Il 7 febbraio del 1901, il presidente
Tomás Estrada Palma firmò l’accordo di cessione di una zona del
territorio cubano al Governo degli Stati Uniti per la costruzione
della Base Navale di Guantánamo.
La baia di Guantánamo, chiamata "la borsa", è una delle più grande e
profonde di Cuba e fu scoperta da Cristoforo Colombo nel suo secondo
viaggio nel Nuovo Mondo, il 30 aprile del 1494.
Dispone di caratteristiche naturali molto speciali: profondità,
sicurezza e capacità, per ricevere grandi navi; per secoli fu
particolarmente inutilizzata poiché i colonizzatori spagnoli non
furono capaci d’apprezzarne le qualità.
Dopo un tentativo d’occupare la baia da parte degli inglesi, nel
luglio del 1741, che pretendevano di stabilire lì una base
d’operazioni, il governo coloniale spagnolo comprese finalmente
l’importanza strategica della zona.
GLI STATI UNITI METTONO GLI
OCCHI SU CUBA
Agli inizi del XIX secolo, gli USA resero pubblico il loro obiettivo
d’impadronirsi di Cuba per la sua posizione geografica privilegiata,
le sue risorse naturali e le caratteristiche storiche e sociali della
popolazione.
La gestione per l’acquisto dell’Isola dalla Spagna avvenne nel 1805,
nel 1807 e 1808, ma, come si legge nella relazione centrale del Primo
Congresso del PCC, se per una volta la cocciutaggine spagnola fu utile
all’Isola, lo fu proprio in occasione del rifiuto sistematico
d’acconsentire a quelle operazioni di compra vendita che
reiteratamente gli Stati Uniti proposero alla Spagna nel secolo
scorso.
Nel 1823 il segretario di stato John Quince Adams, propose la sua
"tesi della frutta matura" che annunciava come Cuba sarebbe caduta
irrimediabilmente nelle mani nordamericane nel momento in cui non
fosse più stata colonia spagnola. In quello stesso anno il presidente
James Monroe elaborò la Dottrina che porta il suo nome e che avverte
le potenze europee che "l’America è riservata unicamente ed
esclusivamente agli americani..."
Nello stesso tempo, i vicini del Nord intorpidirono e cercarono di
impedire lo sviluppo, per anni, dei tentativi dei cubani di divenire
indipendenti.
Nel 1859 gli imprenditori nordamericani avevano investimenti per 50
milioni di pesos nell’Isola, soprattutto nell’industria dello
zucchero, del tabacco, nei giacimenti di ferro, cromo e magnesio. Nel
1898 compresero che esistevano condizioni propizie per intervenire
nella guerra prima dell’imminente crollo dell’impero coloniale
spagnolo e dell’avanzata irresistibile dell’esercito liberatore.
Approfittando dei crescenti sentimenti di simpatia che la causa cubana
risvegliava nella popolazione nordamericana, il Congresso degli USA
approvò nell’aprile del 1898 una Risoluzione Congiunta che propiziò
l’intervento nordamericano nel conflitto spagnolo. La guerra spagnola
– cubana - nordamericana, definita da Lenin come la prima guerra
imperialista di rapina, ebbe come centro delle sue azioni principali
le province orientali e della zona di Guantánamo.
Il 16 luglio del 1898 si firmò la capitolazione e il 10 dicembre di
quell’anno fu firmato il Trattato di Parigi. Gli Stati Uniti
s’impadronirono di Porto Rico, Le Filippine e Guam.
Cuba rimase come "territorio speciale" dal quale i nordamericani si
sarebbero ritirati dopo la pacificazione. Il governo interventista,
con il generale Wood in testa, convocò un’Assemblea Costituente
incaricata di redigere la Carta Magna, la Costituzione della futura
Repubblica.
Per porre ben chiare le basi delle ulteriori relazioni tra Cuba e gli
USA, gli occupanti esercitarono forti pressioni e imposero il
tristemente famoso Emendamento Platt, che in due clausole incideva
sulla sovranità nazionale, perché rappresentavano gravi implicazioni
per l’autodeterminazione della nascente Repubblica.
La Clausola 3 dell’Emendamento Platt riservava il diritto agli Stati
Uniti d’intervenire per la preservazione dell’indipendenza di Cuba e
il sostegno di un governo adeguato ai loro interessi, mentre la
Clausola 7 obbligava Cuba a cedere zone del suo territorio per lo
stabilimento di basi navali o per il carbone.
