Apagónes:
croce e incubo a Cuba per milioni di persone e per anni e anni.
La corrente che non è mai sicura, che se ne può andare da un
momento all'altro, che può tornare subito o chissà fra quante
ore, di giorno, di notte, a casa, al lavoro, mentre stai al
cinema, o facendo benzina, o davanti al computer: tutto che si
interrompe, tutto che va rimandato a un dopo eventuale, e poi il
caldo se sei sotto l'aria condizionata, o hai un ventilatore che
si blocca, e al tropico veramente, con questo clima così fresco,
a 34, 35, 36 gradi, con un grado di umidità del 98 per cento, si
sente! E l'acqua che se ne va perché senza corrente non c' è
acqua, e se torna subito va bene, ma altrimenti... È un dramma:
non ci si fa il bagno, non si cucina, i gabinetti si intasano,
non si lava la biancheria. E poi i mosquitos, le zanzare che ti
fanno fuori di notte, l'oscurità nella quale è ben difficile
vivere: che si fa, si va sul balcone e si aspetta? Ci si
rinfresca coi ventagli? Si mangia dopo? E i bambini che debbono
andare a letto presto? Ma anche il gas se ne va poco dopo che la
luce è andata via, e poi magari torna molto più tardi della
luce. E il malumore? E l'insonnia? E il sudore che fradicia le
lenzuola? Veramente tutti si erano un po' organizzati, chi con
candele, chi poteva con lampade d'emergenza, gli ospedali con i
gruppi elettrogeni, le riserve d'acqua, i serbatoi d'emergenza;
insomma in qualche modo ce la si faceva, ma comunque... Certo,
ci si conviveva, l'apagón era diventato quasi un compagno, un
modo di essere, una ineluttabilità con cui si doveva aver a che
fare volenti o nolenti. E ciò da quasi sempre, ossia dagli anni
sessanta in avanti. Le cause? Rotture nelle centrali elettriche,
della rete di trasmissione, sottostazioni che saltavano,
petrolio troppo pesante per le termoelettriche (il petrolio
cubano è di un tipo particolarmente pesante che richiede grandi
e costosi adattamenti delle centrali), incapacità del sistema di
reggere. Ma perchè tutto ciò?
Se si vuole dare un giudizio
obiettivo, bisogna vedere le circostanze e le cause. Innanzi
tutto la Rivoluzione: il salto del livello di vita, che si
percepì già dai primissimi anni, fece di milioni di cubani dei
consumatori molto più raffinati ed esigenti di quanto non lo
fossero prima. Perchè se la vita, fondamentalmente a La Habana,
era in buona parte luci al neon e vetrine di gran lusso, nelle
campagne, nei quartieri operai, nei quartieri poveri, nelle
bidonvilles numerosissime, essa era ben grama. Chi consumava
corrente? I dati dicono che forse un 30-35 per cento della
popolazione ne consumava da sola l'80 per cento e ne godeva ai
livelli a cui noi oggi siamo abituati, senza contare che negli
anni '50 anche per i più ricchi non c'era tutto il parco
elettrodomestico a cui noi automaticamente ci riferiamo. Ma a
Cuba c'erano paesi che nemmeno erano tali, chiamati 'caserios',
cioè piccoli centri abitati composti da bohios, cioè da capanne,
magari lontani uno o due giorni di cammino (proprio così, di
cammino, perchè ci si poteva arrivare solo a piedi,
inerpicandosi e attraversando la giungla, per di più. E qui
c'era corrente elettrica? Ma non sapevano nemmeno cosa fosse. Ci
sono tanti guerriglieri contadini che conobbero l'elettricità
quando scesero a valle vittoriosi. E la Rivoluzione la prima
cosa che fece fu quella di portare la luce a tutti, cosa che, in
un paese sottosviluppato, significò un'opera immensa sia
fisicamente, sia come portatrice di una vita più degna e con
altri valori. Fu un opera immane, ma alla fine, oltre il 90 per
cento del paese era elettrificato. Ma le cose si facevano
talmente di fretta -andavano fatte di fretta- che spesso la
carrozza fu messa davanti ai cavalli, magari senza accorgersene,
e si portava la luce ai limiti della capacità generazionale
installata. Ciò creò un vuoto che si rincorreva sempre. E poi
mica si portò solo la luce: la capacità industriale del paese
venne in tempi relativamente brevi più che decuplicata, e con
essa il consumo di elettricità. E poi chi, per la prima volta
nella propria vita e in quella della sua famiglia aveva
raggiunto il ventilatore, dopo un po' aspirava al
condizionatore; chi ebbe il frigorifero poi cercava la
lavatrice. Non sono scherzi: Già negli anni settanta erano ben
