20 maggio 2006 - M. Cocco - www.ilmanifesto.it

 

 

GUANTANAMO

'Onu: chiudere tutte le carceri come Camp delta. Per la prima volta un gruppo di detenuti attacca le guardie. Tramonto con rivolta


 

Quattro detenuti hanno cercato di suicidarsi ieri nel campo americano. E quando le guardie sono intervenute, gli altri prigionieri le hanno attaccate. La rivolta scoppia proprio nel giorno in cui il Comitato contro la tortura dell'Onu chiede agli Usa di chiudere tutti i carceri segreti.

Il portavoce militare statunitense Robert Durand ha provato a limitare l'impatto della notizia dichiarando: «Per fermare i disordini è stato usato il minimo della forza». Ma gli incidenti avvenuti giovedì nel carcere di Guantanamo e rivelati ieri dal dipartimento della difesa Usa rappresentano qualcosa di mai visto finora: per la prima volta un gruppo di prigionieri ha attaccato i propri carcerieri nella prigione dove il governo nordamericano detiene circa 500 sospetti terroristi. Nell'area denominata «Camp4», quella che ospita i detenuti considerati meno pericolosi, dieci reclusi hanno fronteggiato con «armi» artigianali ricavate da ventilatori e lampade i secondini accorsi per fermare un finto tentativo di suicidio (in realtà una trappola) in quello che Amnesty international ha definito «il gulag dei tempi moderni». Dopo aver sedato la rivolta «con il minimo della forza», i militari hanno spedito i rivoltosi nel reparto di massima sicurezza.
Poche ore prima della sommossa scattata quando le guardie sono entrate in una cella per bloccare quello che sembrava un tentativo d'impiccagione, tre uomini avevano tentato di suicidarsi ingerendo dosi massicce di farmaci: curati per overdose sarebbero fuori pericolo. Sono decine i tentativi di suicidio ammessi dalle autorità statunitensi. Quelli di ieri sono arrivati subito prima di una dura condanna delle Nazioni unite contro gli Usa.
Il governo statunitense deve chiudere il carcere di Guantanamo e tutte le prigioni segrete della cosiddetta «guerra al terrorismo», perché queste strutture sono illegali e rappresentano una violazione palese delle leggi internazionali. L'atto d'accusa contro l'amministrazione guidata da George W. Bush questa volta non arriva da un'organizzazione per la difesa dei diritti umani, ma dalle Nazioni unite, dal loro Comitato contro la tortura. Il Comitato - organismo indipendente di 10 membri - ha anche condannato tutti quei trattamenti che possono essere considerati a tutti gli effetti «torture», come il cosiddetto «water-boarding», l'immersione in acqua della testa del detenuto fin quasi al soffocamento, le umiliazioni sessuali e l'utilizzo dei cani contro i detenuti. La Casa Bianca ha risposto subito: gli interrogatori dei prigionieri di Guantanamo avvengono «completamente all'interno del diritto americano», ha dichiarato il portavoce Tony Snow. Secondo il Dipartimento di Stato le raccomandazioni della Commissione contengono «inaccuratezze legali e fattuali». Il consigliere legale del Dipartimento di Stato, John Bellinger, ha ammesso che «chiaramente ci sono stati atti di abuso in passato e abbiamo fatto uno sforzo per assicurare che non si ripetano». Ma le rassicurazioni di Bellinger non possono bastare, perché secondo le Nazioni unite gli Stati uniti «devono assicurare che nessuno sia tenuto prigioniero in alcun carcere segreto sotto il proprio (americano) controllo effettivo». «Tenere prigioniere delle persone in queste condizioni - conclude il documento dell'Onu - costituisce di per sé una violazione della Convenzione», il trattato del 1987 contro la tortura. Il rapporto del Comitato Onu arriva dopo un colloquio a Ginevra, dove ha sede il quartier generale dell'organizzazione, con una delegazione di 25 funzionari statunitensi. Questi ultimi si sono rifiutati di ammettere persino l'esistenza di prigioni segrete, ma hanno confermato che 29 persone sono morte mentre si trovavano detenute, per sospetti «abusi».
Le critiche del Comitato giungono quattro anni dopo l'arrivo dei primi «sospetti terroristi» a Guantanamo, in un momento in cui le pressioni internazionali per la chiusura della struttura si sono fatte particolarmente insistenti. In risposta allo sdegno suscitato da quei 759 musulmani che (secondo l'ultima lista pubblicata dal ministero della difesa Usa) dopo l'invasione dell' Afghanistan dell'ottobre 2001, sono stati tenuti prigionieri senza diritti a Guantanamo, l'Amministrazione Bush negli ultimi mesi ha iniziato a svuotare quelle gabbie da pollaio dove esseri umani vengono privati dei più elementari diritti civili. L'altro ieri sono stati rilasciati 15 sauditi, la settimana scorsa sono stati liberati cinque uiguri, cittadini cinesi della provincia semiautonoma dello Xinjiang: negli ultimi mesi sono stati 192 i detenuti rilasciati e rimpatriati.