IL PRESIDENTE IRANIANO HA RICEVUTO IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI CUBA
8 febbraio 2006 |
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Prima di recarsi in Pakistan assieme alla sua delegazione, il ministro degli esteri cubano Felipe Pérez Roque ha compiuto una visita nella Repubblica Islamica dell’Iran. Felipe ha consegnato al presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad l’invito ufficiale del presidente Fidel Castro a partecipare alla XIV Conferenza Summit del Movimento dei Paesi Non Allineati (NOAL).
Intanto le nubi di una possibile guerra continuano ad addensarsi su questo paese islamico.
L’aeronautica militare degli USA è pronta ad attaccare l’Iran nel caso che le pressioni contro questo paese non bastino a far abbandonare a Teheran il suo programma nucleare, ha riportato martedì il quotidiano ‘The Times’.
Il giornale londinese assicura nella sua edizione digitale che il comando nordamericano “sta considerando attivamente l’uso della forza militare” per vanificare il detto programma che, secondo quanto assicura l’Iran, ha fini pacifici.
Il dispositivo statunitense di attacco è conformato dalle basi aeree installate nell’Afghanistan occidentale, nell’Iraq orientale, in Turchia, Qatar e nel sud dell’Oman, nonché dalle portaerei schierate nel Golfo Persico, dotate di aerei armati con proiettili da crociera del tipo Tomahawk. Secondo la pubblicazione potrebbero venire utilizzati anche bombardieri strategici B-2 con voli diretti dalle basi militari negli USA.
Sam Gardiner, colonnello ritirato della Forza Aerea nordamericana, ha detto che gli attacchi aerei potrebbero durare una settimana. Ma questo sarebbe solo l’inizio, giacché il Pentagono dovrebbe colpire altri obiettivi, stimati in 125 e comprendenti installazioni militari.
Le fonti citate dal quotidiano assicurano che gli iraniani si sono preparati all’eventualità di un colpo aereo e per questo le installazioni più sensibili sono state costruite a decine di metri sottoterra e sono protette da muri di cemento armato, oltre che dalla difesa antiaerea.
In ogni modo, attacchi di questa natura contro l’Iran genererebbero un nuovo conflitto nella zona dalle incalcolabili proporzioni, scrive ‘The Times’. |