Lo storiografo Miguel Di Stefano Pisano, nel suo libro "Diritto dei
trattati", sostiene che l’Emendamento Platt è divenuto una spada di
Damocle, il cui filo sono le concessioni navali. Per gli occupanti la
forza dell’appendice costituzionale radicava precisamente nella
clausola delle basi militari.
L’8 novembre del 1902 il governo nordamericano sollecitò a carattere
perpetuo l’affitto dei territori della Baia di Nipe Bahía Honda,
Cienfuegos e Guantánamo, ma per via della violenta reazione popolare,
si limitò a Bahía Honda e Guantánamo.
Una delle prime figure della lotta indipendentista cubana, Juan
Gualberto Gómez, fece udire la sua voce avvertendo che gli articoli 3
e 7 dell’Emendamento Platt "… Equivalgono alla consegna ai
nordamericani delle chiavi di casa nostra, per permettere loro
entrarvi a qualsiasi ora... di giorno o di notte, con propositi buoni
o cattivi ...e che...la finalità non è altro che la brama di potere
sui futuri governi di Cuba e sulla sovranità della Repubblica
Cubana..."
Dopo molti negoziati, il 10 dicembre del 1903, gli Stati Uniti presero
in consegna il territorio corrispondente alla Base Navale di
Guantánamo; mediante un accordo complementare firmato il 2 luglio del
1903 il governo degli USA s’impegnò a pagare duemila pesos l’anno in
monete d’oro nordamericane - circa 4085 dollari al cambio attuale –
una cifra ridicola che gli USA continuano a depositare e che Cuba non
riscuote dal Trionfo della Rivoluzione del 1959.
Stando a un’analisi del Dott. Fernando Álvarez Tabío, nell’articolo
"La base navale di Guantanamo e il diritto internazionale", si legge
che il contratto d’affitto della base navale manca di esistenza legale
e di validità giuridica perché è viziata nei suoi elementi essenziali
(...) per l’impossibilità del governo di Cuba di cedere perpetuamente
un pezzo del territorio nazionale ...e perché il consenso fu strappato
con violenza morale, ingiusta e incontrastabile.
Gli Stati Uniti tralasciarono Bahía Honda e si concentrarono a
Guantánamo. L’elezione di questa baia aveva un obiettivo strategico
perché per il suo straordinario valore e le caratteristiche
geografiche permetteva di assicurare il predominio militare nei
Caraibi e di mettere gli occhi sul Canale interoceanico di Panama, i
cui diritti di costruzione erano stati acquistati proprio nel 1903.
UN SECOLO D’INFAMIA
Durante un secolo d’esistenza, la base nordamericana di Guantánamo è
stata scenario di capitoli e avvenimenti vergognosi. Gli investimenti
degli USA nell’Isola si moltiplicarono nella prima metà del secolo
scorso con la costruzione dell’acquedotto necessario, poi
nell’industria dello zucchero, delle ferrovie e dell’elettricità. Il
vizio, la prostituzione e il contrabbando fiorivano e proliferavano
dopo l’arrivo dei militari nordamericani, in un affare molto
redditizio per la borghesia locale.
La presenza della base navale di Guantánamo ebbe ripercussioni anche
nella vita politica della zona. Nel 1919 e nel 1922 i marines uscirono
dalla base per "proteggere le centrali dello zucchero" e altri
interessi economici nordamericani di fronte alla ribellione del
Partito degli Indipendentisti Negri, dopo il sollevamento de La
Chambelona e alla rivolta dei liberali contro il governo di Menocal.
Durante l’ultima guerra di liberazione comandata da Fidel con
l’esercito Ribelle, la base di Guantánamo divenne un punto di
rifornimento e stazionamento dell’aviazione del tiranno Batista, che
bombardava e mitragliava indiscriminatamente i contadini e la
popolazione civile nelle zone liberate.
Di lì partirono le truppe per invadere altri paesi, come Haiti nel
1915, la Repubblica Dominicana nel 1918...
