GUANTANAMO

 


UNA POSSIBILE VITTORIA ALMENO PER LA LIBERTA’ D’INFORMAZIONE

 

24.02.06 New York

 


Nomi e interrogatori di tutti i detenuti nell’enclave americana della base militare di Guantanamo a Cuba dovranno essere integralmente resi noti dal Pentagono entro il 3 marzo – a meno di ulteriori sviluppi giudiziari di segno diverso – in seguito a un’ordinanza del giudice federale di New York Jed S.Rakoff che, per la seconda volta in meno di un mese, ha dato ragione all’agenzia di stampa statunitense Associated Press (AP) in un processo intentato al Pentagono nell’autunno 2004 in base alla legge per la libertà d’informazione (Freedom of Information Act).

 

Sono almeno 550 i verbali d’interrogatorio in questione, mentre nel campo di concentramento allestito dopo l’attentato alle tori gemelle del 2001 e la successiva invasione dell’Afghanistan, sono ancora rinchiuse a Guantanamo - dopo essere state a quanto pare anche oggetto di torture - 490 persone di identità mai resa nota, sospettate e mai formalmente incriminate,di coinvolgimento con il terrorismo, per lo più di area talebana. Solo 10 sono stati incriminati finora. Alcuni sono prigionieri da oltre 4 anni. Sono stati finora circa 400 i processi intentati invano in difesa di quei detenuti.

 

“Il governo ha tentato di fare di Guantanamo un ‘buco nero’ sin da quando ha aperto la struttura - ha detto Jonathan Hafez della facoltà di Legge della New York University – ma questa decisione rimette ora le cose in ordine”.

 

Verrà invece riconfermato e prorogato a quanto pare senza difficoltà il 1° marzo, dopo un po’ di ritocchi solo “cosmetici”, il contestato “Patriot Act”, duro provvedimento antiterrorismo pesantemente restrittivo delle libertà civili varato alla fine del 2001; in base alle sue norme, basterà esibire il segno della pace ed avere un comportamento che causa disordine in un’assemblea pubblica per rischiare fino a un anno di galera. Inutilmente vi si sono opposti alcuni senatori, primo fra tutti Russ Feingold che continua ad accusare la Casa Bianca di “retorica intransigente e fuorviante, perché giudica segno di debolezza qualsiasi tentativo di proteggere le libertà civili”.
[MISNA]