GUANTANAMO

 

Se il nemico non è combattente

Caccia alle streghe Il 55% dei detenuti in tuta arancione non ha mai commesso atti ostili nei confronti degli Usa. Solo il 5% è stato catturato dai marines.


| Venerdi 17 Febbraio 2006 | MI. CO.|

 

Chi sono i cinquecento dannati di Guantanamo che l'Amministrazione statunitense definisce «combattenti nemici» privandoli dei diritti dei prigionieri di guerra? E chi li ha condotti nell'inferno carcerario condannato dalle Nazioni unite e dalle principali organizzazioni non governative internazionali? Secondo un recente studio di un'università americana la maggioranza dei prigionieri rinchiusi a Camp delta non ha mai commesso atti ostili nei confronti degli Usa e solo una piccola percentuale dei reclusi è stata catturata dall'esercito a stelle e strisce. Lo studio del dipartimento di legge della Seton Hall University del New Jersey - condotto su documenti declassificati dell'esercito - mostra che il 55% dei «nemici combattenti» non è accusato di aver condotto alcun attacco contro le forze statunitensi né i loro alleati. Solo il 5% degli inquilini della prigione nell'isola di Cuba - che ha preso i nomi di X Ray camp, poi Camp delta e infine Camp V - è stato catturato dagli americani. Il restante 95% è stato portato all'inferno dai militari o dai servizi segreti pakistani o dall'Alleanza del nord afghana. Si tratta in entrambi i casi di forze che appoggiano la cosiddetta «guerra al terrorismo» degli Usa, ma che in Afghanistan perseguono obiettivi da essa indipendenti e la cui democraticità è praticamente nulla. Insomma è molto probabile che nelle celle della baia di Guantanamo siano finiti molti elementi sgraditi al governo di Musharraf e ai tagiki del nord dell'Afghanistan e pochi membri di al Qaeda o taleban.

L'indagine della Seton Hall University parla esplicitamente di cacciatori di taglie che avrebbero consegnato agli Usa i presunti jihadisti per poi far perdere subito dopo le proprie tracce, senza che fosse possibile verificare il legame dei catturati con organizzazioni dell'estremismo musulmano. A riprova di questa caccia alle streghe al documento è allegato un volantino, distribuito in Afghanistan, dove si invita la popolazione «a diventare ricchi e potenti oltre ogni immaginazione consegnando alle autorità taleban e combattenti di al Qaeda». Il rapporto continua impietoso: secondo gli documenti statunitensi consultati, solo pochi prigionieri sono pericolosi e occupano posti di rilievo nelle organizzazioni terroristiche.

Per giustificarne la detenzione è stata adottata una definiziane così ampia di al Qaeda o taleban da considerarne appartenente chiunque abbia anche solo parlato con membri di questi gruppi. Uno degli aspetti più controversi è quello di aver considerato «combattenti nemici» tutti i taleban, un'organizzazione che costringeva all'arruolamento i ragazzi dai 12 anni in su. Un «combattente nemico» detenuto a Guantanamo era un assistente cuoco dei taleban. Una situazione che imbarazza il Pentagono. Il dipartimento della difesa Usa, in maniera non ufficiale, ormai lo ammette: non più di una settantina di qui prigionieri potranno mai essere accusati formalmente di qualche reato.