispettoso contrasta con quello di altre chiese che hanno
fornito appoggio senza alcuna ingerenza, inoltre ha ringraziato il
Consiglio Mondiale per il suo accompagnamento.
Ma la cosa essenziale è respingere il blocco imposto al nostro popolo che
ha causato sofferenza e morte durante più di quattro decadi. È un
imperativo cristiano opporsi all'uso di sanzioni economiche non solo
contro il nostro paese, bensì contro qualunque nazione del mondo, perché
vanno contro i fondamenti dell'etica cristiana.
L'atteggiamento della Klubalova costituisce un'adesione alla politica
aggressiva degli Stati Uniti verso Cuba, ha chiarito Raúl Suárez,
direttore del Centro Memorial Martin Luther King Jr. Mentre, il reverendo
Odén Marichal ha rivelato, che in realtà, é proprio il Consiglio Ecumenico
della Repubblica Ceca quello controllato dal suo governo e non prima,
bensì ora, come prova una relazione dell'Agenzia Centrale di Intelligence,
CIA.
Al contempo Marichal ha mostrato i vincoli tra l'ambasciata nordamericana,
il Governo ed il Consiglio della Repubblica Ceca, anche a partire da
documenti della CIA. In tal modo Klubalova difende solo un progetto
statunitense ed è nel suo paese che le relazioni Chiesa-Stato non vanno
bene.
Il movimento ecumenico ed ecclesiastico cubano ha offerto risposte a
questa"flagrante violazione alla libertà religiosa" (secondo la qualifica
di Samuel Kobia, segretario generale del Consiglio Mondiale delle Chiese),
dal punto di vista biblico, teologico, pastorale e cittadino.