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COMUNICATO STAMPA DELLA MISSIONE PERMANENTE DI CUBA PRESSO LE NAZIONI UNITE
– LUNEDI’ 20 FEBBRAIO 2006 –
Cuba non sarà complice né rimarrà in silenzio davanti all’evidente pretesa di imporre la creazione del Consiglio dei Diritti Umani alle condizioni che esigono gli Stati Uniti e i loro principali alleati, i veri responsabili del discredito e della manipolazione dei lavori della Commissione dei Diritti Umani.
Pochi organismi del sistema delle Nazioni Unite sono state oggetto di tanta manipolazione politica da parte degli Stati Untii e dei suoi principali alleati occidentale come la Commissione dei Diritti Umani.
Lo scorso anno, quegli stessi paesi hanno assestato la stoccata finale alla credibilità dell’organismo nell’opporsi all’adozione di un progetto di risoluzione diretto ad arrestare l’impunità ed il silenzio complice adottato dai governi europei e da altri alleati occidentali difronte all’applicazione della tortura e ad altre gravi violazioni dei diritti umani, normalmente praticate nella Base Navale di Guantánamo ed altrove all’ombra della cosiddetta guerra contro il terrorismo che le autorità di Washington proclamo di condurre.
I responsabili di questo deplorevole stato di cose hanno un piano per sacrificare nuovamente gli interessi dei più e forzare nei prossimi giorni la creazione del Consiglio dei Diritti Umani corrispondendo cosí alle esigenze della politica imperiale degli Stati Uniti, con la compiacenza e la compicità delle antiche metropoli coloniali europee.
Le manovre per giungere ad un accomodamento a discapito delle aspettative e le rivendicazioni dei popoli del Sud e della maggioranza di quelli del Nord sono iniziate diverso tempo fa.
Richiama fortemente l’attenzione che la creazione del nuovo Consiglio dei Diritti Umani fosse l’unico elemento sostanziale del Rapporto del Gruppo di Alto Livello sulle Minacce, le Sfide e il Cambiamento, redatto dal Segretario Generale congiuntamente a noti esperti di tutte le regioni del mondo, che non é stato preso in considerazione al momento di formulare le proposte di riforma dell’Organizzazione e che il Vertice effettuato nel settembre del 2005 aveva di fronte a se.
Detto Gruppo d’Alto Livello propose la universalizzazione dell’appartenenza in qualità di membri della Commissione dei Diritti Umani, respinse l’eventuale imposizione di condizioni o requisiti richiesti per far parte di tale organismo e mise in discussione la politica dei due pesi e delle due misure applicata ai suoi lavori.
I successivi testi presentati per l’istituzione del Consiglio dei Diritti Umani, hanno ignorato tali raccomandazioni per corrispondere alle esigenze della superpotenza.
Perché si continua a suggerire una riduzione dei posti del Consiglio se fin dall’inizio del dibattito la chiara maggioranza degli Stati membri esigeva un organismo composto da un numero non inferiore ai 53 membri?
Perché si insiste nella imposizioni di condizioni che l’attuale amministrazione statunitense esige affinché si possa far parte di tale organismo, nonostante la stragrande maggioranza degli Stati membri si sia pronunciata contro?
Cuba denuncia le forti pressioni esercitate nel corso delle ultime settimane per forzare, in maniera intempestiva ed estemporanea, una decisione che permetta di creare il Consiglio dei Diritti Umani secondo gli interessi imperiali proclamati nel denominato “Progetto per un Nuovo Secolo Americano”, piano dei falchi di Washington per dominare il mondo.
L’Amministrazione del Presidente Bush, che rivendica il diritto a praticare la tortura come strumento per combattere il terrorismo; a incarcerare arbitrariamente e a negare i più elementari diritti a numerosi esseri umani in base a semplici sospetti di legami con il terrorismo; a spiare i suoi stessi cittadini e a bombardare città in nome della libertà e della democrazia, sta nuovamente ricevendo l’appoggio complice dei suoi alleati.
