Il
Consiglio dei Diritti Umani ● Deformato
prima di nascere? 23 febbraio 2006 - Nidia Diaz – GI – L’Amministrazione USA, per mezzo delle sue abituali pressioni e con l’assenso dei suoi alleati europei, sta manovrando freneticamente per porre fine nei prossimi giorni ai negoziati attualmente in corso a New York relativamente alla creazione del Consiglio dei Diritti Umani, organo dell’ONU che sostituirà la screditata Commissione dei Diritti Umani (CDH la sigla in spagnolo), con sede a Ginevra.
Gli obiettivi sono chiari: accelerare una decisione finale che forzi l’approvazione di un nuovo organo che continui ad essere affine ai suoi interessi e ignori le proposte e modifiche già fatte dall’immensa maggioranza dei paesi, compresa Cuba, tendenti a democratizzare la CDH ed a porre fine alla strumentalizzazione politica che ha caratterizzato il suo lavoro negli ultimi anni.
Questa corsa contro il tempo cela un altro obiettivo: cercare di trasformare il suo 62º ciclo di sessioni, il cui inizio è previsto per il 13 marzo prossimo, in una sorta di transizione che in un paio di settimane (e non in sei come stabilito) affronti gli aspetti formali, eludendo rozzamente tematiche che dovranno inevitabilmente far parte dell’agenda di questa nuova edizione, riguardanti le torture in prigioni nordamericane come quella di Guantánamo e Abu Ghraib, così come gli illegali voli segreti dei carceri aerei statunitensi sui paesi europei.
Washington sa di essere nel mirino delle indagini di queste flagranti violazioni dei diritti umani commesse nei confronti di prigionieri di guerra e presunti sospetti di atti terroristici, secondo il recentissimo giudizio di un comitato di esperti della ONU, esigente la chiusura del centro di sequestro e tortura installato nella base nordamericana di Guantánamo.
Successivamente si è saputo di una significativa riunione sostenuta dal presidente George W. Bush alla Casa Bianca con il Segretario Generale della ONU dove, secondo diversi dispacci di stampa, il preteso imperatore ha "mostrato la sua preoccupazione ed il suo fastidio" per la deliberazione del comitato e lo ha sollecitato ad ovviare allo scabroso tema, non menzionandolo nelle sessioni della 62º Commissione.
Il Dipartimento di Stato non dissimula le pressioni che in questo momento i funzionari statunitensi stanno esercitando in diverse capitali, specialmente africane, per ottenere un complice silenzio da parte dei paesi del continente rappresentati nella CDH, nonostante che il governo USA controlli quest’organo. Fermare l’analisi e la condanna di una condotta così macabra e criminale è una massima priorità della politica nordamericana.
Qual è la situazione attuale?
Il 1º febbraio, contrariamente agli orientamenti che avevano caratterizzato fino a quel momento i dibattiti sulle basi ed i principi del nuovo Consiglio dei Diritti Umani, è stata messa in circolazione una nuova versione del testo originale che include elementi rifiutati da numerosi paesi, tra i quali i seguenti:
● Riduzione dei membri della CDH da 53 a 45.
● Elezione dei componenti a maggioranza dei due terzi.
● Condizioni per essere eletto come paese membro.
● Eliminazione di ogni riferimento alla necessità di stabilire garanzie affinché non si produca una strumentalizzazione politica nella presentazione di risoluzioni riguardanti paesi.
Cosa vogliono ottenere gli USA con questo?
In primo luogo sbarrare la strada ad una necessaria maggior rappresentanza di nazioni del Terzo Mondo, in particolare di quelle in prima linea nella resistenza al loro progetto di dominazione imperiale.
Non possiamo dimenticare che nel 1946, quando la ONU era composta da soli 59 Stati, la CDH contava 18 membri.
I paesi membri della ONU in questo inizio di secolo sono 191 ed è pertanto necessario, per mantenere una proporzione che rifletta questa realtà, che il nuovo Consiglio dei Diritti Umani sia composto da almeno 58 paesi, con una quota maggiore di seggi per le nazioni del Sud. Non assumere questa realtà significa impedire perfidamente che queste nazioni siano adeguatamente rappresentate, privandole del diritto alla difesa dei loro interessi.
Pretendere di eleggere i paesi membri con votazione a maggioranza di due terzi costituisce un atto discriminatorio, che implica che le nazioni povere che non dispongono di risorse per cercare sostegni non abbiano possibilità e vengano private dell’accesso ad un’importante tribuna di denuncia.
L’imposizione dei condizionamenti che la superpotenza esige dai membri del Consiglio costituisce un’azione chiaramente diretta contro determinate nazioni, che sono quelle che gli USA ed i loro alleati vogliono vedere fuori dalla CDH.
Quali parametri pretendono d’imporre per l’ingresso?
Prima di tutto non essere un paese oggetto di misure "decise" per ipotetiche violazioni dei diritti umani e non essere sottoposto a sanzioni del Consiglio di Sicurezza.
Viene da chiedersi: qual è il paese del Primo Mondo che è stato sanzionato con una qualche misura nella CDH per violazione dei diritti umani o contro il quale il Consiglio di Sicurezza ha emesso una risoluzione di condanna? La risposta è ovvia: soltanto le nazioni del Terzo Mondo sono state vittime di questa pratica discriminatoria e selettiva. Di questo si tratta. Di trasformare il nuovo Consiglio dei Diritti Umani in un Club di ricchi che, seduti attorno ad un tavolo, inclinino il dito pollice per condannare i popoli del Sud nonostante questi, per esempio Cuba e Venezuela, abbiano fatto per i diritti umani più di coloro che li condannano.
Si impone un’azione universale che affronti le pretese imperiali di calpestare il diritto all’uguaglianza sovrana degli Stati, ad imporre un Consiglio dei Diritti Umani che nasca sulla base della strumentalizzazione politica, dal confronto e dalla doppia morale e, soprattutto, impedire di fronte all’apatia di alcuni ed al sostegno complice di altri, che si trasformi in uno strumento di ricatto, divisione e pressione contro il Sud.
Oggi, quando è ormai chiaro all’opinione pubblica il carattere criminale e violatorio dei diritti umani dell’Amministrazione USA, è diventato irrimandabile per la comunità internazionale difendere con le unghie e con i denti la nascita senza pressioni né coazioni del nuovo Consiglio dei Diritti Umani, affinché in questo non ci sia spazio per la doppia morale e l’inquisizione contro il Sud.
|
APRIRÀ LE PORTE AL MONDO