Ginevra, 20 giugno 2006

 

Intervento del compagno Felipe Pérez

 

Roque, Ministro delle Relazioni Estere della

 

Repubblica di Cuba nel segmento di alto

 

livello del Consiglio dei Diritti Umani

 

 

Eccellenze,

oggi è un giorno particolarmente simbolico. Cuba è membro fondatore del Consiglio dei Diritti Umani e gli Stati Uniti no. Cuba è stata eletta con lo schiacciante sostegno di 135 paesi, più di due terzi dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, mentre gli Stati Uniti non hanno neppure osato presentarsi come candidato. Cuba si fidava del voto segreto, per le stesse ragioni per le quali gli Stati Uniti lo temevano.

L'elezione di Cuba è la vittoria dei principi e della verità, è un riconoscimento al valore della nostra resistenza. L'assenza degli Stati Uniti è la sconfitta della menzogna, è la punizione morale all'arroganza di un impero.

L'elezione presuppone una ponderata valutazione. Ognuno ha ricevuto quello che meritava. Cuba è stata premiata e gli Stati Uniti sono stati puniti. Ognuno aveva la sua storia e i paesi che hanno votato la conoscevano bene.

I paesi africani ricordavano che oltre duemila combattenti cubani avevano versato il loro sangue generoso nella lotta contro l'obbrobrioso regime dell'apartheid, che gli Stati Uniti avevano sostenuto e armato, perfino con armi nucleari.

Cuba si è presentata all'elezione con quasi 30.000 medici cubani che salvano vite e alleviano il dolore in 70 paesi, mentre gli Stati Uniti si sono presentati con 150.000 soldati invasori, inviati ad ammazzare e a morire in una guerra ingiusta e illegale.

Cuba è giunta con oltre 300.000 pazienti di 26 paesi dell'America Latina e dei Caraibi che hanno recuperato la vista grazie alle operazioni chirurgiche gratuite realizzate dagli oftalmologi cubani. Gli Stati Uniti sono giunti con oltre 100.000 civili assassinati e 2.500 giovani nordamericani morti in una guerra forgiata per rubare il petrolio di un paese e per regalare succosi contratti a un gruppo degli amichetti del Presidente dell'unica superpotenza del pianeta.

Cuba è arrivata all'elezione con oltre 25.000 giovani di 120 paesi del Terzo Mondo che studiano gratuitamente nelle sue università. Gli Stati Uniti sono arrivati con un campo di concentramento a Guantánamo, dove si torturano i prigionieri e nel quale si dichiara ufficialmente da parte dei carcerieri che il suicidio di tre esseri umani "non è un atto di disperazione ma un atto di guerra e di propaganda".

Cuba è arrivata all'elezione mentre i suoi aerei trasportavano medici cubani e ospedali da campo in posti dove sono avvenuti disastri naturali o epidemie. Gli Stati Uniti sono arrivati mentre i loro aerei trasportavano, in gran segreto da alcune carceri ad altre, prigionieri drogati e ammanettati.

Cuba è arrivata all'elezione proclamando la validità del diritto sulla forza, difendendo la Carta delle Nazioni Unite, reclamando e lottando per un mondo migliore. Gli Stati Uniti sono arrivati proclamando che "se non siete dalla nostra parte, siete contro di noi".

Cuba è arrivata all'elezione proponendo di destinare il milione di milioni di dollari che annualmente si spendono in armi, per lottare contro la morte ogni anno per cause prevenibili di 11 milioni di bambini minori di 5 anni e per parto di 600.000 donne povere. Invece, gli Stati Uniti sono arrivati proclamando il loro diritto a bombardare e a radere al suolo "in modo preventivo" quello che hanno chiamato con disprezzo "qualsiasi oscuro angolo del mondo" se non si fosse obbedito ai loro propositi. Questo comprendeva la città di L'Aia, se si fosse preteso di giudicare qualche soldato nordamericano alla Corte Penale Internazionale.

Mentre Cuba difendeva i diritti del popolo palestinese, gli Stati Uniti erano il principale sostegno dei crimini e delle atrocità di Israele.

Mentre sotto le sferzate dell'uragano Katrina il Governo degli Stati Uniti abbandonava centinaia di migliaia di persone alla loro sorte, la maggior parte neri e poveri, Cuba offriva l'invio immediato di 1.100 medici che avrebbero potuto salvare vite e alleviare la sofferenza.

Potrei continuare così a snocciolare ragioni fino a domani. Voglio solo aggiungere che chi non occupa oggi un seggio come membro del Consiglio è il Governo degli Stati Uniti, non il suo popolo. Il popolo nordamericano sarà rappresentato dagli altri, compreso dal seggio di Cuba. La nostra delegazione sarà portavoce dei diritti del popolo nordamericano e, in particolare, dei suoi settori più discriminati ed esclusi.