poche le case dei contadini, anche nei posti più lontani, in cui
non ci fosse una tivù, un frigorifero, vari ventilatori, e
molto, molto spesso, la lavatrice. russa, e magari non raffinata
come le nostre, e mezza manuale: ma era pur sempre una
lavatrice. E poi ancora, perchè qui, nella Rivoluzione, le cose
hanno tanti aspetti. Nulla come il sistema elettrico nazionale
cubano era così paradigmatico della situazione di dipendenza
coloniale dagli Stati uniti: era tutto in mano ai capitali
privati americani; così come d'altronde la telefonia, e il resto
dell'industria. La Rivoluzione vittoriosa nazionalizzò e si
trovò subito di fronte al blocco economico, che ebbe pesanti
conseguenze sulla generazione di elettricità. Se mancava una
vite non c'era possibilità di trovarla, non te la facevano
arrivare dal nord, che aveva fornito le termoelettriche.
Arrivarono i sovietici, i cecoslovacchi, e con loro si cercò di
porre rimedio: ma benché avessero una loro tecnologia, la
ristrutturazione elettrica fu lenta e complessa. E poi non
potevano fornire tutto loro, per cui si acquistarono intere
termoelettriche in occidente, a costi che ci si può immaginare.
E poi qui sono state descritte solo le cause legate a situazioni
contingenti, senza tenere conto di quelle dovute al clima: non
dimentichiamo che Cuba è ai tropici, e qui o non piove e c'è la
siccità e tutto si secca, e gli animali muoiono, oppure diluvia
e tutto si inonda di botto. E i cicloni? Lì non c'è tecnologia
che tenga: quando arriva il ciclone spazza via tutto e la luce
se ne va, a volte anche per una settimana, malgrado le
straordinarie misure di sicurezza che vengono prese da questo
paese, campione della prevenzione anticiclonica (basti pensare
che il Katrina passò TUTTO su Cuba, e ci furono in tutto tre
morti, mentre sappiamo bene cosa è successo altrove). Ma
insomma, con gli apagónes si viveva, e ci si conviveva, più o
meno volentieri, finché... È avvenuto il miracolo. Tutto quanto
sopra è stato elencato per spiegare le cause di fondo di questi
benedetti (?) apagónes, figli, essenzialmente, di una corsa
contro il tempo anche se, come il governo ha più volte
riconosciuto, ci sono stati una bel po' di errori e di
superficialità. Un ministro, membro addirittura dell'ufficio
politico, ci ha rimesso il posto; anche se la vera crisi, quella
seria, quella drammatica, arrivò nei primi anni 90. L'Unione
sovietica si era dissolta sola soletta, i paesi socialisti
europei se ne erano andati: il potente sostegno in cui
l'economia cubana era totalmente inserita era venuto meno. Gli
scambi precipitarono e, per quanto ci riguarda, i 12 milioni di
tonnellate di petrolio che arrivavano annualmente dall'Urss,
divennero tre dalla sera alla mattina. Addio apagónes,
arrivarono gli alumbrónes! Cioè, in slang cubano, la luce non
c'era più e ogni tanto si 'alumbraba', si accendeva. Durava due
o tre ore e poi via. Insopportabile. Fidel lanciò il grido:
"Socialismo o morte!" Cioè, se ci vogliono distruggere, avanti
pure, ma passerete sui nostri cadaveri. Ed era vero. Mentre a
Miami (e nel mondo) i benpensanti scommettevano su quanti giorni
o, al massimo, mesi, restavano alla Rivoluzione, a Cuba pian
piano le cose andavano cambiando e ristrutturandosi. Con sforzi
giganteschi ce la si fece, anche in campo energetico. Gli
alumbrónes ridiventarono apagónes e già alla fine degli anni
novanta la situazione era tornata a quella precedente. Il
periodo especial, almeno in campo energetico, era finito. E la
lezione era servita. Si poteva fare meglio. Se in piena crisi ci
si era salvati, una volta tornati alla normalità si poteva
migliorare. E così, due anni fa, Fidel prese personalmente in
mano la questione, e fino ad oggi ha diretto lui la nuova
ristrutturazione del sistema energetico nazionale, con l'impulso
e l' entusiasmo che lui, in maniera somma, sa dare e ottenere
dagli altri e gli apagónes... non ci sono più, sono finiti,
scomparsi; quasi, quasi ci si sente orfani. Quest'estate, che è
sempre il periodo di maggior consumo e quindi, tradizionalmente,
di maggiori apagónes, non ce ne sono stati, semplicemente così,
se ne sono andati. Oddio, non è che siano scomparsi del tutto,
ma quei pochissimi che si sono avvertiti erano robetta, cose da
10 minuti, e poi uno ogni tantissimo tempo, nemmeno si è notato.