Dopo il trionfo rivoluzionario nel 1959, la basa navale USA era
divenuta il rifugio di assassini e torturatori dell’ex regime di
Fulgencio Batista. È sempre stata usata come piattaforma per le
aggressioni contro l’Isola, per la partenza per le infiltrazioni di
agenti nemici, per rifornire le bande controrivoluzionarie, con piani
d’aggressione che giustifichino l’invasione diretta dell’Isola. È un
centro di spionaggio radio elettronico e punti di concentrazione di
navi e arerei che possono in un breve tempo imporre un blocco navale a
Cuba.
In tutti questi anni la base navale è stata un centro di provocazioni
e violazioni contro Cuba e contro i guardia frontiera incaricati di
custodire il perimetro esterno.
I dati ufficiali del 1962 sino all’agosto del 1992, segnalano più di
13 mila provocazioni che includono spari di fucile e pistola - due
giovani guarda frontiera cubano furono uccisi in questo modo -
mitragliatrici, carri armati e cannoni puntati, il lancio d’oggetti,
frasi e gesti osceni, rompere i recinti, violazione degli spazi
aererei e marittimi con navi, aerei ed elicotteri...
L’ultimo ruolo nefasto nella storia della base è il suo utilizzo come
carcere, dove sono confinati circa 500 detenuti accusati d’essere
terroristi o d’avere vincoli con il terrorismo, che sono sottoposti a
torture fisiche e psicologiche senza diritto all’assistenza legale o a
un degno processo.
Il mondo civile si scandalizza e rabbrividisce di fronte alle immagini
terribili di uomini incatenati e ridotti a livelli di degradazione
umana estrema, alimentati a forza per lo sciopero della fame che hanno
iniziato per protestare contro le condizioni infernali della prigione.
A questi prigionieri sono negate le relazioni con i propri avvocati e
con rappresentanti delle organizzazioni umanitarie e delle Nazioni
Unite.
La Costituzione della Repubblica di Cuba, approvata dalla popolazione
il 24 febbraio del 1976 nell’Articolo 11 afferma che: ..."L’Isola
condanna e considera illegali io nulli i trattati, patti e concessioni
concordati in condizioni di disuguaglianza e che non riconoscono o
diminuiscono la sovranità e l’integrità territoriale dell’Isola. Per
questo Cuba esige dagli Stati Uniti la restituzione del territorio di
Guantánamo perché – come ha dichiarato Fidel - ...questa base è in
loro potere contro la volontà del nostro popolo, è un pugnale piantato
nel cuore della terra cubana!"
http://www.granma.cu/italiano/2006/marzo/vier24/guantanamo.html
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Riporto un
articolo pubblicato su "El nuevo Diario" di Managua, Nicaragua, il
25/06/2003
Uno sguardo
sul mondo
Chi può negare che a Cuba ci sia un
gran numero di prigionieri che soffrono le condizioni carcerarie più
rigorose che esistono oggi nel mondo? Per loro non c’è giorno né
notte, perché tengono sempre gli occhi bendati nelle tenebre. Hanno
anche tappate le orecchie e rimangono in perpetuo silenzio. Sono
privati di tutte le sensazioni tattili, perché tengono le mani
foderate da una specie di guanti, sono centinaia di prigionieri dei
quali i loro nomi non è dato conoscere e non si sa di cosa li si
accusa. Non sono giudicati e neppure condannati. Non hanno difensori e
stanno scontando una sentenza infinita perché non hanno un termine.
Questi prigionieri a Cuba non sono però i prigionieri di Fidel Castro:
sono i prigionieri di Bush a Guantánamo. Stanno individualmente in
gabbie e vestiti con tute arancio che tutti abbiamo visto, però di
essi non sappiamo nulla. Siccome sono prigionieri di Bush e non di
Fidel la stampa USA e non europea non dice niente di essi. E io
domando se l’UE ha protestato per costoro. Se ha chiesto esigendo
perentoriamente dagli Stati Uniti che vengano posti in libertà come si
esige da Cuba la liberazione immediata dei 75 cosiddetti dissidenti.
Altra domanda che faccio è: a Cuba si protegge il terrorismo da parte
del presidente Bush? Grazie ad una legge chiamata "Ley de adjuste
cubano", una legge che non è cubana, bensì nordamericana, ed è
applicata solamente per Cuba ed a nessun altro paese al mondo,
chiunque arrivi negli USA sequestrando un aereo o un’imbarcazione a
Cuba, gli si concede subito, diritto di residenza, soldi e un lavoro
immediato. Invece alla maggioranza dei cubani che chiedono il visto
per entrare legalmente negli Stati Uniti questo non gli viene concesso
o solo con difficoltà. Non è questo un modo di promuovere il
terrorismo in Cuba? Dunque chi lo promuove non è Fidel, bensì Bush.
