Il tema dell'illegale prigione che gli Stati
Uniti mantengono nella base navale di Guantánamo, come una
fastidiosa ciste cutanea che all'improvviso si trasforma in una
complicazione di vita o morte, si presenta all'appena sorto
Consiglio dei Diritti umani (CDH) dell'ONU.
Il nome, ora pronunciato nel CDH, di questa porzione del suolo
cubano, illegalmente in mani USA, si presenta sotto vari
aspetti vincolato coi pericoli del mondo dei nostri giorni e dei
suoi protagonisti: i "buoni" ed i "cattivi".
Le aspettative hanno appena trovato una risposta iniziale quando
cinque relatori dell'ente multinazionale, in un intervento
congiunto nel Consiglio, hanno precisato che il progetto di
legge sui metodi di interrogatorio che la Casa Bianca ha
proposto al Congresso USA viola gli standard della Convenzione
di Ginevra in materia di diritti umani.
Gli esperti Leandro Despouy (relatore speciale sull'indipendenza
della giustizia), Paul Hunt (per la salute fisica e mentale)
Asma Jahangir (per la libertà religiosa) Manfred Nowak (tortura)
e Leila Zerrougui
22/09/2006
euronews
Guantanamo: restano le prigioni della CIA
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(detenzioni arbitrarie) chiedono nuovamente la
chiusura della prigione di Guantanamo e di qualunque altra
prigione segreta, e denunciarono: "Non solo il governo
(statunitense) non ha compiuto nessun passo per chiudere il
centro di detenzione di Guantánamo, ma recentemente propose un
progetto di legge al Congresso che è una violazione degli
obblighi degli Stati Uniti in materia di diritti umani e dei
requisiti dell'articolo 3 della Convenzione di Ginevra".
Zerrougui sottolineò che hanno visto "con gran preoccupazione"
che Washington non solo non ha adottato misure per chiudere
quella prigione ma "ha costruito un nuovo edificio ed
incomincerà a funzionare alla fine di mese", come riporta
l'agenzia EFE.
L'immediata reazione, per bocca dell'ambasciatore statunitense a
Ginevra, Warren Tichenor, fu chiarificatrice: "Gli Stati Uniti
non hanno nessun interesse nell'essere il carceriere del
mondo.... Ma non potremo chiudere Guantánamo se vogliamo
continuare a proteggere noi e i nostri alleati dalla minaccia
che parte dagli uomini là detenuti".
Il presidente Bush ha appena riconosciuto, dopo esser giunto ad
un accordo tra la Casa Bianca ed i congressisti repubblicani,
che la mancanza di questa legislazione priverebbe gli Stati
Uniti di un arma fondamentale nel sua lotta al terrorismo.
Le azioni dell' 11-S diedero adito al memorandum redatto da un
assessore giuridico del Presidente che è oggi Ministro della
Giustizia, che valutò legale detenere sospetti di episodi
terroristici, incarcerarli senza termine fisso e torturarli o
farli sparire, per mezzo della CIA, in qualunque parte del mondo
col permesso dell'inquilino della Casa Bianca, che, come
comandante in capo, può usare i "metodi e mezzi per affrontare
il nemico" che consideri appropriati.
Un innegabile contributo ad adottare l'impiego di questo
"strumento" favorito di Bush. Sono pubbliche le cosiddette
tecniche di "interrogatorio coatto" che furono materia di studio
nella Scuola delle Americhe — sinistra istituzione dell'esercito
statunitense ubicata in Panama tra 1946 e 1984 — dove si trova
la culla degli scandali per torture. Lì diplomati, ritornarono
ai loro paesi per perpetrare i peggiori crimini in nome della
"libertà" e la "democrazia".
Anche innovativa é stata, in questa storia, la complicità degli
altri governi. George W.Bush, difendendo l'esistenza di prigioni
segrete controllate dalla CIA, prevenne — riportano le agenzie
di stampa — che ha intenzioni di conservarle; una starebbe in
Polonia ed un'altra in Romania.
In modo più diretto si espresse il consigliere giuridico del
Dipartimento di Stato, John Bellinger: "Quello che il Presidente
ha detto chiaramente è che l'informazione derivata
dall'interrogatorio di questi individui è stata condivisa per
salvare vite europee... i governi europei dovranno decidere se
preferiscono o no beneficiare di questa informazione".
Il quotidiano "The Daily Telegraph" ha riferito che l'ex
presidente James Cárter, da parte sua, squalificò il primo
ministro britannico, Anthony Blair, per la sua politica di
sottomissione alle linee di Washington, Blair è stato
ripetutamente criticato per non condannare, né chiedere la
chiusura della prigione di Guantanamo e limitarsi a qualificare
la sua esistenza di "anomalia".
Sarah Ludfor, una delle parlamentari a capo delle investigazioni
ordinate nel Vecchio Continente dopo il clamore causato dalle
rivelazioni del mandatario yanki, ha osservato che le
parole di Bush mettono in ridicolo i governi che, fino ad ora,
avevano respinto l'esistenza di queste prigioni.
Frattanto, l'Unione Europea annunciò che continuerà il suo
dialogo con gli USA sulla "salvaguardia" dei diritti umani nella
"lotta contro il terrorismo" ed ammise che le "carceri segrete
violano le leggi internazionali".
Mentre il CDH ha sotto il suo sguardo critico gli Stati Uniti,
nel plenario dell'Assemblea Generale dell'ONU si ripetono gli
appelli a frenare gli abusi ed illegalità che si commettono in
nome della lotta al terrorismo.
Le immagini di prigionieri con occhi ed orecchie tappati,
l'affronto di Guantánamo ed il mantenimento delle carceri
clandestine in Europa compongono il piedistallo — tra altri
elementi — del potere egemonico.
Il Consiglio dei Diritti umani dell'ONU, per tre settimane,
percorrerà una fragile strada, alla fine della quale molti sono
in attesa.