GUANTANAMO
La base militare va
chiusa prima possibile
• Ha dichiarato
Henk Kamp, ministro alla difesa olandese
17.01.06
La base militare statunitense di Guantánamo, a Cuba, dovrebbe essere chiusa quanto prima, ha assicurato il ministro olandese alla difesa, Henk Kamp. Pochi giorni fa anche la ministro degli esteri tedesca Angela Merkel ha espresso la stessa opinione.
Kamp ha dichiarato a una radio evangelica olandese, la EO, che non è d’accordo con gli Stati Uniti che mantengono in questo campo "combattenti illegali", che non sono protetti legalmente della Convenzione di Ginevra.
"Ci sono civili e ci sono soldati e non esistono differenze!" ha dichiarato.
"La soluzione ideale è che il campo chiuda e anche prima possibile" ha dichiarato in un’intervista della scorsa settimana con il settimanale tedesco Der Spiegel. La Merkel ha affermato che un’installazione come Guanátanamo non può e non deve più esistere in questa forma e che si deve cambiare il sistema e trattare in maniera differente i detenuti.
Il governo degli USA ha chiesto al Tribunale Supremo che tralasci l’appello di uno yemenita detenuto a Guantánamo, in obbedienza alle nuove leggi che limitano i ricorsi presentati da vari reclusi della base navale.
Nel novembre del 2004 il Tribunale Supremo aveva ammesso il ricorso presentato dallo yemenita Salim Ahmed Hamdan, presunto autista e guardia del corpo di Osama bin Laden, leader del gruppo terrorista Al Qaeda,contro i piani dell’amministrazione statunitense di processarlo per crimini di guerra assieme ad altri detenuti con una commissione militare.
Nel dicembre scorso però il presidente Bush ha firmato una legge con la quale si esige che i detenuti rinchiusi nella base di Guantánamo, nell’isola di Cuba, presentino i loro ricorsi d’appello, per il loro status, ai tribunali federali d’appello di Washington e non a Corti di rango minore.
Il 12 gennaio due tribunali militari hanno aperto il processo per crimini di guerra contro un altro yemenita accusato di aver protetto Bin Laden e contro un canadese accusato d’aver ucciso un medico nordamericano.
L’ultima sessione dei processi si era svolta nel mese di novembre scorso, poco prima che il Pentagono le sospendesse per i diversi dettami giudiziari contrari.
La giustizia francese ha posto in liberta, il 12 gennaio, un ex detenuto francese a Guantánamo, Murad Benchellali, che si trovava in prigione provvisoria in Francia, dopo il suo ritorno nel paese dalla base statunitense, nel luglio del 2004, hanno informato i suoi avvocati.
La liberazione di Benchellali è avvenuta tre giorni dopo quella di Nizar Sassi, un altro detenuto francese di Guantánamo, arrestato nell’autunno del 2001 nella zona di frontiera tra Pakistan e Afghanistan.
Sassi e Benchellali hanno passato due anni nella prigione degli USA e un altro anno e mezzo in prigione provvisoria in Francia, prima di riavere la libertà, concessa dal giudice antiterrorista Jean Luis Brugui. Altri due presunti terroristi islamici di nazionalità francese, Khaled Ben Mustapha e Riduan Khalid, sono stati rimpatriati in Francia nel marzo del 2005, ma sono sempre reclusi.(DPA- EFE-AFP)
La destinazione finale dei prigionieri clandestini degli Stati Uniti
Tre anni dopo l’arrivo dei primi prigionieri, il carcere internazionale degli Stati Uniti situato nella Base navale che occupa illegalmente a Guantánamo, è oggi più che mai un simbolo di torture e violazioni dei diritti umani.
Questo campo di detenzione ha aperto i cancelli l’11 gennaio del 2002 per rinchiudere i primi 20 combattenti nemici come chiama Washington i suoi prigionieri della detta crociata antiterrorista, iniziata con la guerra contro l’Afghanistan.
Da allora la Base, di 117 Km quadrati, ha ampliato le sue capacità con edifici e celle metalliche che "ospitano" 500 prigionieri di guerra di una trentina di paesi. L’anniversario si ricorda in mezzo allo scandalo delle prigioni clandestine abilitate dagli Stati Uniti in Europa dell’Est e in altre nazioni, dove si utilizzano metodi per gli interrogatori e vessazioni sperimentate e saggiate nella Base di Guantánamo.
