RISOLUZIONE FINALE DEL II FORUM
INTERNAZIONALE
Il secondo Forum Internazionale "Cuba ed America Latina: l'alternativa
possibile" si svolge in un contesto internazionale ancora caratterizzato
dall'escalation della guerra preventiva scatenata dall'amministrazione Bush.
Sul versante internazionale non si registrano novità positive circa i fronti di
guerra aperti in Iraq ed Afghanistan. Non solo ma l'aggressione al Libano e le
crisi nucleari pretestuosamente aperte con l'Iran e la Corea del Nord, segnano
un pericoloso salto di qualità nelle minacce di una estensione di una guerra che
include il ricorso alle armi nucleari.
Il Comitato 28 Giugno rileva che il nuovo governo italiano, sul quale erano
state espresse alcune aspettative nel Forum dello scorso anno, non sembra
impegnato ad avviare una controtendenza significativa. Il rifinanziamento della
missione militare NATO in Afghanistan e l'invio di militari italiani in Libano
per una missione dell'ONU i cui contorni appaiono pesantemente ambigui e
funzionali all'espansionismo di Israele nell'area, rivelano la volontà
dell'attuale maggioranza di voler confermare l'atteggiamento di acquiescenza e
non di rottura verso le politiche di Washington.
Il dibattito del Forum, per ciò che concerne la situazione italiana, ha posto
pesanti interrogativi sull'atteggiamento che i partiti della sinistra presenti
nel governo hanno assunto nei confronti di un impianto neoliberista - edulcorato
da misure sociali marginali - che ispira le scelte di politica economica del
nuovo esecutivo.
Le esperienze politiche e sociali che si sono messe in moto in America Latina ci
indicano strade e possibilità diverse: dalle nazionalizzazioni delle risorse
alla rimessa in discussione dei trattati internazionali (di carattere
commerciale e politico) che penalizzano le esigenze sociali e democratiche della
popolazione, dalla reversibilità delle privatizzazioni alla difesa intransigente
dei beni comuni.
Si evidenzia a livello internazionale e nazionale la necessità di ridiscutere
complessivamente le politiche di privatizzazione messe in atto negli ultimi anni
a vantaggio della nascita e della crescita di forti monopoli ed oligopoli
transnazionali. Ma su questo punto dirimente troviamo sempre maggiori difficoltà
a trovare nella sinistra europea interlocutori disponibili a discuterne
concretamente. Eppure i processi di nazionalizzazione in atto in America Latina
dovrebbero indurre tutti ad un'analisi più particolare del fenomeno e non alle
preoccupazioni per un ipotetico restringimento dei mercati che la
nazionalizzazione delle risorse in Venezuela ed in Bolivia, ad esempio, sta
producendo.
La vera sfida del XXI° secolo sarà la qualità dello sviluppo e non la quantità
della crescita. E' tempo che le categorie del liberismo vengano sconfitte con
scelte concrete in economia e con un battaglia frontale per l'egemonia
culturale.
La nazionalizzazione di alcune risorse chiave per la vita è un percorso
imprescindibile per l'autodeterminazione dei popoli e l'affrancamento dal
neocolonialismo, in un territorio che la dominazione coloniale, prima
dell'Europa e poi degli Stati Uniti, aveva privato della sua identità, della sua
memoria collettiva e della pratica costante della democrazia.
Non è un caso infatti che i fenomeni di cui stiamo parlando riguardino il
petrolio, il gas l'acqua e le terre, ricchezze vitali da sempre negli appetiti
dei colonialisti che la logica dell'imperialismo vorrebbe ad esclusivo
appannaggio dell'oligarchia che governa il mondo.
È questa Resistenza popolare, indigena, democratica, militante, concettualmente
affine alle resistenze dei popoli palestinese, afgano, libanese ed iracheno
all'occupazione del loro territorio, che coinvolge masse di cittadini una volta
esclusi da tutto e proietta il popolo direttamente al governo reale del paese
sulla scia dell'esperienza cubana e venezuelana. Cuba e Venezuela resistono ad
ogni sorta di attacco da quasi mezzo secolo o da minor tempo, ma rappresentano
un esempio per quei governi progressisti o rivoluzionari che stanno conducendo
l'America Latina e i paesi in via di sviluppo verso il riscatto. Ecco perché
appoggiamo la Resistenza globale dei popoli contro le aggressioni imperialiste.
Negli anni '70 di fronte alla volontà di riscatto dell'America Latina,
l'imperialismo rispose favorendo l'ascesa al potere di sanguinose dittature che
ne sconvolsero per oltre un decennio la vita democratica; oggi le armi possono
essere più sottili ma egualmente terribili. A politiche di mercato restrittive
si affiancano sempre più drammaticamente minacce di opzioni militari mascherate
da presunta lotta al terrorismo o, nella migliore delle ipotesi, da tecniche di
"esportazione della democrazia". Democrazia che sulla bocca dell'imperialismo
assume un significato diametralmente opposto all'ambizione di liberazione,
progresso e giustizia sociale da parte dell'umanità.
