19 luglio 2006 M.A.Alvarez - www.radiocittaperta.it

 

 

GUANTANAMO

La base navale USA: un pugnale nel cuore della terra cubana
 

 

 

Il 7 febbraio del 1901, il presidente Tomás Estrada Palma firmò l’accordo di cessione di una zona del territorio cubano al Governo degli Stati Uniti per la costruzione della Base Navale di Guantánamo.
La baia di Guantánamo, chiamata "la borsa", è una delle più grande e profonde di Cuba e fu scoperta da Cristoforo Colombo nel suo secondo viaggio nel Nuovo Mondo, il 30 aprile del 1494.

Dispone di caratteristiche naturali molto speciali: profondità, sicurezza e capacità, per ricevere grandi navi; per secoli fu particolarmente inutilizzata poiché i colonizzatori spagnoli non furono capaci d’apprezzarne le qualità.

Dopo un tentativo d’occupare la baia da parte degli inglesi, nel luglio del 1741, che pretendevano di stabilire lì una base d’operazioni, il governo coloniale spagnolo comprese finalmente l’importanza strategica della zona.
 


GLI STATI UNITI METTONO GLI OCCHI SU CUBA
 


Agli inizi del XIX secolo, gli USA resero pubblico il loro obiettivo d’impadronirsi di Cuba per la sua posizione geografica privilegiata, le sue risorse naturali e le caratteristiche storiche e sociali della popolazione.

La gestione per l’acquisto dell’Isola dalla Spagna avvenne nel 1805, nel 1807 e 1808, ma, come si legge nella relazione centrale del Primo Congresso del PCC, se per una volta la cocciutaggine spagnola fu utile all’Isola, lo fu proprio in occasione del rifiuto sistematico d’acconsentire a quelle operazioni di compra vendita che reiteratamente gli Stati Uniti proposero alla Spagna nel secolo scorso.

Nel 1823 il segretario di stato John Quince Adams, propose la sua "tesi della frutta matura" che annunciava come Cuba sarebbe caduta irrimediabilmente nelle mani nordamericane nel momento in cui non fosse più stata colonia spagnola. In quello stesso anno il presidente James Monroe elaborò la Dottrina che porta il suo nome e che avverte le potenze europee che "l’America è riservata unicamente ed esclusivamente agli americani..."

Nello stesso tempo, i vicini del Nord intorpidirono e cercarono di impedire lo sviluppo, per anni, dei tentativi dei cubani di divenire indipendenti.

Nel 1859 gli imprenditori nordamericani avevano investimenti per 50 milioni di pesos nell’Isola, soprattutto nell’industria dello zucchero, del tabacco, nei giacimenti di ferro, cromo e magnesio. Nel 1898 compresero che esistevano condizioni propizie per intervenire nella guerra prima dell’imminente crollo dell’impero coloniale spagnolo e dell’avanzata irresistibile dell’esercito liberatore.

Approfittando dei crescenti sentimenti di simpatia che la causa cubana risvegliava nella popolazione nordamericana, il Congresso degli USA approvò nell’aprile del 1898 una Risoluzione Congiunta che propiziò l’intervento nordamericano nel conflitto spagnolo. La guerra spagnola – cubana - nordamericana, definita da Lenin come la prima guerra imperialista di rapina, ebbe come centro delle sue azioni principali le province orientali e della zona di Guantánamo.

Il 16 luglio del 1898 si firmò la capitolazione e il 10 dicembre di quell’anno fu firmato il Trattato di Parigi. Gli Stati Uniti s’impadronirono di Porto Rico, Le Filippine e Guam.

Cuba rimase come "territorio speciale" dal quale i nordamericani si sarebbero ritirati dopo la pacificazione. Il governo interventista, con il generale Wood in testa, convocò un’Assemblea Costituente incaricata di redigere la Carta Magna, la Costituzione della futura Repubblica.

Per porre ben chiare le basi delle ulteriori relazioni tra Cuba e gli USA, gli occupanti esercitarono forti pressioni e imposero il tristemente famoso Emendamento Platt, che in due clausole incideva sulla sovranità nazionale, perché rappresentavano gravi implicazioni per l’autodeterminazione della nascente Repubblica.

