Addio CDH, Benvenuto CDH
29 marzo 2006 R. G. Colom PL
Coinvolta in un’irrimediabile crisi di credibilità, la Commissione dei Diritti Umani, CDH, della ONU, ha svolto la sua ultima sessione dopo 60 anni d’esistenza.
Il discusso organismo sarà sostituito dal denominato, sinora, Consiglio dei Diritti Umani... quindi diciamo Addio alla CDH e Benvenuto al CDH.
In una sorta di funerale la CDH ha effettuato lunedì 27 il suo 62º e ultimo periodo di sessioni nella tradizionale sede di Ginevra, accompagnata dalle proteste per la mancanza dei temi di fondo dell’agenda.
Vogliamo esprimere la nostra profonda insoddisfazione e una forte critica perchè l’ultima sessione della CDH è stata vuota di sostanza”, ha affermato un rappresentante sudamericano.
L’organismo, ha detto, ha lasciato cadere l’opportunità d’abbordare problemi che preoccupano la comunità internazionale, ha detto.
Il peruviano Manuel Rodríguez Quadro, che presiedeva la riunione, l’ha considerata storica, perchè chiudeva un ciclo nel lavoro della ONU e dava il passo al Consiglio, definito un nuovo orizzonte nel lavoro dell’organismo mondiale.
I 47 membri del Consiglio saranno eletti il 9 maggio nell’Assemblea Generale della ONU a New York, con voto segreto e con un sistema di maggioranza semplice, 96 voti.
L’Alta Commissaria per i Diritti Umani, la canadese Louise Arbur, ha encomiato il legato della CDH ed ha informato che il primo appuntamento del CDH è per il 9 maggio stesso; in quella data saranno eletti i 47 membri e la prima sessione si svolgerà il 19 giugno a Ginevra.
La sua credibilità richiede azioni rapide in problemi vitali e la scelta di decisioni urgenti per non far formare una breccia nella protezione dei diritti umanai, ha segnalato la Arbour.
I delegati latino americani consideravano vitale un dibattito prima della morte della CDH, su problemi vitali come la protezione delle persone contro la scomparsa forzata e i diritti dei popoli indigeni.
Nell’ultima riunione della CDH hanno parlato delegati del Brasile, Marocco, Arabia Saudita, Azerbaigian e Olanda e un portavoce che rappresentava 265 ONG’s, tra gli altri.
Il progetto per la creazione del Consiglio dei Diritti Umani ha avuto il voto favorevole di 170 delle 191 nazioni che fanno parte della ONU.
Stati Uniti, Israele, Isole Marshall e Palau hanno votato contro, in quella che è stata definita una manovra.
A differenza della CDH, il Consiglio non dipenderà dal Consiglio Economico e Sociale della ONU ma dall’Assemblea Generale.
Tra le differenze notevoli dei due organismi si include il fatto che adesso i paesi eletti possono essere sospesi dai membri in caso di violazioni dei diritti umani. La formazione del Consiglio, selezionato, è stata gestita con l’appoggio totale e la guida assoluta degli Stati Uniti.
Il continente africano che storicamente contava con 23 rappresentanti nella CDH ne avrà solo 13 nel Consiglio, mentre il detto gruppo degli 80 - G80 - su dieci che ne aveva, resterà con tre.
Il nuovo strumento si presenta vulnerabile alle espressioni e alle azioni delle grande potenze che formano il Consiglio di Sicurezza.
Gli analisti che sostengono questo punto di vista credono che in effetti la CDH era divenuta una sorta di tribunale al quale non sono mai stati chiamati i paesi del detto primo mondo.
Di fatto il Dipartimento di Stato sostiene che i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza lo siano anche nel futuro Consiglio.
In realtà la CDH era diventata una palestra per far esercizio di egemonismo e selezione in materia di diritti economici, politici, sociali, culturali e di altro taglio. Il diritto alla casa però, all’alimentazione, alla salute e all’educazione non hanno mai avuto molto spazio nell’agenda.
Quanto hanno pesato sulla credibilità e il lavoro della CDH le manovre e le azioni promosse da Washington e dai paesi dell’Unione Europea contro i piccoli Stati? Gli Usa non sono stati eletti per integrare la CDH nel 2001 come voto di castigo della maggior parte del mondo di fronte alle aperte o segrete imposizioni e manipolazioni...
Non poche volte nei corridoi della CDH si è manifestata la frenesia dei rappresentanti degli USA o della Gran Bretagna per la creazione di determinati gruppi di lavoro creati nello stesso organismo...
Si citano, rispetto a questo atteggiamento di rabbia, i lavori dei gruppi sulle scomparse forzate le detenzioni arbitrarie, i mercenari e i relatori sull’educazione, l’alimentazione, le popolazioni indigene, la salute, le torture, la casa, le esecuzioni sommarie, i rifiuti tossici...
Il governo di George W. Bush non ha mai ricevuto Jean Ziegler, relatore speciale nella Commissione dei Diritti Umani per il diritto all’alimentazione. Curioso.
Il professor Cherif Bassiouni, relatore nella stessa Commissione sulla situazione dei diritti umani in Afghanistan ha descritto in una relazione le teorie e gli omicidi commessi dall’esercito degli Stati Uniti in questa nazione e la CDH lo ha “premiato” non rinnovandogli il contratto.
Cinque esperti della CDH hanno denunciato le torture ripetute nel centro di detenzione occupato illegalmente degli USA cuba, la base navale di Guantanamo, ed hanno raccomandato che si chiuda il campo: silenzio assoluto.
Il multilateralismo che equivale al rispetto dell’uguaglianza sovrana, è in gioco con la creazione del Consiglio dei Diritti Umani e la scomparsa della CDH.
Un influente quotidiano latino-americano ha scritto che il Consiglio dei Diritti Umani della ONU è nato manipolato dalle imposizioni degli Stati Uniti.
Il principio razionale
d’uguaglianza del voto nella formazione di questo corpo è stato vietato dal
rappresentante degli Stati Uniti John R. Bolton, noto nei corridoi della
diplomazia dell’organizzazione come “La Bestia”, ha commentato il quotidiano!
|