I compagni di
Radio Città Aperta lanciano un appello che ci teniamo che venga raccolto.
La Radio insieme ad altre associazioni è impegnata nella raccolta fondi per un
padiglione oncologico infantile dell’ospedale di Cardenas a Cuba.
Questi soldi possono essere molto più utili per combattere in un paese amato da
Cynthia come Cuba la stessa malattia che ce l’ha sottratta.
Inviate questi fondi sul conto corrente
postale
di Radio Città
Aperta
50591007
intestato alla radio e con la causale
ospedale oncologico di Cardenas.
grazie
la redazione di
Radio Città Aperta
24/01/2006
Ciao Cynthia ... la terra ti sia lieve.
Per chi come i compagni di una radio sono costretti quotidianamente ad usare le
parole come forma di comunicazione, dover parlare in una giornata come oggi,
dover trovare le parole giuste è una impresa dolorosissima e costosa.
Vogliamo partire da alcune parole chiare: morire è sempre ingiusto, ma volendo
usare le parole di Mao Tse Tung, vogliamo dirivi che ci sono “morti che pesano
piume e morti che pesano come montagne”. Oggi dobbiamo fare i conti con una
morte – quella di Cynthia – che per noi pesa molto più di una montagna.
Dobbiamo fare i conti con una morte che ci ha privato di una nostra compagna
storica e vitale per tutto il collettivo di Radio Città Aperta e per i compagni
della Rete dei Comunisti di cui era tra i dirigenti e fondatori. Ma soprattutto
ci ha privato improvvisamente di una compagna che già aspettavamo di ritrovare
qui con noi da un giorno all’altro a fare le cose piccole o grandi che
consentono a questa radio di esistere, resistere e crescere da ventotto anni.
In questi giorni nei nostri comunicati abbiamo preso a prestito le parole di
Lella Costa quando dice che “le parole si comprano solo se c’è qualcuno disposto
a venderle”. In queste parole e nel rifiuto totale di questo scenario c’è
l’essenza del contributo che Cynthia in questi ventitre anni ha dato
all’informazione alternativa, libera e indipendente. Nessuno può comprarsi la
libertà d’informazione se non c’è qualcuno disposto a venderla senza combattere
per difenderla. E’ stata questa l’intuizione di Cinzietta quando in larghissimo
anticipo aveva compreso che i poteri forti stavano mettendo le mani
sull’informazione. Da questa intuizione sono nati negli anni Novanta il
Tribunale per i diritti dell’informazione, l’Associazione delle Radio
Comunitarie, quella sorta di sindacato di base dei giornalisti come il gruppo
Autonomia e Solidarietà che ha portato Cinzietta – lei che veniva da una
piccola- grande radio alternativa – fin dentro la direzione della Federazione
Nazionale della Stampa a rappresentare le esigenze e le battaglie dei nuovi
giornalisti trasformati ormai anche loro in precari dalla competizione globale,
dalla legge 30 e dalla flessibilità.
Ma Cynthia non era solo una giornalista. Era una giornalista militante ed una
militante comunista.
Quando in centinaia ci siamo attaccati l’adesivo “Giornalista No Embedded” non
pensavamo solo di dover rivendicare il fatto che i giornalisti non devono farsi
arruolare dai signori della guerra e dalle loro menzogne, ma volevamo
riaffermare che eravamo apertamente contro le guerre di aggressione contro altri
popoli e paesi: lo siamo stati contro l’invasione dell’Iraq ma lo siamo stati
anche – ed apertamente – contro la guerra umanitaria e le menzogne di guerra in
Jugoslavia.
Potremmo stare per ore qui davanti a rimettere insieme i pezzi e gli episodi del
percorso che abbiamo condiviso in tanti anni con Cynthia: dai blocchi alla base
missilistica di Comiso alla lotta per la casa, dai primi movimenti degli
immigrati che hanno trovato spazio e voce nella loro lingua qui a Radio Città
Aperta alle campagne contro l’inquinamento elettromagnetico, al movimento delle
donne contro l’oscurantismo vaticano e le politiche reazionarie. Affidare uno di
questi settori di lavoro a Cynthia significava metterlo in mani sicure e
meticolose ma significava anche metterlo in mano ad una compagna che sapeva
intessere relazioni umane e politiche straordinarie, leali e durature.