Anche se non si parla quasi più di Abu Ghraib, è stato là che è scoppiato lo scandalo delle torture e delle vessazioni commesse da militari degli USA contro detenuti iracheni, fotografati in quelle immagini che sconvolsero il mondo.
Il peggio è che poi si è saputo che era proprio dalla cupola dell’amministrazione Bush che, in nome della sicurezza nazionale, erano partiti gli ordini di usare quei metodi con i detenuti, ossia di mettere in pratica azioni che violano gli stessi principi adottati dagli Stati Uniti.
L’allora segretario alla giustizia, Alberto González, era stato incaricato di dare "legalità" a questi procedimenti disumani che si applicano sempre e comunque a Guantánamo.
Questo triste anniversario avviene nel mezzo di un prolungato sciopero della fame di dozzine di prigionieri che protestano contro la loro reclusione a tempo indefinito, senza processo e senza accuse, reclamando un trattamento che corrisponda alla Convenzione di Ginevra per i prigionieri di guerra.
Manfred Nowak, relatore speciale della ONU per la Tortura, ha rivelato denunce, sostenendo che i carcerieri degli Stati Uniti usano metodi crudeli per alimentare a forza i prigionieri che fanno lo sciopero della fame.
Nowak ha detto che ha ricevuto relazioni ben argomentate che spiegano come le guardie e anche gli infermieri inseriscono sonde molto grosse nelle narici dei reclusi sino allo stomaco, le pongono e le ritirano brutalmente, provocando ferite e lacerazioni con vomiti sanguinosi.
Il relatore ha sottolineato che l’Ufficio dell’Alto Commissario dei Diritti Umani della ONU non può verificare la situazione dei detenuti.
Dopo molte domande di vari relatori, senza risposte, sulla detenzione arbitraria e sulla libertà dei giudici e degli avvocati, il governo degli USA ha concesso una visita molto condizionata, una sorta di "tour guidato" nel quale è stato vietato ogni contatto con i prigionieri.
"Se possiamo parlare solo con le guardie, possiamo forse chiedere – ma lei tortura? Non si svolge così una missione di verifica obiettiva!" ha sottolineato Nowak.
Se questo accade a Guantánamo, perchè non può succedere anche in altre prigioni segrete della CIA, in Afganistan, in Europa dell’Est o altre nazioni. Sull’ esistenza delle prigioni segrete esistevano forti rumori molto tempo prima dello scandalo attuale.
Nell’aprile dell’anno scorso un noto esperto della Commissione dei Diritti Umani - CDH - che ha mantenuto l’anonimato, ha confessato nella sede della ONU a Ginevra, la sua preoccupazione sulle denunce che sostenevano che gli Stati Uniti hanno anche navi trasformate in prigioni segrete.
I membri della Comunità Economica Europa della CDH hanno rifiutato di discutere le notizie sulle torture a Guantánamo, ma in questi giorni la ministro degli esteri tedesca, Angela Merkel e altri alti funzionari del Vecchio Continente hanno chiesto la chiusura della Base in questione.
La paura é la padrona della Casa Bianca
Se non ci fosse niente da nascondere, perchè il presidente Bush non avrebbe invitato nel suo ufficio i dirigente dei principali giornali e mezzi di comunicazione del paese, includendo il The New York Times e il The Washington Post, per cercare di zittire il tema delle prigioni clandestine?
Bush era accompagnato dal direttore della CIA, Porter Gross e da quello della Agenzia Nazionale dei Servizi segreti, John Negroponte, che hanno esperienza in questi temi.
Negroponte è stato ambasciatore nell’Iraq occupato e ha ripetuto lo stesso incarico in Honduras tra il 1981 e il 1985, dove fu complice dei crimini degli squadroni della morte che uccisero anche cittadini degli USA...
Con questi accompagnatori, Bush ha ottenuto il silenzio per un certo tempo della stampa degli Stati Uniti.
Quando il The Washington Post aveva pubblicato i suoi articoli sulle prigioni segrete, nel novembre scorso, diverse tra queste installazioni segrete erano appena state chiuse e gli ospiti trasferiti.
Tutto questo ci riporta di nuovo al campo di concentramento di Guantánamo, dove è probabile che siano stati trasferiti i prigionieri clandestini, probabilmente incatenati e incappucciati…come quei prigionieri che lo hanno inaugurato nel gennaio del 2002.