Cuba è con Fidel

 

| giovedì 3 agosto 2006 | Cristiano Tinazzi |

 

 
“Il mio stato di salute si trasforma in un segreto di Stato, e i miei compatrioti lo devono capire”. E’ uno dei passaggi del secondo messaggio del presidente Fidel Castro al popolo cubano. Il Lider Maximo è stato sottoposto a un intervento chirurgico all’intestino, ma non smette di parlare alla nazione nell’inedita forma dei messaggi scritti, un canale diverso dall’abituale carisma mediatico che Castro utilizzava per i suoi discorsi fiume. Ecco il testo del secondo messaggio del presidente cubano: “Non posso inventare notizie buone, perché non sarebbe etico, e se le notizie fossero cattive, l’unico a trarne vantaggio sarebbe il nemico. Nella situazione specifica di Cuba, a causa dei piani dell’impero, il mio stato di salute si converte in un segreto di Stato e non può essere divulgato costantemente. E i compatrioti devono comprenderlo. Non posso cadere nel circolo vizioso dei parametri di salute che, costantemente, nel corso del giorno, cambiano. Posso dire che questa è una situazione stabile, però un’evoluzione reale dello stato di salute necessita di un certo tempo” . Con le sue parole, Castro si riferisce anche alle recenti notizie, rilanciate in queste ultime ore, secondo le quali l’attuale amministrazione americana ha già stanziato 80 milioni di dollari da versare ai dissidenti cubani il giorno in cui Castro dovesse morire. Altro buon motivo per festeggiamenti macabri ma a quanto pare precoci tra tutti coloro che, in buona o in mala fede, vedono ancora in Castro un nemico.
Lunedì scorso Castro, che compirà ottant’anni il prossimo 13 agosto, in un proclama letto in televisione, aveva annunciato di aver trasferito temporaneamente i poteri presidenziali al fratello Raul Castro, vicepresidente e ministro della Difesa.
Quindi il ringraziamenti per gli attestati di vicinanza: “Sono molto grato per tutti i messaggi dei nostri compatrioti e di molte persone nel mondo. Mi dispiace aver causato agli amici nel mondo tanta preoccupazione e dolore. Di spirito, mi trovo perfettamente bene. L’importante è che nel Paese tutto marci e marcerà perfettamente bene. Il Paese è pronto per la sua difesa attraverso le Forze Armate e il popolo. I nostri compatrioti conosceranno tutto a suo tempo, come è successo per la mia caduta a Villa Clara. Bisogna lottare e lavorare”.
Tanti i ringraziamenti pervenuti da ogni parte del mondo e da tanti presidenti vicini al popolo cubano e a Fidel in queste ore: “Querido presidente e amigo, in nome dell’amicizia che ci unisce e della lotta che svolgiamo per lo sviluppo e l’eguaglianza tra i popoli, voglio trasmetterle gli auguri di rapida guarigione”, ha scritto il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva, aggiungendo: “esprimo, caro presidente, un sentimento personale ma anche quello del mio governo e dei molti amici che lei ha in Brasile”. Messaggi analoghi a quello di Lula dal presidente panamense Omar Torrijos e quello boliviano Evo Morales; il presidente del Venezuela, Hugo Chavez, che ha avuto notizie dell’intervento chirurgico durante una sua visita di stato in Vietnam, si è tenuto costantemente a contatto con Cuba dicendosi più tranquillo dopo aver ottenuto ripetute rassicurazioni sulle condizioni popst operatorie di Castro. Messaggi di stima importanti e più numerosi di quel povero manipolo di esuli anticastristi di Miami, ripresi, e forse stimolati, da qualche agenzia televisiva americana vicina al governo e prontamente ritrasmessi al mondo mentre già festeggiavano la morte di Castro. Anche dall’Europa arrivano gli auguri di pronta guarigione, anche se mediati dalla solita propaganda per la democratizzazione del Paese: “La Commissione invia auguri di pronta ripresa al presidente Castro, e alla democrazia a Cuba”. Con un’ironia forse involontaria uno dei portavoce dell’esecutivo comunitario a Bruxelles ha risposto così ai cronisti che gli chiedevano un commento sulla vicenda. “Questo è tutto quel che possiamo dire”, ha concluso il portavoce, accolto da qualche ilarità tra i cronisti presenti. Resta da vedere se gli Stati Uniti resteranno a guardare senza intervenire nelle questioni interne dello stato cibano o se, più probabilmente, non metteranno in atto i loro piani già da molto tempo preparati, per scatenare una omologa rivoluzione arancione in sala cubana al fine di destituire il governo rivoluzionario ed instaurarne uno fantoccio filoamericano.