La Clausola 3 dell’Emendamento Platt riservava il diritto agli Stati Uniti d’intervenire per la preservazione dell’indipendenza di Cuba e il sostegno di un governo adeguato ai loro interessi, mentre la Clausola 7 obbligava Cuba a cedere zone del suo territorio per lo stabilimento di basi navali o per il carbone.

Lo storiografo Miguel Di Stefano Pisano, nel suo libro "Diritto dei trattati", sostiene che l’Emendamento Platt è divenuto una spada di Damocle, il cui filo sono le concessioni navali. Per gli occupanti la forza dell’appendice costituzionale radicava precisamente nella clausola delle basi militari.

L’8 novembre del 1902 il governo nordamericano sollecitò a carattere perpetuo l’affitto dei territori della Baia di Nipe Bahía Honda, Cienfuegos e Guantánamo, ma per via della violenta reazione popolare, si limitò a Bahía Honda e Guantánamo.

Una delle prime figure della lotta indipendentista cubana, Juan Gualberto Gómez, fece udire la sua voce avvertendo che gli articoli 3 e 7 dell’Emendamento Platt "… Equivalgono alla consegna ai nordamericani delle chiavi di casa nostra, per permettere loro entrarvi a qualsiasi ora... di giorno o di notte, con propositi buoni o cattivi ...e che...la finalità non è altro che la brama di potere sui futuri governi di Cuba e sulla sovranità della Repubblica Cubana..."

Dopo molti negoziati, il 10 dicembre del 1903, gli Stati Uniti presero in consegna il territorio corrispondente alla Base Navale di Guantánamo; mediante un accordo complementare firmato il 2 luglio del 1903 il governo degli USA s’impegnò a pagare duemila pesos l’anno in monete d’oro nordamericane - circa 4085 dollari al cambio attuale – una cifra ridicola che gli USA continuano a depositare e che Cuba non riscuote dal Trionfo della Rivoluzione del 1959.

Stando a un’analisi del Dott. Fernando Álvarez Tabío, nell’articolo "La base navale di Guantanamo e il diritto internazionale", si legge che il contratto d’affitto della base navale manca di esistenza legale e di validità giuridica perché è viziata nei suoi elementi essenziali (...) per l’impossibilità del governo di Cuba di cedere perpetuamente un pezzo del territorio nazionale ...e perché il consenso fu strappato con violenza morale, ingiusta e incontrastabile.

Gli Stati Uniti tralasciarono Bahía Honda e si concentrarono a Guantánamo. L’elezione di questa baia aveva un obiettivo strategico perché per il suo straordinario valore e le caratteristiche geografiche permetteva di assicurare il predominio militare nei Caraibi e di mettere gli occhi sul Canale interoceanico di Panama, i cui diritti di costruzione erano stati acquistati proprio nel 1903.
 


UN SECOLO D’INFAMIA



Durante un secolo d’esistenza, la base nordamericana di Guantánamo è stata scenario di capitoli e avvenimenti vergognosi. Gli investimenti degli USA nell’Isola si moltiplicarono nella prima metà del secolo scorso con la costruzione dell’acquedotto necessario, poi nell’industria dello zucchero, delle ferrovie e dell’elettricità. Il vizio, la prostituzione e il contrabbando fiorivano e proliferavano dopo l’arrivo dei militari nordamericani, in un affare molto redditizio per la borghesia locale.

La presenza della base navale di Guantánamo ebbe ripercussioni anche nella vita politica della zona. Nel 1919 e nel 1922 i marines uscirono dalla base per "proteggere le centrali dello zucchero" e altri interessi economici nordamericani di fronte alla ribellione del Partito degli Indipendentisti Negri, dopo il sollevamento de La Chambelona e alla rivolta dei liberali contro il governo di Menocal.

Durante l’ultima guerra di liberazione comandata da Fidel con l’esercito Ribelle, la base di Guantánamo divenne un punto di rifornimento e stazionamento dell’aviazione del tiranno Batista, che bombardava e mitragliava indiscriminatamente i contadini e la popolazione civile nelle zone liberate.

Di lì partirono le truppe per invadere altri paesi, come Haiti nel 1915, la Repubblica Dominicana nel 1918...

