«Svolta» su Guantanamo: i prigionieri
lì rinchiusi saranno trattati secondo ciò che prescrive l'articolo 3
della Convenzione di Ginevra. La cosa è stata annunciata ieri mattina
rendendo pubblico un «memo» del ministero della difesa che, firmato da
Gordon England, il vice di Donald Rumsfeld, era stato trasmesso
venerdì scorso a tutte le divisioni del Pentagono. In esso si cita la
recente sentenza della Corte Suprema americana (che ha dichiarato
illegale la pratica di negare il rispetto della Convenzione a coloro
che vengono dichiarati «combattenti nemici») e si esortano «tutti gli
uffici e tutto il personale» ad adeguarsi. La cosa appariva grossa ed
ha subito conquistato il titolo di «notizia del giorno». Ma c'è voluto
poco - il tempo di arrivare al briefing quotidiano della Casa Bianca
con i giornalisti - per capire che non era vera né l'una né l'altra
cosa.
Al briefing, il portavoce ufficiale Tony Snow, subito assalito da
domande del tipo «che cosa cambia esattamente?» e «quando cominceranno
gli aggiustamenti?», ha subito spiegato che il «memo» del Pentagono
«non costituisce un vero rovesciamento di linea». In che senso? Nel
senso, ha spiegato Snow, che la disputa sulla Convenzione di Ginevra è
sempre stata essenzialmente accademica. La linea ufficiale è infatti
che i detenuti di Guantanamo godono già delle norme previste dalla
Convenzione perché la Casa Bianca - pur sostenendo che quei detenuti,
in quanto non appartenenti all'esercito regolare di un Paese
firmatario della Convenzione, non avevano il diritto di pretenderne il
rispetto - ha sempre applicato «volontariamente» le sue norme.
Insomma, l'unica cosa che cambia, secondo il portavoce di George Bush,
è la motivazione: prima i prigionieri di Guantanamo li trattavano bene
per semplice bontà, adesso lo faranno anche ottemperando alla sentenza
della Corte Suprema. A titolo di esempio, ciò che il citato articolo 3
della Convenzione di Ginevra proibisce è che contro i detenuti si usi
violenza, tortura o un trattamento crudele, o che venga offesa la loro
dignità personale.
La Casa bianca dunque sostiene che tutte quelle norme sono già
rispettate a Guantanamo e in questo modo si auto-assolve. Per quanto
riguarda invece l'altra cosa che l'articolo 3 della Convenzione di
Ginevra prescrive, e cioè che per «sentenza» si deve intendere solo
quella «pronunciata da un tribunale regolarmente costituito che
fornisca tutte le garanzie giudiziarie riconosciute indispensabili dai
popoli civilizzati», l'auto-assoluzione non era proprio possibile
perché neanche Bush può sostenere che le «commissioni militari», cioè
i tribunali speciali creati per giudicare i prigionieri di Guantanamo,
corrispondano seppure vagamente a quella descrizione. E infatti su
questo l'amministrazione è impegnata a «interpretare la sentenza della
Corte Suprema», come ha detto ieri Steven Bradbury, un assistente del
ministro della Giustizia Alberto Gonzales.
Che vuol dire «interpretare» la sentenza della Corte Suprema? Da
quello che si capisce, la posizione della Casa bianca è che i
tribunali speciali non vanno aboliti in quanto illegali, come tutti
avevano capito che avesse detto la Corte Suprema, ma vanno «corretti»
per renderli legali. Un'operazione per la quale la Casa Bianca chiede
l'aiuto del Congresso. Il problema è che trasferire la giurisdizione
sui prigionieri di Guantanamo dai tribunali speciali a quelli ordinari
sarebbe estremamente rischioso perché i tribunali ordinari, anche
quelli militari, «offrono tante di quelle protezioni - ha detto
candidamente Mister Bradbury - da rendere gli imputati del tutto
inutili alla lotta contro il terrorismo». I senatori hanno accolto
quelle parole guardandosi l'un l'altro con stupore, forse pensando di
non aver capito bene. Ma il rappresentante del ministero della
Giustizia ha subito chiarito il concetto: «A quel punto non si
riuscirebbe più a sapere niente da loro». La richiesta al Congresso è
di fare una legge che legalizzi i tribunali speciali, magari
espurgandoli di alcune delle loro norme più infami. Ma almeno stando
alle prime reazioni non sembra una strada in discesa. «Se davvero la
Casa Bianca pretende di salvare quei tribunali facendo qualche
cambiamento marginale andrà incontro a una lunga estate calda», ha
detto Lindsay Graham, senatore repubblicano.