Brutte e buone notizie per i cubani di
Miami. Le buone per loro sono quelle pubblicate ieri dalla Folha di San Paolo,
giornale brasiliano considerato autorevole (anche se ostilissimo alla sinistra),
che in un suo servizio sostiene che le autorità cubane hanno fatto sapere al
presidente Lula, un vecchio amico di Fidel e di Cuba nonostante le posizioni
politiche siano andate sempre più differenziandosi, che il lider maximo è
affetto da un timore maligno allo stomaco. Per cui, anche se dovesse riprendersi
dall'operazione di lunedì, potrebbe non essere più in grado di tornare al
comando dell'isola e il trasferimento dei poteri appare come «irriversibile». La
Folha scrive anche che Lula, alla notizia, avrebbe detto: »sembra che perderemo
un amico». Un amico «nei tempi difficili». Per ora il giornale non ha ricevuto
conferme o smentite dell'articolo. Anche se l'ipotesi che il male di Fidel fosse
un tumore era una della più ovvie circolate dopo gli eventi cominciati lunedì
scorso.
Le voci raccolte dalla Folha, potrebbero trovare una conferma indiretta anche in
quelle provenienti da Caracas, dove il presidente venezuelano Hugo Chavez, il
figlioccio politico di Fidel, sembra abbia disdetto un viaggio che aveva in
programma in Bolivia per andare invece all'Avana. Ma allo stesso tempo questa
visita potrebbe anche non avere risvolti drammatici ed essere solo la visita a
un amico che ha subito un brutto intervento.
Le cattive notizie per i cubani di Miami, che avevano festeggiato rumorosamente
la notizia dell'operazione di Castro, vengono da Cuba, dove la leadership, dopo
il lungo silenzio dei primi giorni, ha preso a parlare e commentare la
situazione e le prospettive future. Anche se né Fidel dal suo letto d'ospedale
né il fratello Raul, dal suo posto di comando, sono mai apparsi in tv da lunedì
scorso, ieri i ministri José Ramon Balaguer, Abel Prieto e Carlos Lage sono
tutti andati sull'argomento, diffondendo parole di cauto ottimismo
e,soprattutto, di tranquillità. Evidentemente un'offensiva mediatica concordata.
Prieto, ministro della cultura, commentando i pressanti appelli (e i pelosi
incoraggiamenti) che vengono da Washington - giovedì Bush, venerdì la Rice - ha
detto che «Nessuno a Cuba li sta a sentire» (anche perché i cubani riescono
benissimo a impedirne l'ascolto) e che quei messaggi «sono pura retorica per
quelli di Miami». Balaguer, ministro della sanità, dal Guatemala, ha detto che
Fidel sta recuperando in «modo soddisfacente da una complicata operazione» e che
«presto sarà di nuovo con noi». Lage, responsabile dell'economia, dalla Bolivia
ha assicurato che Castro si sta «riprendendo bene» senza scendere in dettagli.
Un recupero confermato dal segretario dell'Onu, Kofi Annan, da Sanato Domingo e
dalla figlia di Fidel, Alina, profuga a Miami, che alla CNN ha detto che ha già
«ripreso a camminare».
A Washington si moltiplicano gli appelli al popolo cubano che deve sapere, ha
detto Condoleezza Rice venerdì sera, che se si libera di Castro e del regime,
«non avrà un amico migliore degli Stati uniti d'America» (un vero boomerang). A
Miami gli ultrà della Federazione nazionale cubano-americana sembrano di nuovo
depressi dopo che la speranza della morte di Fidel è andata ancora una volta
delusa. All'Avana le star più famose della musica cubana - Silvio Rodriguez,
Pablo Milanes, i Van-Van - hanno mandato messaggi di auguri al comandante e di
sostegno al governo.