Ogni giorno la stampa italiana ospita
affermazioni false e tendenziose contro i governi progressisti latinoamericani.
E' solo un caso o è in corso una campagna di delegittimazione contro quello che
per Donald Rumsfeld è l' "asse del male latinoamericano da colpire"?
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martedì 31 gennaio 2006
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Gennaro Carotenuto
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E' quasi un appello: sul sito
http://www.gennarocarotenuto.it si tenta di star dietro e di confutare le
affermazioni false e tendenziose fatte quotidianamente contro i governi
progressisti latinoamericani. Oggi per la Bonino che sul Corriere della Sera
afferma che "in Venezuela non esistono istituzioni democratiche". (1) Ieri sul
GR3 il neocon Pipes paragona Salvador Allende ad Adolf Hitler. (2) L'altro ieri
si fa affermare a Vargas Llosa l'astrusa teoria per la quale Evo Morales sarebbe
un razzista.(3) La settimana scorsa una macchinazione ha fatto il giro del mondo
per presentare Hugo Chávez addirittura come antisemita.(4) Nel mezzo si
magnifica come novità l'elezione di Michelle Bachelet (la sua coalizione è al
quarto mandato consecutivo) e si fa passare quasi sotto silenzio quella di Evo
Morales (una svolta in tutti i sensi). La Repubblica si preoccupa per la sorte
degli assassini di Ernesto Guevara: "processarli sarebbe una ritorsione" e
Massimo d'Alema, quello stesso che difendeva Fernando de la Rúa quando questi
fece sparare sulla folla a Buenos Aires, lancia accuse contro Nestor Kirchner o
Hugo Chávez. Ma forse la perla di questo inizio d'anno è quella offerta dal
settimanale L'Espresso.
Il settimanale storico della sinistra progressista italiana, nel numero del 19
gennaio 2006, commissiona l'articolo di apertura di uno speciale sull'America
Latina a tale Moises Naim presentandolo SOLO come direttore del periodico
statunitense "Foreign Policy". Al lettore sarebbe piaciuto conoscere il perché
un settimanale italiano commissionasse un importante articolo sull'America
Latina né a un giornalista italiano esperto di temi latinoamericani né ad un
latinoamericano. Ebbene, anche se il lettore dell'Espresso non è stato messo in
condizione di saperlo, non solo Naim non è statunitense, ma mascherato come
direttore della prestigiosa (sic!) rivista "Foreign Policy", viene celato
(nascosto al lettore) che Naim non è un latinoamericano qualsiasi.
Naim è stato ministro dell'Industria in Venezuela negli anni '90 al tempo delle
più selvagge privatizzazioni, quando fiumi di denari da tangenti finivano nei
paradisi fiscali delle Bahamas, quando la grande maggioranza dei venezuelani si
impoveriva come mai nella storia, quando il governo massacrava migliaia di
persone con il Caracazo (da 2.000 a 10.000 morti in un solo giorno nel 1992). Né
l'Espresso né Naim, sentono il pudore di spiegare che Naim stesso non è un
osservatore neutrale, ma un membro di quella classe politica corrotta spazzata
via dal Movimento Bolivariano. E' come se l'Espresso avesse commissionato a
Pinochet un articolo su Allende, a Ménem un articolo su Kirchner o a Collor de
Mello un articolo su Lula, dimenticando di spiegare chi furono Pinochet, Ménem o
Collor de Mello ed anzi spacciandoli come osservatori neutrali.
L'Espresso fa così passare per analisi politica insulti come "pericoloso buffone
populista Chavez" (chissà perché scritto sempre senz'accento) facendo credere al
proprio lettore che siano prodotto di un prestigioso osservatore neutrale e non
di un rancoroso esponente di una delle classi politiche più corrotte della
storia. E' così ingenua la direzione dell'Espresso da non capire che questa è
una pessima maniera di fare giornalismo?
Tutto ciò in pochi giorni in questo inizio di 2006 e chissà quante ne abbiamo
perse o ci sono sfuggite, come la perla pubblicata dal
supplemento Donna di
Repubblica a firma Alessandro Oppes che, sotto il titolo "Chávez visto da
vicino", intervista da lontano solo ed esclusivamente oppositori particolarmente
avvelenati e poco lucidi.
E' in corso un'operazione decisa e sistematica che vuole distaccare l'opinione
pubblica occidentale dalle sorti dei governi progressisti latinoamericani,
presentarli come velleitari, autoritari, pericolosi, non democratici, per potere
domani mettere in atto la minaccia del ministro della difesa statunitense che
minaccia l' "asse del male latinoamericano da colpire".
E' necessario dunque un lavoro di denuncia ed informazione che va ben oltre le
possibilità del sito e che tuttavia è necessario ed urgente se non vogliamo
trovarci con un'opinione pubblica cucinata a puntino nel caso non remoto che le
attuali campagne di calunnie sfocino in qualcosa di peggiore. Non si può dire, "Kirchner
non ci piace", "Morales è razzista", "in Venezuela non esistono istituzioni
democratiche", senza spiegare mai con competenza e proprietà la sostanza di
affermazioni così gravi. E' quello che sta avvenendo. E' una goccia di bile
quotidiana di disinformazione che sta avvelenando i pozzi dell'informazione in
senso antilatinoamericano. E' la stessa goccia quotidiana di veleno che spargeva
menzogne su Salvador Allende fino a far credere che il colpo di stato voluto
dagli Stati Uniti fosse la soluzione migliore per terminare un caos che non
esisteva o che se esisteva era stato creato ad arte.
Gennaro Carotenuto
Fonte:www.gennarocarotenuto.it
28.01.06
Note:
1) In Venezuela non esistono istituzioni democratiche"
http://www.gennarocarotenuto.it/dblog/articolo.asp?articolo=439
2) Pipes paragona Salvador Allende ad Adolf Hitler
http://www.gennarocarotenuto.it/dblog/articolo.asp?articolo=435
3) Mario Vargas Llosa: "Evo Morales è il nuovo razzismo"
http://www.gennarocarotenuto.it/dblog/articolo.asp?articolo=428
4) Chavez antisemita
http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=1737