Chi arriva da qualsiasi altra parte del mondo per vivere negli Usa si
chiama "immigrante" però colui che arriva da Cuba si chiama
"esiliato". Non esistono immigrati cubani negli Stati Uniti. Una
pratica molto comune del potere nordamericano è falsare il linguaggio.
Falsificare le parole cambiando un nome per un altro. Di fatto, questo
è mentire spudoratamente. Così per esempio invece della parola
conquistare usano la parola liberare. Ora si conia una parola nuova
per applicarla a Cuba: è quella di "dissidente". Proprio il
significato della parola dissentire è non essere d’accordo, pensare in
altro modo. Però questa parola la applicano coloro che cospirano,
promuovono la sovversione e agiscono per la caduta dello stato cubano.
Io domando: quando qualcuno protesta in qualche altro paese (che non
sia Cuba) s’incarcerano coloro che vogliono abbattere lo stato? Lessi
recentemente una critica che si faceva a Cuba perché due senatori
cileni volevano venire in visita ufficiale per riunirsi con
"dissidenti" e fu detto loro che potevano venire come turisti per
questo proposito, però non in visita ufficiale. E io domando negli USA
concedono il visto a qualcuno per sollecitare a riunirsi con i
sovversivi? E un’altra mia domanda è la seguente: se qualcuno (sia lo
stesso intellettuale onesto che l’UE) protesta perché sono state
giustiziate 3 persone a Cuba che hanno attuato un sequestro perché non
si protesta in modo così veemente (come quando si tratta di Cuba) per
i 165 giustiziati in Texas mentre Bush era governatore di questo
stato? E’ etico questo? Con l’aggravante per gli Usa che i giustiziati
lì sono in gran maggioranza negri e in molti casi anche minori d’età e
infermi mentali. Pochi giorni fa lessi la notizia della condanna a
morte di 6 persone in Guatemala, fu una notizia minuscola di 5 righe
in un riquadro; ma dopo la pubblicazione di questa notizia non ho
visto nessuna protesta in questo periodico, né in nessun altro. La mia
domanda è la seguente: fino a che punto è certo che si è contro la
pena di morte quando avvengono 6 fucilazioni in Guatemala e non si
dice niente, mentre quando avviene a Cuba lo scandalo è mondiale e
d’incredibili proporzioni? Non sarà che non è contro la pena morte che
si muove la stampa internazionale, bensì contro Cuba e Fidel Castro? E
gli intellettuali che come intellettuali dovrebbero essere almeno un
poco intelligenti non se ne rendono conto? Secondo le informazioni di
Amnesty International, i condannati a morte nel 2002 furono 1560.
Nessuna di queste esecuzioni avvenne a Cuba. E quanti protestarono per
queste 1560 esecuzioni? Gli intellettuali che si sono prestati per la
campagna anticubana non se ne rendono conto? Le 3 esecuzioni a Cuba e
l’arresto di 75 persone sono avvenute in circostanze molto speciali e
coloro che si ritengono onesti non lo possono ignorare. Si tratta di
un paese che sta sul piede di guerra col pericolo quotidiano di essere
invaso [N.d.R. - con il pretesto di una crisi migratoria provocata
dagli stessi USA]. Il governo Bush nel momento che ha condotto a fine
la guerra con l’Iraq ha dichiarato che Cuba sta nella lista degli
obiettivi militari suscettibili di invasione e distruzione di massa. E
i cubani anticastristi negli Stati Uniti hanno lanciato la parola
d’ordine di guerra: Iraq oggi, Cuba domani. Fidel in un discorso
spiegò ampiamente al popolo cubano e al mondo la situazione di
pericolo per quello che stava attraversando Cuba e quali sono state le
ragioni per le quali si sono visti obbligati a prendere una misura
tanto drastica come l’incarcerazione dei 75 cospiratori al soldo della
rappresentanza USA all’Avana e giustiziato i 3 sequestratori che sono
stati incoraggiati dalla legge di accoglienza degli USA. Io volevo
ascoltare questo discorso a Managua, perché nessuno conosceva le
ragioni del perché Cuba era ricorsa a misure talmente drastiche. Non