Ne abbiamo avuto la conferma in questi giorni quando siamo stati sommersi di
messaggi provenienti da ambiti diversissimi ed estesissimi. Dobbiamo confessarvi
che ne siamo rimasti travolti, sconvolti e sorpresi anche noi. Permetteteci di
dirvi che ne siamo rimasti frastornati ma immensamente confortati in un momento
in cui ci è sembrato che tutto fosse diventato più vuoto e più buio. Leggendo
tra le righe tanti messaggi abbiamo avuto l’impressione che tanti ci volessero
dire che l’esistenza di compagne come Cynthia e di radio come Radio Città Aperta
appare come una specie di presenza confortante non solo per chi continua a
lottare ma anche per chi in questi anni ha smesso, si è perso, si è disorientato
o si è semplicemente fermato perché gli mancano le parole o non trova più
sufficienti quelle che ha a disposizione.
Proprio per questo vogliamo sottolinearvi un criterio nell’uso delle parole che
Cynthia ha ribadito con forza a tutti coloro che rendono concreto il progetto di
Radio Città Aperta.
Cynthia ha sempre insistito affinché chi trasmette, chi interviene in una
assemblea o in una iniziativa usi sempre la categoria del “noi” e non quello
dell’io. In questa epoca di narcisisti e di individualismo dilagante questo non
è un dettaglio, è il rivelatore di un spirito, di una mentalità e di un progetto
collettivo in cui le capacità di ognuno sono a disposizione di tutti ed in cui
la responsabilità collettiva assume le responsabilità di ognuno.
Abbiamo visto per strada dei manifesti su cui c’è scritto “comunisti è bello”.
Ecco: anche questi dettagli nell’uso della parole ci dicono non solo che i
comunisti possono essere persone belle come Cynthia ma che di fronte alla
regressione dell’umanità imposta dal modello capitalista e che oggi è visibile
anche a occhio nudo, si può essere orgogliosamente comunisti e belli anche nel
XXI° Secolo come ci manda a dire l’esperienza di Cuba e l’avanzamento delle
forze progressiste in tutta l’America Latina.
Per questi motivi abbiamo voluto evitare che i tanti fiori che oggi avreste
voluto portare per Cynthia e che sarebbero durati qualche ora diventassero
invece fondi per un ospedale oncologico infantile a Cardenas a Cuba o vadano ad
un ospedale di un campo profughi palestinese. In questa scelta ci sentiamo
confortati dall’aver agito in totale sintonia con lo spirito e i pensieri di
Cynthia.
E forse è anche per questi dettagli che Radio Città Aperta oggi è piena di
compagne e compagni giovani e giovanissimi che avevano trovato in Cinzietta un
punto di riferimento solido, spesso intransigente sull’uso delle parole ma
capace di farti crescere, di farti acquisire una visione alta ma concreta delle
cose.
Oggi abbiamo voluto salutare tutti insieme e a pugno chiuso Cynthia qui davanti
a Radio Città Aperta a cui ha dedicato i suoi ultimi ventitre anni di vita,
insieme a tutti noi e insieme al suo compagno Roberto.
Abbiamo voluto rendere ad una compagna di vita e di lotta politica l’omaggio
della sua e della nostra gente, di questo nostro popolo della sinistra sempre in
marcia, che qualche volta di disorienta e si disperde ma che ha sempre saputo
che è sufficiente accendere la radio per trovare le parole giuste nei momenti
giusti, una voce che anche grazie a Cynthia non smetterà mai di remare contro i
poteri forti e la voglia di omologazione.
Noi andiamo avanti perché c’è ancora un mondo intero da conquistare a da
rendere più giusto. La nostra compagna Cynthia siamo sicuri che camminerà
leggera, a testa alta e sorridente insieme a noi
Ciao Cinzietta…che la terra
ti sia lieve
I
compagni
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