Poche ore fa, tra l’altro, cinque organismi specializzati della Commissione dei Diritti Umani: il Relatore sulla Tortura; il Relatore sull’Indipendenza di Giudici ed Avvocati; il Relatore sulla Libertà di Religione; il Relatore sul Diritto alla Salute Fisica e Mentale e la Presidente del Gruppo di Lavoro sulle Detenzioni Arbitrarie, nell’analizzare le violazioni commesse nel centro di detenzione che il governo nordamericano ha stabilito illegittimante nel territorio cubano di Guantánamo che illegalmente occupa, hanno condannato i tentativi del governo degli Stati Uniti di legalizzare la tortura, di erigersi a giudice, pubblico ministero e difensore, e di violare convenzioni internazionali dei diritti umani che Washington ha sottoscritto.
E’ quello il governo che ora esige un Consiglio dei Diritti Umani a sua immagine e somiglianza, per continuare a manipolare, a violare e a commettere arbitri.
Sembra che alcuni dei principali attori di tale processo abbiano ottenuto il via libera da Washington, dopo avergli assicurato l’adeguamento alle loro esigenze, per forzare una decisione nei prossimi giorni.
Nessuno si aspetti che Cuba rimanga spettatore silente di fronte alla consumazione di tale abominevole menzogna.
Cuba difenderà fino alle estreme conseguenze la verità e la ragione, e lavorerà per rivendicare il diritto dei popoli del pianeta ad avere un Consiglio dei Diritti Umani che risponda ai loro interessi ed alle loro aspettative di un futuro migliore, un futuro di equità e giustizia sociale, in cui tutte le persone e tutti i popoli siano rispettati in egual misura.
Cuba si opporrà ai tentativi di imporre condizioni, requisiti o procedimenti speciali per l’ingresso o la permanenza come membri del Consiglio. Il governo che non merita di essere membro del Consiglio è quello che rappresenta uno Stato che ha tratto beneficio dalla schiavitù e dalla tratta transatlantica di schiavi, che ha mantenuto un “impegno costruttivo” per protrarre l’esistenza del regime di apartheid, che protegge ed estende l’immunità per le violazioni dei diritti umani perpetrate dagli occupanti israeliani della Palestina e di altri territori arabi, che ha appoggiato le sanguinarie dittature in America Latina, che oggi tortura ed assassina in nome di una libertà di cui non beneficia la maggioranza dei suoi stessi cittadini, che non rispetta i suoi impegni ed obblighi di assistenza ufficiale allo sviluppo del terzo mondo e che minaccia ed aggredisce i paesi del Sud.
Molti paesi lo sanno. Basti ricordare che pochi anni fa, con un evidente voto punitivo davanti alla prepotenza e alle manipolazioni di Washington, il Consiglio Economico e Sociale impedí, con il proprio voto appunto, la rielezione degli Stati Uniti nella Commissione dei Diritti Umani, condizione di membro che non recuperarono fino a quando due governi complici offrirono loro, docilmente, il proprio seggio.
Cuba si opporrà al tentativo di farsi beffe del requisito che prevede la più stretta ed equa distribuzione su base geografica dei seggi del Consiglio.
Cuba lavorerà per impedire che sia eluso il tema che prevede di stabilire criteri chiari per fermare la manipolazione politica delle cosiddette risoluzione di paesi. Sono stati la selettività e la politica dei due pesi e delle due misure, imposte dagli Stati Uniti, dalla Comunità Europea e da altri paesi del Nord al trattamento di tale tema nei lavori della Commissione, la causa reale della sua crisi. Cuba non può permettere che il Consiglio continui ad essere un tribunale inquisitore contro i popoli del Sud, soprattutto quando si pretende oggi di manipolare la causa comune della libertà e della promozione della democrazia come pretesto per scatenare “guerre preventive”.
Cuba continuerà ad insistere affinché la realizzazione del diritto allo sviluppo, principale rivendicazione dell’immensa maggioranza degli esseri umani di tutto il pianeta, riesca ad occupare il posto centrale che merita nell’ambito del mandato del Consiglio.
Cuba esigerà inoltre che siano debitamente prese in considerazione le invocazioni all’uguaglianza di grandi settori e popoli sottoposti alla discriminazione e all’oblio, tra loro i popoli indigeni, quelli di discendenza africana, gli emigranti e le persone che professano la religione islamica.
Cuba saprà adempiere al proprio dovere e alla propria responsabilità in questo momento storico per i popoli del Sud e per la grande maggioranza del pianeta.
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