ho potuto ascoltarlo, perché il discorso trasmesso via satellite da
L’Avana fu interferito. Posso avere il dubbio di quale governo
interferì nella trasmissione via satellite? In questo ho visto una
violazione al diritto di informazione cui hanno diritto tutti i popoli
della terra [N.d.R. - è del 23/09/03 la notizia che i "liberatori" USA
non permetteranno più al net-work arabo "Al-Jazeera" di trasmettere
dall'Iraq, Paese nel quale "i nostri" si trovano per esportare il loro
modello di democrazia]. Questo solo dovrebbe bastare per coloro che
onestamente si pronunciarono contro Cuba, si rendano conto che
l’opinione pubblica viene manipolata per le stesse ragioni che l'hanno
manipolata e distorta oggi contro la guerra in Iraq e contro la stessa
Cuba in questi decenni. Questo è solo un inganno in più. Fidel Castro
nel suo discorso internazionalmente censurato spiega che non è un
sostenitore dell’applicazione della pena capitale. A Cuba da tempo non
la si applicava e questa volta l’applicarono per minacce di guerra
contro lo stato cubano. Gli stessi che condannano Cuba per la mancanza
di libertà di espressione sono coloro che impediscono la diffusione
via satellite di un discorso di un capo di stato. Gli stessi che
accusano Cuba di violazione dei diritti umani, sono coloro che stanno
commettendo in Iraq la più grande violazione di questi diritti che non
si sia mai vista al mondo dai tempi di Hitler. Coloro che condannano
Cuba per i 3 giustiziati, stanno realizzando a Baghdad una distruzione
tale che non avvenne in questa città dal XIII sec. Inoltre dichiarano
[strategia della "guerra preventiva"] che sono disposti a fare lo
stesso con altri paesi e popoli: inclusa Cuba [con tanti saluti al
diritto internazionale e all'ONU ].
Traduzione di ANGI - Redazione di
Aldo Garuti
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Il governo cubano è molto prudente e non reagisce alle continue
provocazioni USA. La Base Navale, territorio cubano illegalmente
occupato dagli USA sin dal 1903, è stata imposta con una clausola
capestro (il famigerato Emendamento Platt) in condizioni inique dalle
forze militari occupanti statunitensi che erano intervenute
pretestuosamente contro gli spagnoli, per usurpare della loro
legittima vittoria i patrioti indipendentisti cubani, estromessi poi,
di fatto, dal trattato di pace dell'allora costruenda repubblica
cubana, ultima colonia spagnola.
Si tratta per Cuba, in effetti, di un'umiliante forma di vassallaggio
di tipo neo-coloniale che, dopo la guerra fredda, non trova nemmeno
alcuna utilità strategica per gli USA, ma è una pura affermazione di
dominio imperialista.
In passato serviva ad assicurare il controllo del Canale di Panama,
che (per inciso) si trova in uno Stato creato artificialmente dagli
USA, staccandolo, di fatto, dalla Colombia, per esercitarvi un maggior
controllo, che in anni recenti è arrivato fino all'occupazione
militare con migliaia di vittime civili, formalmente per deporre il
dittatore Noriega ("faccia d'ananas"), il quale stava lì perché prima
ce l'avevano messo proprio gli stessi Stati Uniti.
Tornando alla Base Navale, questa è stata immediatamente contestata
dal governo rivoluzionario sin dal 1959 e ci sono stati anche
incidenti di frontiera per ripetute provocazioni da parte dei militari
USA, tanto che una località nelle vicinanze si chiama Martires de la
Frontera, in memoria dei cubani ivi caduti. Come le rispettive Forze
Navali della "Guardia Costera" e della "U.S. Coast Guard", le autorità
militari dei 2 Paesi mantengono comunque, da alcuni anni, un canale di
comunicazione a livello locale e, in generale, discreti rapporti di
vicinato, tenuto conto delle condizioni esistenti. Cuba è costretta a
far buon viso a cattiva sorte e le provocazioni da parte del suo
potente vicino del Nord sono, in ogni modo, infinite, a prescindere da
Guantánamo.
