Cuba (ri)scopre l'omeopatia
E.Giordana * 29 marzo 2006 tratto da
http://www.ilmanifesto.it
Holguin, Cuba. Il primo
omeopata cubano ufficiale esiste dagli inizi degli anni '90. Non è che a Cuba
l'omeopatia fosse ignota (arrivata come altre cose con la corona di Spagna), ma,
come in tanti altri paesi, un conto è esistere, un conto è essere ufficialmente
accettati come una vera pratica medica; processo lungo e faticoso se, per fare
un esempio molto vicino, si pensa anche solo all'Italia. Ma tra un mese, il
prossimo cinque maggio, si terrà nell'isola caraibica il "Primo evento
scientifico" che riunirà omeopati e cultori delle terapie floreali che si
rifanno alle teorie di Bach. A organizzarlo è la Clinica municipal de Homeopatia
y Terapia Floral del Municipio di Holguin, nell'Oriente cubano. Un'esperienza
nata nel 2005 e che ha saputo coniugare l'esigenza locale di un maggior numero
di terapeuti di questa corrente del pensiero medico e i fondi e le conoscenze
che provengono dall'Europa, dove l'omeopatia è nata con Hahnemann nella Germania
del '700 (una breve storia dell'omeopatia a Cuba: www.thinkfree.it/poiesis/homeoc/storia.htm).
E' il proseguimento ideale di una prima esperienza nata anni fa in
collaborazione con l'associazione Homoeopathia Europea.
La clinica riunisce sei specialisti che seguono la disciplina unicista (secondo
cui, per dirla in soldoni, ogni individuo ha la sua propria medicina e spesso
una soltanto cura tutti i suoi mali) e supplisce alla carenza cronica di
medicamenti dell'isola sotto embargo utilizzando l'antica farmacopea delle
tinture madri, il che significa pure un bel risparmio. Forse anche tenendo
d'occhio il portafoglio dei suoi abitanti, il Gruppo di lavoro del municipio,
una struttura sorta con il supporto dell'Undp (Programma dell'Onu per lo
sviluppo) ha infatti scoperto che nel territorio di Holguin, un milione di
abitanti, c'era una domanda inevasa di «altra medicina». Ma non solo di quella
genericamente «naturale», spiega il dottor Alejandro Garcia Aguilera, quanto di
una disciplina che ha preso sempre più piede. «In un solo anno - racconta -
abbiamo curato oltre 1400 pazienti» e la clinica si è anche dedicata alla
formazione di nuovi medici, oltre un centinaio. Molti dei quali infatti
affollano la sala in attesa dell'inizio dei corsi.
Con un investimento circa 8mila euro (la gran parte dei quali provenienti dalla
Cooperazione svizzera) il progetto della clinica ha attrezzato la struttura ora
arricchitasi anche di una biblioteca virtuale attraverso la scannerizzazione di
materiali provenienti dall'Europa e altrimenti introvabili. A Cuba ci sono circa
500 omeopati, una goccia nel mare dei suoi 11 milioni di abitanti. Ma adesso
Aguilera e il suo staff stanno colmando il gap. Il governo ha visto di buon
occhio la cosa anche perché la richiesta alla cooperazione per sostenere il
progetto è arrivata dal Gruppo di lavoro, organismo in cui sono rappresentati in
maniera organica i vari dipartimenti statali (salute, educazione, urbanistica
etc) che sono stati all'origine dell'individuazione della necessità di ampliare
la precedente consulta di soli tre medici omeopati. Il governo ha fornito la
struttura e aggiunto risorse economiche per far partire il progetto,
garantendone dunque la «sostenibilità», come si dice in gergo, ossia la garanzia
che continuerà ad esistere anche senza i soldi della cooperazione.
I pazienti arrivano sia per passa parola sia perché i medici di base li mandano
da Aguilera quando alcuni rimedi allopatici si dimostrano poco efficaci. La
farmacia comunale fa il resto. «La calcarea carbonica che serve per la
preparazione di un medicamento importante viene a costare al contribuente un
peso cubano (per fare un dollaro ce ne vogliono circa 24) contro magari i 20 di
uno o più rimedi allopatici». In un paese dove le medicine che vengono
dall'estero sono carissime e dove quelle omeopatiche arrivano solo per dono la
medicina sana così anche il bilancio familiare.
*Lettera22
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