E sparivano proprio nel periodo in cui in Europa, nella
sviluppatissima Europa, ne aumentava il pericolo reale perchè
tutti ormai vogliono e usano l'aria condizionata. Come si è
arrivati a questo risultato? Prima di tutto, è stata fatta una
prospezione millimetrica di tutto il sistema, sia quello
generativo sia quello trasmissivo, e si è scoperto che il 50 per
cento dell' elettricità generata andava perduto, sia per
l'inefficienza delle termoelettriche, sia per lo stato molto
deteriorato della rete di trasmissione. Centinaia, migliaia di
brigate, molte composte da tecnici volontari di altre regioni
del paese, si sono messe al lavoro, e la situazione è
migliorata, e va migliorando, rapidamente. Ma un grande
risultato si è avuto anche dalla nuova coscienza che si è venuta
creando nella popolazione consumatrice, a cui sono stati
scambiati, in buona parte, i vecchi equipaggiamenti domestici
con nuovi prodotti; sono stati consegnati milioni di metri di
guarnizioni per sostituire quelle vecchie dei frigoriferi che
facevano passare l'aria e quindi raffreddavano meno e facevano
consumare più elettricità. Da notare che tutto ciò non è
avvenuto tramite la solita rete commerciale, ma con la attiva
partecipazione dei Cdr, i Comitati di Difesa della Rivoluzione
che sono presenti in tutti gli isolati. Hanno visitato casa per
casa rilevando il numero delle lampadine e quello degli
elettrodomestici prendendone buona nota; e ad ogni casa sono
state (si stanno ancora) consegnate il numero necessario di
lampadine a basso consumo energetico, un nuovo frigorifero, se
necessario, oppure le guarnizioni per il vecchio, di una
cucinetta a gas per sostituire quelle a kerosene, e via cosÌ. Il
tutto sempre organizzato e distribuito dai Cdr, e cioè dalle
masse mobilitate, lo strumento che la Rivoluzione ha sempre
utilizzato quando si tratta di portare cambiamenti radicali alla
struttura della società. Come ai tempi dell'alfabetizzazione,
per cui furono mobilitati centinaia di migliaia di volontari. E
insieme ai Cdr, grandi protagonisti di questa rivoluzione, sono
stati e sono gli studenti universitari mobilitati nelle Buts (Brigadas
Universitarias de Trabajo Social), a cui si appellò
personalmente e direttamente Fidel nel 2005. Settantamila di
questi giovani hanno partecipato e partecipano a tempo pieno in
questa attività. Il risultato è che già oggi l'elettricità
arriva al 95 per cento della popolazione, cifra che non ammette
paragoni con il resto dei Caraibi e dell'America latina.
E quindi questa è la vera Rivoluzione energetica: Creazione di
una nuova coscienza, soprattutto in un paese in cui il prezzo
che si paga per l'elettricità è sempre molto inferiore al costo
reale, e quindi è sussidiato dalla Stato; e mobilitazione delle
masse, che rende così tutta la popolazione protagonista
cosciente di questa nuova avventura rivoluzionaria e ne rende
possibili risultati veramente rivoluzionari.