Dopo il trionfo rivoluzionario nel 1959, la basa navale USA era divenuta il rifugio di assassini e torturatori dell’ex regime di Fulgencio Batista. È sempre stata usata come piattaforma per le aggressioni contro l’Isola, per la partenza per le infiltrazioni di agenti nemici, per rifornire le bande controrivoluzionarie, con piani d’aggressione che giustifichino l’invasione diretta dell’Isola. È un centro di spionaggio radio elettronico e punti di concentrazione di navi e arerei che possono in un breve tempo imporre un blocco navale a Cuba.

In tutti questi anni la base navale è stata un centro di provocazioni e violazioni contro Cuba e contro i guardia frontiera incaricati di custodire il perimetro esterno.

I dati ufficiali del 1962 sino all’agosto del 1992, segnalano più di 13 mila provocazioni che includono spari di fucile e pistola - due giovani guarda frontiera cubano furono uccisi in questo modo - mitragliatrici, carri armati e cannoni puntati, il lancio d’oggetti, frasi e gesti osceni, rompere i recinti, violazione degli spazi aererei e marittimi con navi, aerei ed elicotteri...

L’ultimo ruolo nefasto nella storia della base è il suo utilizzo come carcere, dove sono confinati circa 500 detenuti accusati d’essere terroristi o d’avere vincoli con il terrorismo, che sono sottoposti a torture fisiche e psicologiche senza diritto all’assistenza legale o a un degno processo.

Il mondo civile si scandalizza e rabbrividisce di fronte alle immagini terribili di uomini incatenati e ridotti a livelli di degradazione umana estrema, alimentati a forza per lo sciopero della fame che hanno iniziato per protestare contro le condizioni infernali della prigione. A questi prigionieri sono negate le relazioni con i propri avvocati e con rappresentanti delle organizzazioni umanitarie e delle Nazioni Unite.

La Costituzione della Repubblica di Cuba, approvata dalla popolazione il 24 febbraio del 1976 nell’Articolo 11 afferma che: ..."L’Isola condanna e considera illegali io nulli i trattati, patti e concessioni concordati in condizioni di disuguaglianza e che non riconoscono o diminuiscono la sovranità e l’integrità territoriale dell’Isola. Per questo Cuba esige dagli Stati Uniti la restituzione del territorio di Guantánamo perché – come ha dichiarato Fidel - ...questa base è in loro potere contro la volontà del nostro popolo, è un pugnale piantato nel cuore della terra cubana!"

 


http://www.granma.cu/italiano/2006/marzo/vier24/guantanamo.html
 


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Riporto un articolo pubblicato su "El nuevo Diario" di Managua, Nicaragua, il 25/06/2003
 


Uno sguardo sul mondo

 

 

