C'è una censura più

intelligente, ma terribile:

la censura del silenzio
 

 

| 28 giugno 2006 |  Deysi Francis Mexidor* |

 

 

Del libro "Mañana, Cuba" (Rd Editores, ottobre 2005) i mezzi di stampa non hanno detto nessuna parola, il suo autore, Andres Sorel, sembra essere un scrittore scomodo per i canoni del sistema. Qui è la politica del silenzio, come se non esistesse, confessa al quotidiano Granma in un incontro nella sede madrilena dell'Associazione Collegiale degli Scrittori di Spagna, della quale è segretario generale.

La sua aperta posizione in difesa dell'Isola, espressa nel libro, le sue critiche alla politica di guerra dell'amministrazione di Bush ed alle disuguaglianze di questo mondo, l'hanno condannato all'ostracismo mediatico. Figurati che adesso sto lanciando due nuovi libri: Siglo XX, tiempo de canallas e El Falangista vencido y desarmado? dice, ed ancora sto aspettando per qualche parola sui giornali.

Ma per Sorel è impossibile allontanarsi dalla strada tracciata: Io non scrivo per dare gusto al potere o accettare leggi del mercato e così risulta logico che sia respinto da entrambi. E'per questo che lo si ignora e gli si nega l'uso pubblico della parola, a dispetto della sua profusa opera letteraria, che cominciò verso il 1966 ed abbraccia più di 46 titoli.

Si riferisce allora alla censura?

Qui quella che abbiamo è una censura più intelligente, ma terribile. È la censura del silenzio, i fatti anteriori che esposi l'argomentano e va contro tutto quello che non è in linea corretta.

E rispetto a Cuba?

In Spagna i mezzi di comunicazione hanno pluralità di opinioni in molti aspetti e ci sono grandi differenze in altri luoghi comuni. Se prendi il giornale El Pais o prendi ABC o La Razon, se ascolti la catena COPE, se vedi Antenna 3 o la CNN, c'è diversità di opinioni in molti aspetti, ma c'è unanimità nel caso di Cuba, non esistono differenze nel trattamento che gli viene dato, è assolutamente unanime nell'attacco, ubbidisce ad una linea ideologica che risponde ad interessi politici ed economici.

Quale è la singolarità di quegli attacchi?

Per esempio, le pressioni politiche che esercita l'ambasciata degli Stati Uniti a Madrid non sono un segreto. È qui come un faro permanente di aiuto a tutto ciò che è contro la rivoluzione cubana, di appoggio, da una parte, nei mezzi di comunicazione alla consumazione di molte pressioni indirette attraverso investimenti pubblicitari in annunci di determinate compagnie ed imprese in cambio di che mantengano una linea critica su quello che li disturba di Cuba.

Dall'altro offrono aiuto ai dissidenti cubani che vivono o passano per la Spagna mediante l'organizzazione di congressi, simposi e conferenze internazionali per attaccare l'Isola.

E quando parlano di terrorismo?

Il terrorismo l'esercita quello che ha più mezzi. Gli Stati Uniti sono eredi del terrorismo che praticò l'Inghilterra nelle sue colonie nel secolo XIX. Il vero terrorismo di Stato lo realizza il governo degli Stati Uniti che ha le maggiori armi nucleari del mondo, che ha il terrore atomico, gli aeroplani spie, bombe intelligenti coi loro bombardamenti televisivi. Il paese terrorista, quello che aspira è esercitare il terrorismo mondiale e che nessuno possa resistere.

Rispetto a Cuba, io credo che dallo stesso momento del trionfo della Rivoluzione, nel 1959, le amministrazioni statunitensi hanno progettato e praticato il terrorismo contro questa nazione in molte forme: il blocco che non è più che un terrorismo economico; invasioni, sabotaggi, violazioni dello spazio aereo. Tutto quello l'ha sofferto il tuo paese e non si è arreso.

Per questo motivo necessitano e proteggono terroristi come Luis Posada Carriles che non esistessero se non fosse per l'appoggio che ha dato loro gli Stati Uniti.

"Mañana, Cuba" è un libro sincero ed appassionato. Io dico che sono un innamorato assoluto di Cuba ed inoltre per noi, quelli che lottammo contro il franchismo, il 1959 fu, senza dubbio, l'anno più importante delle nostre vite, fu la speranza di una nuova formulazione di sviluppo umano, con una nuova politica.

In "Mañana, Cuba" non credo di avere la verità assoluta, ma sì confesso che il titolo cerca di rispondere alla domanda di non poche persone che discutono che cosa passerà con Cuba dopo Fidel Castro. Nel mio libro difendo e dico che Cuba continuerà ad essere Cuba che è per me la conservazione di tutti i risultati della Rivoluzione.

Più di 10 anni fa, il giorno dopo della caduta del Muro di Berlino, centinaia di giornalisti hanno scommesso a L'Avana di vedere come cadeva Cuba. E l'Isola emerse, non naufragò. Questo è l'insegnamento.

Sicuramente, mi emozionò molto che René González, uno dei Cinque cubani che sono incarcerati negli Stati Uniti, mandasse a chiedere il mio libro, "Mañana Cuba". Mi emoziona, perché a dispetto del silenzio che c'è nei mezzi di comunicazione su di me, un uomo come René, dal carcere dove ingiustamente mantengono lui ed i suoi compagni, sappia che esisto.


*L'autrice scrive per Cubadebate