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Giovedì 19 gennaio 2006
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Antonio Maira
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Giorno 26 dicembre. Pagina 5, titolo: “L’FBI ha
installato rivelatori di radiazione nucleare in moschee senza ordine
giudiziale”; sottotitolo: “La Casa Bianca riconosce che l'operazione di
spionaggio elettronico è di gran ampiezza”. Gran titolo di seconda pagina a
quattro colonne: “Il ‘Gran Fratello' cubano”; sottotitolo: “Castro collocherà
GPS in automobili statali per vigilare che risparmino benzina”.
“El Pais” parla apparentemente di due fatti di spionaggio dello stato contro i
cittadini: uno di essi negli Stati Uniti, l'altro in Cuba. Ovviamente il
cittadino che legge o guarda il giornale ha occasione di paragonare entrambi i
fatti e, soprattutto, di comprovare la squisita obiettività di questo giornale
di “tendenza progressista”. La realtà coperta dietro l'informazione
somministrata è tuttavia molto differente. Lo è anche, naturalmente, il giudizio
possibile sulla moralità di Falsimedia. La notizia proveniente dagli USA è
realmente un caso di spionaggio poliziesco schedato, massiccio ed
anticostituzionale. Il quotidiano riduce tuttavia enormemente la sua importanza,
la notizia completa è manipolata accuratamente.
Il titolo - parte fondamentale di ogni notizia - come è redatto sembra
un'informazione più su “piccole irregolarità” poliziesche che favoriscono la
vigilanza antiterrorista contro grandi attentati. Benché collochi i lettori
davanti ad un fatto grave di criminalizzazione di un collettivo religioso
nessuna parola segna in questa direzione. La ripetizione nei mezzi di notizie
sull'utilizzo dei posti per il culto musulmano come scenario di appelli
incendiari alla jihad e per il reclutamento terroristico, giustifica il fatto di
spionaggio dell’FBI come è edito in El Pais. Neanche l'assenza totale di
incitamenti alla violenza dalle moschee degli USA sommesse a vigilanza
antiterrorista provoca nessuno scandalo mediatico in Falsimedia.
Per il resto la parte fondamentale dell'informazione -che conferma la
criminalizzazione e segnala un attentato contro la sicurezza di persone che
possono essere sequestrate, detenuta ed inviata a Guantanamo o centri simili - è
nascosta dietro i titoli. Lo spionaggio si è realizzato anche per indagine
elettronica, vigilanza diretta e violazione clandestina di domicili, in tutte le
case abitate per musulmani nelle zone sommesse a vigilanza: Washington ed alcuni
altre grandi città come New York, Chicago, Seatlle, Las Vegas, Detroit.
Come non è molto probabile che una terapia intensiva di questo tipo mantenuta
per anni passi inosservata, è sicuro che le famiglie musulmane si sono sentite
perseguite, violentate, vilipese e segnalate come criminali. Se funzionasse bene
la memoria di Falsimedia, El Pais ci ricorderebbe che decine di migliaia di
persone di questa religione, cittadini o non degli USA ma con residenza legale,
furono interrogate senza ordine giudiziale e molte di esse imprigionate
clandestinamente per mesi in territorio statunitense.
La notizia proveniente da Cuba non ha niente a che vedere con nessun spionaggio
poliziesco sui cittadini. In Cuba, il governo ha lanciato una campagna contro la
corruzione, contro i furti di benzina ed altri carburanti e contro l'utilizzo
indebito di beni pubblici per membri della burocrazia statale. Presentata questa
realtà con obiettività informativa, l'effetto in Spagna può essere demolitore.
La corrottocrazia borbonica non può sopportare che “il castrismo” mobiliti
risorse statali ed umane nella lotta contro la frode. La realtà cubana è molto
meno sopportabile come contrasto civico quando lo stato cubano trasforma la
campagna contro la corruzione in un compito educativo. Sono i giovani cubani -11.000
lavoratori sociali che si occupano anche di compiti come l'attenzione
all’anziano o di malati cronici, o di attività come lo stimolo alla creazione
culturale, o la distribuzione alle famiglie di beni dati gratuitamente dallo
stato rivoluzionario, sono i lavoratori sociali che si occupano del controllo
delle risorse pubbliche.
Solo un titolo come quello che incorona questa notizia, ed il principio della
stessa che redige la piccola canaglia, Mauricio Vicent: “Non stiamo nel 1984,
bensì alla fine del 2005, ma è uguale: Il Grande fratello ti vigila. Almeno in
Cuba”, possono deformare in questa maniera la realtà, convertire una campagna
contro la corruzione, con metodi annunciati e condivisi per la popolazione, in
esempio universale di controllo politico dittatoriale.
Il paragone di titoli e contenuti tra entrambe le notizie che necessariamente
realizza il lettore, ha la funzione di approfondire l'inganno su Cuba, e di
occultare il Grande Fratello globale. Il problema della dittatura, la gran
minaccia per il mondo, l'attacco sistematico e generale ai diritti umani, il
detestabile sistema poliziesco e carcerario - ci dice una ed un'altra volta El
Pais - non è negli USA bensì in Cuba.
*Insurgente