Chi può negare che a Cuba ci sia un gran numero di prigionieri che soffrono le condizioni carcerarie più rigorose che esistono oggi nel mondo? Per loro non c’è giorno né notte, perché tengono sempre gli occhi bendati nelle tenebre. Hanno anche tappate le orecchie e rimangono in perpetuo silenzio. Sono privati di tutte le sensazioni tattili, perché tengono le mani foderate da una specie di guanti, sono centinaia di prigionieri dei quali i loro nomi non è dato conoscere e non si sa di cosa li si accusa. Non sono giudicati e neppure condannati. Non hanno difensori e stanno scontando una sentenza infinita perché non hanno un termine. Questi prigionieri a Cuba non sono però i prigionieri di Fidel Castro: sono i prigionieri di Bush a Guantánamo. Stanno individualmente in gabbie e vestiti con tute arancio che tutti abbiamo visto, però di essi non sappiamo nulla. Siccome sono prigionieri di Bush e non di Fidel la stampa USA e non europea non dice niente di essi. E io domando se l’UE ha protestato per costoro. Se ha chiesto esigendo perentoriamente dagli Stati Uniti che vengano posti in libertà come si esige da Cuba la liberazione immediata dei 75 cosiddetti dissidenti. Altra domanda che faccio è: a Cuba si protegge il terrorismo da parte del presidente Bush? Grazie ad una legge chiamata "Ley de adjuste cubano", una legge che non è cubana, bensì nordamericana, ed è applicata solamente per Cuba ed a nessun altro paese al mondo, chiunque arrivi negli USA sequestrando un aereo o un’imbarcazione a Cuba, gli si concede subito, diritto di residenza, soldi e un lavoro immediato. Invece alla maggioranza dei cubani che chiedono il visto per entrare legalmente negli Stati Uniti questo non gli viene concesso o solo con difficoltà. Non è questo un modo di promuovere il terrorismo in Cuba? Dunque chi lo promuove non è Fidel, bensì Bush. Chi arriva da qualsiasi altra parte del mondo per vivere negli Usa si chiama "immigrante" però colui che arriva da Cuba si chiama "esiliato". Non esistono immigrati cubani negli Stati Uniti. Una pratica molto comune del potere nordamericano è falsare il linguaggio. Falsificare le parole cambiando un nome per un altro. Di fatto, questo è mentire spudoratamente. Così per esempio invece della parola conquistare usano la parola liberare. Ora si conia una parola nuova per applicarla a Cuba: è quella di "dissidente". Proprio il significato della parola dissentire è non essere d’accordo, pensare in altro modo. Però questa parola la applicano coloro che cospirano, promuovono la sovversione e agiscono per la caduta dello stato cubano. Io domando: quando qualcuno protesta in qualche altro paese (che non sia Cuba) s’incarcerano coloro che vogliono abbattere lo stato? Lessi recentemente una critica che si faceva a Cuba perché due senatori cileni volevano venire in visita ufficiale per riunirsi con "dissidenti" e fu detto loro che potevano venire come turisti per questo proposito, però non in visita ufficiale. E io domando negli USA concedono il visto a qualcuno per sollecitare a riunirsi con i sovversivi? E un’altra mia domanda è la seguente: se qualcuno (sia lo stesso intellettuale onesto che l’UE) protesta perché sono state giustiziate 3 persone a Cuba che hanno attuato un sequestro perché non si protesta in modo così veemente (come quando si tratta di Cuba) per i 165 giustiziati in Texas mentre Bush era governatore di questo stato? E’ etico questo? Con l’aggravante per gli Usa che i giustiziati lì sono in gran maggioranza negri e in molti casi anche minori d’età e infermi mentali. Pochi giorni fa lessi la notizia della condanna a morte di 6 persone in Guatemala, fu una notizia minuscola di 5 righe in un riquadro; ma dopo la pubblicazione di questa notizia non ho visto nessuna protesta in questo periodico, né in nessun altro. La mia domanda è la seguente: fino a che punto è certo che si è contro la pena di morte quando avvengono 6 fucilazioni in Guatemala e non si dice niente, mentre quando avviene a Cuba lo scandalo è mondiale e d’incredibili proporzioni? Non sarà che non è contro la pena morte che si muove la stampa internazionale, bensì contro Cuba e Fidel Castro? E gli intellettuali che come intellettuali dovrebbero essere almeno un poco intelligenti non se ne rendono conto? Secondo le informazioni di Amnesty International, i condannati a morte nel 2002 furono 1560. Nessuna di queste esecuzioni avvenne a Cuba. E quanti protestarono per queste 1560 esecuzioni? Gli intellettuali che si sono prestati per la campagna anticubana non se ne rendono conto? Le 3 esecuzioni a Cuba e l’arresto di 75 persone sono avvenute in circostanze molto speciali e coloro che si ritengono onesti non lo possono ignorare. Si tratta di un paese che sta sul piede di guerra col pericolo quotidiano di essere invaso [N.d.R. - con il pretesto di una crisi migratoria provocata dagli stessi USA]. Il governo Bush nel momento che ha condotto a fine la guerra con l’Iraq ha dichiarato che Cuba sta nella lista degli obiettivi militari suscettibili di invasione e distruzione di massa. E i cubani anticastristi negli Stati Uniti hanno lanciato la parola d’ordine di guerra: Iraq oggi, Cuba domani. Fidel in un discorso spiegò ampiamente al popolo cubano e al mondo la situazione di pericolo per quello che stava attraversando Cuba e quali sono state le ragioni per le quali si sono visti obbligati a prendere una misura tanto drastica come l’incarcerazione dei 75 cospiratori al soldo della rappresentanza USA all’Avana e giustiziato i 3 sequestratori che sono stati incoraggiati dalla legge di accoglienza degli USA. Io volevo ascoltare questo discorso a Managua, perché nessuno conosceva le ragioni del perché Cuba era ricorsa a misure talmente drastiche. Non ho potuto ascoltarlo, perché il discorso trasmesso via satellite da L’Avana fu interferito. Posso avere il dubbio di quale governo interferì nella trasmissione via satellite? In questo ho visto una violazione al diritto di informazione cui hanno diritto tutti i popoli della terra [N.d.R. - è del 23/09/03 la notizia che i "liberatori" USA non permetteranno più al net-work arabo "Al-Jazeera" di trasmettere dall'Iraq, Paese nel quale "i nostri" si trovano per esportare il loro modello di democrazia]. Questo solo dovrebbe bastare per coloro che onestamente si pronunciarono contro Cuba, si rendano conto che l’opinione pubblica viene manipolata per le stesse ragioni che l'hanno manipolata e distorta oggi contro la guerra in Iraq e contro la stessa Cuba in questi decenni. Questo è solo un inganno in più. Fidel Castro nel suo discorso internazionalmente censurato spiega che non è un sostenitore dell’applicazione della pena capitale. A Cuba da tempo non la si applicava e questa volta l’applicarono per minacce di guerra contro lo stato cubano. Gli stessi che condannano Cuba per la mancanza di libertà di espressione sono coloro che impediscono la diffusione via satellite di un discorso di un capo di stato. Gli stessi che accusano Cuba di violazione dei diritti umani, sono coloro che stanno commettendo in Iraq la più grande violazione di questi diritti che non si sia mai vista al mondo dai tempi di Hitler. Coloro che condannano Cuba per i 3 giustiziati, stanno realizzando a Baghdad una distruzione tale che non avvenne in questa città dal XIII sec. Inoltre dichiarano [strategia della "guerra preventiva"] che sono disposti a fare lo stesso con altri paesi e popoli: inclusa Cuba [con tanti saluti al diritto internazionale e all'ONU ].

