F.Pantarelli www.ilmanifesto.it - New York 12 luglio 2006

 

 

GUANTANAMO

C'è Ginevra per tutti. La Casa bianca cede e ammette un «cambio di strategia»: per la prima volta la famosa convenzione sui prigionieri si estende ai «nemici combattenti» murati vivi a Guantanamo

 

 

 

«Svolta» su Guantanamo: i prigionieri lì rinchiusi saranno trattati secondo ciò che prescrive l'articolo 3 della Convenzione di Ginevra. La cosa è stata annunciata ieri mattina rendendo pubblico un «memo» del ministero della difesa che, firmato da Gordon England, il vice di Donald Rumsfeld, era stato trasmesso venerdì scorso a tutte le divisioni del Pentagono. In esso si cita la recente sentenza della Corte Suprema americana (che ha dichiarato illegale la pratica di negare il rispetto della Convenzione a coloro che vengono dichiarati «combattenti nemici») e si esortano «tutti gli uffici e tutto il personale» ad adeguarsi. La cosa appariva grossa ed ha subito conquistato il titolo di «notizia del giorno». Ma c'è voluto poco - il tempo di arrivare al briefing quotidiano della Casa Bianca con i giornalisti - per capire che non era vera né l'una né l'altra cosa.
Al briefing, il portavoce ufficiale Tony Snow, subito assalito da domande del tipo «che cosa cambia esattamente?» e «quando cominceranno gli aggiustamenti?», ha subito spiegato che il «memo» del Pentagono «non costituisce un vero rovesciamento di linea». In che senso? Nel senso, ha spiegato Snow, che la disputa sulla Convenzione di Ginevra è sempre stata essenzialmente accademica. La linea ufficiale è infatti che i detenuti di Guantanamo godono già delle norme previste dalla Convenzione perché la Casa Bianca - pur sostenendo che quei detenuti, in quanto non appartenenti all'esercito regolare di un Paese firmatario della Convenzione, non avevano il diritto di pretenderne il rispetto - ha sempre applicato «volontariamente» le sue norme. Insomma, l'unica cosa che cambia, secondo il portavoce di George Bush, è la motivazione: prima i prigionieri di Guantanamo li trattavano bene per semplice bontà, adesso lo faranno anche ottemperando alla sentenza della Corte Suprema. A titolo di esempio, ciò che il citato articolo 3 della Convenzione di Ginevra proibisce è che contro i detenuti si usi violenza, tortura o un trattamento crudele, o che venga offesa la loro dignità personale.
La Casa bianca dunque sostiene che tutte quelle norme sono già rispettate a Guantanamo e in questo modo si auto-assolve. Per quanto riguarda invece l'altra cosa che l'articolo 3 della Convenzione di Ginevra prescrive, e cioè che per «sentenza» si deve intendere solo quella «pronunciata da un tribunale regolarmente costituito che fornisca tutte le garanzie giudiziarie riconosciute indispensabili dai popoli civilizzati», l'auto-assoluzione non era proprio possibile perché neanche Bush può sostenere che le «commissioni militari», cioè i tribunali speciali creati per giudicare i prigionieri di Guantanamo, corrispondano seppure vagamente a quella descrizione. E infatti su questo l'amministrazione è impegnata a «interpretare la sentenza della Corte Suprema», come ha detto ieri Steven Bradbury, un assistente del ministro della Giustizia Alberto Gonzales.
Che vuol dire «interpretare» la sentenza della Corte Suprema? Da quello che si capisce, la posizione della Casa bianca è che i tribunali speciali non vanno aboliti in quanto illegali, come tutti avevano capito che avesse detto la Corte Suprema, ma vanno «corretti» per renderli legali. Un'operazione per la quale la Casa Bianca chiede l'aiuto del Congresso. Il problema è che trasferire la giurisdizione sui prigionieri di Guantanamo dai tribunali speciali a quelli ordinari sarebbe estremamente rischioso perché i tribunali ordinari, anche quelli militari, «offrono tante di quelle protezioni - ha detto candidamente Mister Bradbury - da rendere gli imputati del tutto inutili alla lotta contro il terrorismo». I senatori hanno accolto quelle parole guardandosi l'un l'altro con stupore, forse pensando di non aver capito bene. Ma il rappresentante del ministero della Giustizia ha subito chiarito il concetto: «A quel punto non si riuscirebbe più a sapere niente da loro». La richiesta al Congresso è di fare una legge che legalizzi i tribunali speciali, magari espurgandoli di alcune delle loro norme più infami. Ma almeno stando alle prime reazioni non sembra una strada in discesa. «Se davvero la Casa Bianca pretende di salvare quei tribunali facendo qualche cambiamento marginale andrà incontro a una lunga estate calda», ha detto Lindsay Graham, senatore repubblicano.