Èd è proprio sulla questione della lotta al terrorismo che l'imperialismo
inciampa nelle sue menzogne e mostra la sua vera maschera. Il mondo oggi conosce
e non ignora più le torture consumatesi ad Abu Ghraib e Guantanamo, i sequestri
di persona perpetrati dalla CIA in mezza Europa con l'Italia in ruolo chiave,
l'utilizzo spregiudicato della giustizia interna come nel caso dei cinque cubani
incarcerati ingiustamente, l'ospitalità accordata al criminale internazionale
Posada Carriles. Oggi quote crescenti dell'opinione pubblica cominciano a
conoscere, denunciare e temere anche il terrorismo di stato; è per questo motivo
che, tra l'altro, pensiamo che il lager di stato di Guantanamo vada
immediatamente chiuso.
Ci siamo riuniti a Roma nel II Forum Cuba e America Latina per discutere e
confrontare esperienze diverse di lotta con linee forti di pensiero
politico-culturale e per chiedere l'immediata applicazione di alcune nostre
comuni raccomandazioni.
Gli Stati Uniti devono cessare ogni forma di ingerenza e di minaccia economica,
militare, politica contro l'evoluzione e le scelte dei paesi latinoamericani e
che, nel resto del mondo, puntano a modelli di sviluppo e di relazioni
internazionali indipendenti dal Washington Consensus. In Messico, in Venezuela e
in Nicaragua sono in corso o siamo alla vigilia di verifiche elettorali
importanti. Il II° Forum internazionale pretende che esse siano realizzate nel
rispetto della piena sovranità popolare e nazionale di questi paesi. I tentativi
di destabilizzazione "democratica" messi in campo dall'amministrazione USA (come
è avvenuto in altri paesi dell'Europa e del Medio Oriente) e da alcuni governi
europei, sono inaccettabili.
· Gli Stati Uniti continuano a rafforzare il blocco economico contro
Cuba. Hanno costituito una apposita task force composta da tutti i ministeri
competenti nella realizzazione del blocco. Gli USA continuano a ignorare che il
99% dei paesi membri delle Nazioni Unite da tredici anni chiede la rimozione del
blocco economico e commerciale contro Cuba. Questa offesa all'Assemblea Plenaria
delle Nazioni Unite e al diritto internazionale non possono continuare ad essere
tollerati. Chiediamo l'immediata cessazione del blocco statunitense contro Cuba
e ribadiamo il pieno appoggio alla Rivoluzione socialista cubana: CON CUBA, CON
FIDEL E CON IL GOVERNO CUBANO, SENZA SE E SENZA MA!
· Cinque giovani patrioti cubani impegnati a sventare attentati
contro civili, attentati che negli ultimi quarant'anni hanno causato la morte di
oltre 3.000 persone, sono stati condannati a pene tombali. Ne chiediamo
l'immediata scarcerazione e la restituzione alla propria patria ed ai propri
affetti e per questo il Comitato 28 Giugno continuerà a sviluppare iniziative di
lotta, culturali e di appoggio agli appelli e iniziative in tal senso.
· Posada Carriles, criminale reo-confesso, autore di delitti come
l'abbattimento di un aereo nazionale di linea della Cubana de Aviaciòn e degli
attentati seriali che portarono alla morte del giovane italiano Fabio Di Celmo,
continua a godere della protezione del governo nord-americano. Chiediamo
giustizia per Fabio Di Celmo e per le vittime cubane e latinoamericane del
terrorismo di Stato e l'immediata estradizione di Posada Carriles in Venezuela,
paese competente per territorio a sottoporlo a giudizio per le oltre 70 vittime
causate dal procurato disastro aereo summenzionato.
· Il Comitato 28 Giugno, organizzatore del II Forum Internazionale
"Cuba e America Latina, l'alternativa possibile" tenutosi a Roma nei giorni 14 e
15 ottobre 2006, chiede infine alla sinistra italiana ed europea una valutazione
politica più incisiva sul messaggio che le lotte dell'America Latina inviano al
mondo e di mettere nell'agenda della propria riflessione progettuale quanto
sintetizzano le seguenti parole di Gabriel Garcìa Marquez: «L'America Latina non
vuole né ha motivo di essere un alfiere senza volontà e non c'è nulla di
utopistico nel fatto che l'aspirazione alla propria indipendenza e alla propria
originalità diventino anche un'aspirazione occidentale».
Roma, 15 ottobre 2006
COMITATO 28 GIUGNO
"DIFENDIAMO CUBA"