Traduzione di ANGI - Redazione di Aldo Garuti
 


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Il governo cubano è molto prudente e non reagisce alle continue provocazioni USA. La Base Navale, territorio cubano illegalmente occupato dagli USA sin dal 1903, è stata imposta con una clausola capestro (il famigerato Emendamento Platt) in condizioni inique dalle forze militari occupanti statunitensi che erano intervenute pretestuosamente contro gli spagnoli, per usurpare della loro legittima vittoria i patrioti indipendentisti cubani, estromessi poi, di fatto, dal trattato di pace dell'allora costruenda repubblica cubana, ultima colonia spagnola.

Si tratta per Cuba, in effetti, di un'umiliante forma di vassallaggio di tipo neo-coloniale che, dopo la guerra fredda, non trova nemmeno alcuna utilità strategica per gli USA, ma è una pura affermazione di dominio imperialista.

In passato serviva ad assicurare il controllo del Canale di Panama, che (per inciso) si trova in uno Stato creato artificialmente dagli USA, staccandolo, di fatto, dalla Colombia, per esercitarvi un maggior controllo, che in anni recenti è arrivato fino all'occupazione militare con migliaia di vittime civili, formalmente per deporre il dittatore Noriega ("faccia d'ananas"), il quale stava lì perché prima ce l'avevano messo proprio gli stessi Stati Uniti.

Tornando alla Base Navale, questa è stata immediatamente contestata dal governo rivoluzionario sin dal 1959 e ci sono stati anche incidenti di frontiera per ripetute provocazioni da parte dei militari USA, tanto che una località nelle vicinanze si chiama Martires de la Frontera, in memoria dei cubani ivi caduti. Come le rispettive Forze Navali della "Guardia Costera" e della "U.S. Coast Guard", le autorità militari dei 2 Paesi mantengono comunque, da alcuni anni, un canale di comunicazione a livello locale e, in generale, discreti rapporti di vicinato, tenuto conto delle condizioni esistenti. Cuba è costretta a far buon viso a cattiva sorte e le provocazioni da parte del suo potente vicino del Nord sono, in ogni modo, infinite, a prescindere da Guantánamo.

