Se il Messico non applicherŕ le sue leggi

 

rinuncerŕ all’indipendenza

 

  Intellettuali ed attivisti messicani hanno denunciato
 il servilismo delle massime autoritŕ del loro paese nell’applicazione
 extraterritoriale della Helms-Burton yankee

 

P.De La Hoz - 22 febbraio 2006

 

Il Messico, come vari altri paesi, quando gli USA (con la loro abituale prepotenza) adottarono nel 1996 l’aberrazione giuridica conosciuta come Legge Helms-Burton, approvň una legislazione per impedire che detta norma interventista ed extraterritoriale avesse effetti domestici.

 Da destra a sinistra: Miguel Álvarez, Martín Hernández, Carlos Fazio, Gustavo Iruegas e Gilberto López y Rivas, relatori della conferenza (foto Jorge Luis González)
 Da destra a sinistra: Miguel Álvarez, Martín Hernández, Carlos Fazio,
Gustavo Iruegas e Gilberto López y
Rivas, relatori della conferenza
(foto Jorge Luis González)

 

Dieci anni dopo il Governo messicano, di fronte all’espulsione dei cittadini cubani dall’Hotel Sheraton María Isabel, si č rifiutato fino a questo momento di applicare la legge antidoto, che prevede sanzioni a chi la contravvenga, hanno denunciato ieri sera noti intellettuali ed attivisti sociali di questo paese in visita nella capitale cubana.

 

Invitati a partecipare alla conferenza Intellettuali per la sovranitŕ e contro l’impero, che si č svolta nella Tribuna Antimperialista ‘José Martí’, hanno criticato quella che considerano la condotta servile delle massime autoritŕ di questa nazione nei confronti della politica aggressiva dell’Amministrazione Bush, non solo contro Cuba ma contro lo stesso popolo messicano.

 

L’ex diplomatico Gustavo Iruegas, che ha una vasta esperienza in questo campo, ha tagliato corto: “Se il Messico non applicherŕ le sue leggi, rinuncerŕ all’indipendenza”.

 

Piů di 400 intellettuali e dirigenti sociali di questo paese, ai quali si sono sommate personalitŕ di altre nazioni latinoamericane, hanno consegnato la settimana scorsa una lettera alla Segreteria agli Esteri, nella quale viene definito indignante il fatto che il Governo del presidente Vicente Fox non abbia risposto all’espulsione dei cubani, si mette in risalto la chiara violazione della sovranitŕ nazionale esplicita nella Helms-Burton e si esige dal Governo un’energica protesta nei confronti di Washington per mezzo di una nota diplomatica, in difesa della dignitŕ e del decoro nazionali.

 

Gli Stati Uniti si sono proposti di utilizzare il Messico come piattaforma di sostegno del loro impegno per sovvertire lo Stato cubano. Il giornalista uruguayano Carlos Fazio, del quotidiano messicano ‘La Jornada’, ha citato come precedenti la cancellazione, da parte dello stesso Sheraton, di una trattativa commerciale con entitŕ turistiche dell’Isola alla fine del 1992 e la rottura di un contratto con Cuba per la fornitura di pneumatici da parte della filiale locale della ‘Goodyear’ nel 1993, in entrambi i casi in ottemperanza alla Legge Torricelli, allora recentemente approvata.

 

Ha anche sottolineato il tentativo yankee di approntare dal Messico canali di sostegno logistico ai mercenari al servizio della Sezione d’Interesse USA a L’Avana.

 

Secondo i relatori il caso Sheraton costituisce un capitolo in piů del disprezzo dei governanti nordamericani nei confronti dei cittadini della terra di Juárez. L’antropologo Gilberto López y Rivas, uno dei fondatori della rete delle reti ‘In Difesa dell’Umanitŕ’, ha segnalato che l’impero impiega gli immigranti ed i loro figli come carne da cannone nelle sue attuali guerre. Soltanto in Iraq sono piů di 200 i militari yankees morti di origine messicana.

 

Irruegas ha fatto riferimento alla mostruositŕ legale e morale che implica l’esistenza del muro innalzato dagli USA nella sua frontiera sud e Fazio ha messo in guardia sulla possibilitŕ che il Messico ed il Centro America si trasformino in un bantustan come conseguenza della politica migratoria del Nord.

 

“Difendere la dignitŕ di Cuba significa difendere la dignitŕ dello stesso Messico”, ha affermato l’attivista sociale Martín Hernández, cristiano e discepolo delle dottrine dei vescovi Oscar Arnulfo Romero e Sergio Méndez Arceo. “L’esempio di Cuba ci persegue, ci incalza ed esige dalle nostre lotte”, ha affermato.

 

Anche Miguel Álvarez, del Servizio e Consulenza per la Pace (SERAPAZ), si č fatto portatore di questa viscerale solidarietŕ del suo popolo nei confronti di Cuba, sottolineando come la costruzione di alternative sociali contro l’imperialismo ed il neoliberismo passi in Messico inevitabilmente dalle nozioni di dignitŕ e sovranitŕ e dalle relazioni con gli USA.