GUANTANAMO

Sui detenuti cinesi sequestrati ricorso a corte suprema

 

 

Washington 18.01.06

 


Finisce di fronte alla Corte Suprema degli Stati Uniti il caso di un gruppo di musulmani cinesi detenuti a Guantanamo nonostante sia stata accertata la loro innocenza. Gli avvocati dei detenuti di etnia uighur hanno deciso di portare la vicenda di fronte al massimo organo giudiziario, dopo che un giudice federale aveva ammesso che si tratta di "un caso kafkiano".

Gli uighuri sono stati prosciolti da qualsiasi accusa di essere legati al terrorismo, ma i giudici federali non hanno l'autorità per imporre al presidente George W.Bush di cambiare il loro status di 'combattenti nemici'. L'amministrazione Bush, nello stesso tempo, non sa come risolvere la questione. La persecuzione per motivi religiosi di cui l'etnia è vittima in Cina impedisce di inviarli al paese d'origine, come è stato fatto per molti altri detenuti di Guantanamo scagionati. Vari paesi interpellati per accoglierli hanno rifiutato e al momento non ci sono le condizioni per farli vivere negli Usa.

La conseguenza è che i cinesi continuano a restare a Guantanamo, sia pure in condizioni di detenzione più morbide rispetto agli altri, e rischiano di restarvi senza scadenze. Per questo gli avvocati chiedono l'intervento della Corte Suprema.

"Non solo siamo di fronte a uomini innocenti che sono adesso al loro quinto anno di detenzione - ha detto uno degli avvocati, Sabin Willett - ma si tratta anche di una vicenda che fa interrogare sul fatto se abbiamo o meno un sistema giudiziario. È una questione così rara che la Corte Suprema a nostro avviso dovrebbe intervenire immediatamente per rispondere".