GUANTANAMO
Un giudice definisce “una follia” dare diritti ai detenuti
Washington, 27 marzo 2006
Un giudice della Suprema Corte ha affermato cinicamente che sarebbe “una follia” dare diritti in un tribunale civile ai detenuti dagli USA nell’ambito della loro guerra contro il terrorismo, sequestrati nella base di Guantánamo a Cuba, ha informato AFP.
“La guerra è la guerra e non è mai successo che quando uno cattura un combattente gli debba poi concedere un processo in una corte civile”, ha detto il giudice Antonio Scalia, durante una chiacchierata nell’Università di Friburg, in Svizzera, l’8 marzo scorso, come ha pubblicato la rivista Newsweek.
“Gli stranieri nei paesi stranieri non hanno diritto alla Costituzione degli Stati Uniti”, ha aggiunto Scalia, senza specificare quali sono i diritti dei militari nordamericani per torturare selvaggiamente i musulmani e profanare la loro religione, come fanno costantemente.
Il Dipartimento della Difesa ha limitato la presenza della stampa nei processi militari organizzati dal Pentagono per giudicare i presunti terroristi sotto custodia degli USA, hanno indicatole fonti di notizie.
Questo ministero ha fatto sapere che ridurrà l’accesso dei giornalisti nelle Corti e che quelli autorizzati dovranno uscire dal tribunale ogni volta che emergeranno elementi confidenziali come parte del procedimento, ha fatto sapere PL.
Analisti politici pensano che questa disposizione rafforza la censura che la Casa Bianca ha decretato contro la stampa, dopo gli attacchi sempre più duri alla sua criticata e presunta guerra globale contro il terrorismo.
In questi processi il pubblico degli Stati Uniti non potrà
conoscere l’identità dei giudici principali e i dettagli dei vari procedimenti
legali applicati nei Tribunali Militari.