Orbene, la verità è che gli Stati Uniti non sono stati soli nelle loro grossolane e disperate manovre e pressioni per impedire l'elezione di Cuba. Un piccolo gruppo di alleati li ha accompagnati fino alla fine. Sono i soliti. Beneficiari dell'ingiusto ed esclusivo ordine mondiale, antiche metropoli coloniali nella maggior parte, che non hanno pagato ancora il loro debito storico con quelle che sono state le loro colonie.

Cuba conosce perfettamente, fino nei suoi minimi dettagli, l'accordo segreto negoziato a Bruxelles per mezzo del quale l'Unione Europea si è impegnata a non votare per Cuba e a lavorare strettamente insieme agli Stati Uniti contro la nostra candidatura. Ma ha fallito in pieno. Risulta che Cuba è stata scelta senza il suo appoggio e il suo scomodo alleato, di cui ha bisogno come gendarme che garantisce i suoi privilegi e la sua opulenza dilapidatrice, non ha potuto neppure presentarsi alle elezioni.

Nei corridoi e nei saloni di questo edificio si sentono ora ripetuti appelli a "un nuovo inizio" e a "dare una ventata di fresco al nuovo Consiglio", proprio da parte degli stessi che sono responsabili della manipolazione, dell'ipocrisia e della selettività con cui hanno fatto naufragare la Commissione. Conviene segnalare che un nuovo inizio non si può costruire sulla base di dimenticare quello che è accaduto o di far finta che un po' di retorica edulcorata risolva i problemi. Fatti e non parole è quello di cui abbiamo bisogno.

Se sono sincere le dichiarazioni dei portavoce dell'Unione Europea e se siamo in realtà di fronte a un mea culpa, allora speriamo in una sua rettifica. Non per Cuba. Non perché abbia complottato con gli Stati Uniti per tentare di impedire la nostra elezione. Non perché non sia mai stata capace di avere una politica etica e indipendente verso Cuba.

Aspettiamo una rettifica dell'atteggiamento dell'Unione Europea, che ha impedito l'anno scorso che si approvasse nella Commissione dei Diritti Umani un'indagine sulle massicce, flagranti e sistematiche violazioni dei diritti umani nella Base Navale di Guantánamo.

Una rettifica del complice silenzio con il quale ha permesso la realizzazione di centinaia di voli segreti della CIA che trasportavano persone rapite e l'insediamento di carceri clandestine nel proprio territorio europeo, nelle quali si tortura e si compiono vessazioni sui prigionieri. L'Unione Europea ha impedito ipocritamente fino a oggi l'indagine e la chiarificazione su questi fatti.

L'Unione Europea non ha avuto il coraggio di punire in modo esemplare le miserabili manifestazioni di mancanza di rispetto verso altre religioni e abitudini.

L'Unione Europea è stata complice degli Stati Uniti nella conversione della vecchia Commissione in una sorta di tribunale inquisitore contro i paesi del Sud. Speriamo che ora non si ripeta.

L'Unione Europea non ha riconosciuto neppure il suo debito storico con i quasi 100 paesi, oggi nazioni indipendenti dopo anni di lotta e di sacrificio, che erano le sue depredate colonie nel momento in cui dopo 57 anni veniva approvata la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, nella quale paradossalmente si affermava che: "Tutti gli esseri umani nascono liberi e uguali in dignità e diritti".

Eccellenze:

Questa sessione può segnare l'inizio di una nuova fase nella lotta per creare un vero sistema di promozione e di protezione di tutti i diritti umani per tutti gli abitanti del pianeta, e non solo per i ricchi e i privilegiati. Sarà necessario per questo un cambiamento radicale, una vera rivoluzione nelle concezioni e nei metodi che hanno contraddistinto la defenestrata la Commissione.

Cuba non si fa illusioni con la reale disposizione dei paesi sviluppati, alleati degli Stati Uniti, a fare questo passo indispensabile e storico. Tuttavia, concederà loro il beneficio del dubbio. Attenderà e li osserverà.

Se si lavora per realizzare le promesse che sono state proclamate ai quattro venti, si potrà contare su Cuba. Se si ripete il passato, e il Consiglio torna a trasformarsi in un campo di battaglia, si potrà contare fin d'ora sul fatto che Cuba sarà un'altra volta un combattente nelle trincee di idee del Terzo Mondo.

Per trasformare il Consiglio in tribunale esclusivo contro i paesi sottosviluppati e assicurare impunità a quelli del Nord, non si potrà contare su Cuba. Neppure per usare la clausola di sospensione dal Consiglio contro i paesi ribelli, né per continuare a usare in modo politicizzato e selettivo le risoluzioni sui paesi per punire quelli che non abbassano la testa.