Ad esempio, per giustificare un intervento militare, gli USA potrebbero scatenare una crisi migratoria incontrollata come quella di Mariel nel 1981, onde poter poi sostenere che ne è minacciata la loro sicurezza nazionale, argomento a loro molto caro e che invocano, ad ogni occasione, a propria esclusiva discrezione.

In effetti, l’Amministrazione Bush usa la questione migratoria come arma politica contro Cuba, non concedendo i 20.000 visti all'anno, previsti dagli accordi in vigore tra i 2 Paesi, ai cittadini cubani che desiderino recarsi legalmente negli USA, salvo poi incentivare con ogni mezzo l'emigrazione clandestina, favorita da una criminale e genocida "Legge d’Aggiustamento" cubano che, in deroga alle restanti leggi migratorie USA, concede residenza, nazionalità ed agevolazioni ai soli cittadini cubani, in ogni caso definiti "esiliati", che arrivino a toccare il suolo USA, indipendentemente dal fatto che, per riuscirvi, abbiano sequestrato e dirottato ad es. un aereo o un'imbarcazione o che si siano macchiati di altri gravi crimini.

Il flusso migratorio da Cuba verso gli USA è in sé alquanto modesto, poiché oltre il 95% degli immigrati negli States arriva invece dal confinante Messico (oltre 1 milione all'anno) e proprio lì, sulla frontiera USA-Messico, stanno, infatti, ora costruendo un muro iper-tecnologico sollecitato dalle organizzazioni razziste e xenofobe nordamericane e osteggiato dalle organizzazioni per i diritti civili. Da Cuba il flusso è invece di poche migliaia, grosso modo corrispondente a quello proveniente dal Canada, Paese più o meno uguale per popolazione a Cuba. Per gli USA, però, non esistono "emigrati" cubani, ma solo "esiliati"... I cubani, al pari degli altri immigrati, in realtà non desiderano andare negli USA per ragioni "politiche" (la maggior parte, tra l'altro, sono dei semplici ragazzini), ma per comprensibili e legittime aspettative di miglioramento "economico", di fatto, precluse nel proprio Paese sottoposto ad un crudele ed illegale "bloqueo", il più lungo mai conosciuto nella storia.

Una questione periodicamente riproposta dagli USA, con finalità meramente politiche, è quella dei diritti umani, che a Cuba sono invece garantiti infinitamente di più e meglio che negli USA, come di recente hanno eloquentemente confermato le recenti esperienze dell'uragano Katrina, dello stesso carcere di Guantánamo e di Abu Grahib e i voli segreti della CIA, anche in Europa. Prima usavano dire, come pretesto, che Cuba era un tentacolo dell'Unione Sovietica e, ora che questa non c'è più, minacciano e attuano pesanti interventi di destabilizzazione finalizzati a rovesciare il governo rivoluzionario, invocando il presunto mancato rispetto dei diritti umani. Lo scopo è in realtà quello di favorirne un'annessione di fatto, in accordo ai principi della dottrina Monroe, che risalgono al 1800, e ai principi di J. Quince Adams, secondo la quale Cuba sarebbe un frutto maturo destinato a cadere nel giardino USA.

Se c'è un posto a Cuba dove i diritti umani sono costantemente violati è proprio nella Base Navale di Guantánamo, ove attualmente ci sono circa 500 detenuti di differenti nazionalità classificati come "combattenti nemici", per non doverli riconoscere come "prigionieri di guerra", cui andrebbero invece concessi i diritti sanciti dalla Convenzione di Ginevra. Quasi tutti sono detenuti lì da 5 anni e senza nemmeno un capo d'imputazione, in violazione allo stesso ordinamento giuridico degli Stati Uniti.

Questa è l'ennesima prova della doppia morale e dell'ipocrisia in tema di diritti umani da parte degli USA e dei suoi codardi alleati dell'Unione Europea che, per non dar troppo dispiacere al loro alleato-padrone, si sono rifiutati di discutere in sede ONU nella Commissione per i Diritti Umani a Ginevra la questione, sollevata proprio da Cuba, delle ripetute violazioni, abusi e torture commesse dai soldati USA.

Proprio non riesco a sentirmi onorato di essere un cittadino dell'Unione Europea...

Aldo Garuti