Ad esempio, per giustificare un intervento militare, gli USA
potrebbero scatenare una crisi migratoria incontrollata come quella di
Mariel nel 1981, onde poter poi sostenere che ne è minacciata la loro
sicurezza nazionale, argomento a loro molto caro e che invocano, ad
ogni occasione, a propria esclusiva discrezione.
In effetti, l’Amministrazione Bush usa la questione migratoria come
arma politica contro Cuba, non concedendo i 20.000 visti all'anno,
previsti dagli accordi in vigore tra i 2 Paesi, ai cittadini cubani
che desiderino recarsi legalmente negli USA, salvo poi incentivare con
ogni mezzo l'emigrazione clandestina, favorita da una criminale e
genocida "Legge d’Aggiustamento" cubano che, in deroga alle restanti
leggi migratorie USA, concede residenza, nazionalità ed agevolazioni
ai soli cittadini cubani, in ogni caso definiti "esiliati", che
arrivino a toccare il suolo USA, indipendentemente dal fatto che, per
riuscirvi, abbiano sequestrato e dirottato ad es. un aereo o
un'imbarcazione o che si siano macchiati di altri gravi crimini.
Il flusso migratorio da Cuba verso gli USA è in sé alquanto modesto,
poiché oltre il 95% degli immigrati negli States arriva invece dal
confinante Messico (oltre 1 milione all'anno) e proprio lì, sulla
frontiera USA-Messico, stanno, infatti, ora costruendo un muro
iper-tecnologico sollecitato dalle organizzazioni razziste e xenofobe
nordamericane e osteggiato dalle organizzazioni per i diritti civili.
Da Cuba il flusso è invece di poche migliaia, grosso modo
corrispondente a quello proveniente dal Canada, Paese più o meno
uguale per popolazione a Cuba. Per gli USA, però, non esistono
"emigrati" cubani, ma solo "esiliati"... I cubani, al pari degli altri
immigrati, in realtà non desiderano andare negli USA per ragioni
"politiche" (la maggior parte, tra l'altro, sono dei semplici
ragazzini), ma per comprensibili e legittime aspettative di
miglioramento "economico", di fatto, precluse nel proprio Paese
sottoposto ad un crudele ed illegale "bloqueo", il più lungo mai
conosciuto nella storia.
Una questione periodicamente riproposta dagli USA, con finalità
meramente politiche, è quella dei diritti umani, che a Cuba sono
invece garantiti infinitamente di più e meglio che negli USA, come di
recente hanno eloquentemente confermato le recenti esperienze
dell'uragano Katrina, dello stesso carcere di Guantánamo e di Abu
Grahib e i voli segreti della CIA, anche in Europa. Prima usavano
dire, come pretesto, che Cuba era un tentacolo dell'Unione Sovietica
e, ora che questa non c'è più, minacciano e attuano pesanti interventi
di destabilizzazione finalizzati a rovesciare il governo
rivoluzionario, invocando il presunto mancato rispetto dei diritti
umani. Lo scopo è in realtà quello di favorirne un'annessione di
fatto, in accordo ai principi della dottrina Monroe, che risalgono al
1800, e ai principi di J. Quince Adams, secondo la quale Cuba sarebbe
un frutto maturo destinato a cadere nel giardino USA.
Se c'è un posto a Cuba dove i diritti umani sono costantemente violati
è proprio nella Base Navale di Guantánamo, ove attualmente ci sono
circa 500 detenuti di differenti nazionalità classificati come
"combattenti nemici", per non doverli riconoscere come "prigionieri di
guerra", cui andrebbero invece concessi i diritti sanciti dalla
Convenzione di Ginevra. Quasi tutti sono detenuti lì da 5 anni e senza
nemmeno un capo d'imputazione, in violazione allo stesso ordinamento
giuridico degli Stati Uniti.
Questa è l'ennesima prova della doppia morale e dell'ipocrisia in tema
di diritti umani da parte degli USA e dei suoi codardi alleati
dell'Unione Europea che, per non dar troppo dispiacere al loro
alleato-padrone, si sono rifiutati di discutere in sede ONU nella
Commissione per i Diritti Umani a Ginevra la questione, sollevata
proprio da Cuba, delle ripetute violazioni, abusi e torture commesse
dai soldati USA.
Proprio non riesco a sentirmi onorato di essere un cittadino
dell'Unione Europea...
Aldo Garuti