Per usare il nuovo meccanismo di revisione periodica universale come strumento di nuove pressioni e campagne mediatiche, non si potrà contare su Cuba.

Per difendere la menzogna e agire con ipocrisia, neppure si potrà contare su Cuba.

Per lottare per la verità e la trasparenza, per difendere il diritto all'indipendenza, alla libera determinazione, alla giustizia sociale, all'uguaglianza, sì si potrà contare su Cuba. Anche per difendere il diritto all'alimentazione, all'educazione, alla salute, alla dignità, il diritto a una vita decorosa.

Per difendere la democrazia reale, la partecipazione vera, il godimento reale di tutti i diritti umani, si potrà contare su Cuba.

Per cooperare con lo spurio mandato di qualsiasi inviato, rappresentante o relatore imposto per mezzo della forza e del ricatto, non si potrà contare sulla collaborazione di Cuba. Per cooperare, su un piano di uguaglianza con gli altri, con il Consiglio e con i suoi meccanismi non selettivi, si potrà contare su Cuba.

Non si potrà contare sulla collaborazione di Cuba affinché si metta sotto silenzio e non si denunci il crudele blocco economico che subiamo da oltre quaranta anni e non si reclami il ritorno alla nostra Patria di cinque puri e valorosi giovani lottatori antiterroristi cubani, prigionieri ingiustamente e illegalmente nelle carceri nordamericane.

Affinché rinunciamo a un solo principio, non si potrà contare sulla collaborazione di Cuba. Per difendere il nobile ideale di costruire un mondo migliore per tutti, si potrà contare sempre su Cuba.

Infine, a nome del popolo cubano, che là nella nostra Patria sogna, costruisce e difende la sua Rivoluzione, ringrazio in modo speciale i nostri fratelli del Terzo Mondo per il loro sostegno decisivo all'elezione di Cuba come membro del Consiglio dei Diritti Umani e ribadisco che i cubani non tradiranno mai la fiducia che voi avete riposto in noi.

Per quelli che appoggiano la lotta di Cuba per i suoi diritti, che è anche la lotta per i diritti di tutti i popoli del Terzo Mondo e delle forze progressiste e democratiche nel Primo Mondo, abbiamo un messaggio: "Fino alla vittoria, sempre!".

Per quelli che aggrediscono Cuba e per i loro complici, abbiamo un altro messaggio: "Patria o Morte!".

Vinceremo!
 

 

O.Oramas Leon Ginevra, 20 giugno 2006

 

Cuba difenderà sempre i

 

diseredati del CDH della ONU

• Dichiarazioni di Juan Antonio Fernández, ambasciatore cubano a Ginevra

 

“Cuba difenderà nel Consiglio dei Diritti Umani, appena aperto a Ginevra, le sue opinioni e criteri per creare un mondo migliore, per i diritti all’educazione, alla salute e alla sovranità che necessitano milioni di diseredati nel mondo”.

 

Juan Antonio Fernández, ambasciatore cubano presso gli organismi della ONU in questa città svizzera dove l’Isola è uno dei paesi fondatori del nuovo organismo, ha fatto questa dichiarazione poco prima dell’intervento del ministro degli esteri di Cuba, Felipe Pérez Roque.

 

“Cuba è membro del Consiglio con il voto di 134 paesi, cioè più di due terzi dei membri dell’Assemblea Generale”, ha ricordato Fernández.

 

“Questo è un vero riconoscimento al nostro paese per i suoi apporti in queste tematiche, per il coraggio della sua resistenza, per la difesa dei principi e per non piegarsi mai”.

 

Parlando di un cambio reale nel nuovo CDH  l’ambasciatore cubano ha detto che : “I ricchi parlano di voltare pagina, di una nuova era, di aria fresca... se questa è davvero la disposizione, noi siamo pronti per una nuova messa a fuoco, cioè per un dialogo che porti a una vera promozione dei diritti umani.

 

Noi ci presentiamo al Consiglio con le stesse posizioni e principi nella lotta per costruire un mondo migliore, più giusto, con educazione, salute e vera democrazia partecipativa”, ha detto Juan Antonio, sottolineando che la delegazione cubana è pronta ad affrontare coloro che cercheranno d’imporre una linea di confronto.

 

Inoltre ha condannato la tradizionale politica di Washington, che vuole trasformare questo organismo internazionale in un’appendice della sua politica d’egemonia.

 

Il governo degli USA non ha avuto il coraggio di presentarsi come candidato nel Consiglio dei Diritti Umani, perchè la votazione era segreta e non avrebbero ottenuto un numero sufficiente di voti...

 

Il CDH ha iniziato le sue sessioni con la partecipazione di Kofi Annan, Segretario Generale della ONU, che ha invitato a rinnovare l’impegno con i diritti fondamentali dell’uomo ed evitare le politicizzazioni che hanno segnato la fine della precedente commissione.