Il dengue a Cuba: «strage»

con meno di venti morti

 

 

La Corte di Londra ha dato torto alle pretese di una major musicale

 

 

| Avana 21 novembre 2006 | M.Sacchetti |

 

 


Non mancano i richiami ulteriori alla prudenza e alla prevenzione, contro il dengue e altri nuovi virus che provocano affezioni alle vie respiratorie, ma di fatto l'epidemia è quasi debellata, grazie alla mobilitazione collettiva della gente e a quella dei medici cubani, che hanno ridotto i danni al minimo (meno di 20 decessi).
La vita scorre normalmente, i centri di lavoro viaggiano a pieno ritmo, le scuole sono tutte aperte e funzionanti: il temuto mosquito Aedes Aegypti è adesso «tra la spada e la parete» (come si dice a Cuba), ma non bisogna abbassare la guardia.
Gli ospedali si stanno progressivamente svuotando, ma continuano gli spot tv di sensibilizzazione e gli interventi di fumigazione continuano: il più efficace biolarvicida per combattere l'epidemia resta il Bactivec (o Griselesf), inventato a Cuba per necessità (il bloqueo, ha impedito d'importare un prodotto anti-dengue nel corso della prima epidemia) e oggi viene riprodotto e commercializzato in Argentina dai laboratori Rosenbush, sotto la marca registrata Labiofarm. Tale sostanza, che risulterebbe innocua per la popolazione ma fatale al mosquito infetto (divora il suo tubo digerente) è ora esportata in Brasile e in diversi stati africani, dimostrandosi molto efficace nel combattere sul nascere la malaria.
Comunque le notizie allarmiste diffuse dai media internazionali nel mese di ottobre, che parlavano di migliaia di vittime, sono state molto ridimensionate. La dottoressa Lea Guido, rappresentante della Pan American Health Organization (PAHO), sicuramente più competente e documentata di qualsiasi portavoce dell'Oms a Ginevra, in un'intervista rilasciata in agosto all'agenzia Efe assicurava tra l'altro che la situazione veniva trattata ad alto livello politico e che «l'accesso ai servizi di salute pubblica e i controlli casa per casa sono elementi importanti per attaccare questo problema». Che non è circoscritto a un solo paese - ha detto ancora - ma fa parte dell'agenda regionale.
Tra le altre critiche al «catastrofismo mediatico» quella della giornalista Gioia Minuti, responsabile dell'edizione italiana del Granma Digital Internacional: «Ho decine d'amici, figli di amici o conoscenti che hanno preso il dengue dal mese d'agosto a oggi e che stanno benissimo: la malattia, seguita e trattata come si deve, è una sorta d'influenza che non lascia conseguenze, come una comune influenza virale. Molti di coloro che hanno avuto la febbre non avevano il dengue, ma il controllo è obbligatorio. I morti sono stati poco più di una decina, molti meno comunque di quelli provocati da una qualunque epidemia d'influenza virale invernale in un paese qualsiasi d'Europa, ma questa epidemia di Dengue a Cuba è stata un'eccellente occasione per attaccare lo sviluppo del turismo. C'è chi non introduce germi nel territorio dell'Isola, ma utilizza la sua penna o la sua macchina fotografica».
Nel frattempo, la Dirección Nacional de Epidemiología del ministero della salute avverte che a Cuba «esiste in questo momento un notevole incremento di virus delle vie respiratorie rispetto agli ultimi cinque anni». Vale poi la pena di ricordare che già dall'estate del 2003 un gruppo di ricercatori dell'Istituto Pasteur di Parigi ha scoperto il recettore cellulare del virus della dengue, una malattia che colpisce ogni anno nel mondo da 60 a 100 milioni di persone. La scoperta apre la strada alla messa a punto di trattamenti specifici, oggi inesistenti, per bloccare la malattia. Inoltre il finanziamento internazionale di un progetto che punta a un vaccino contro il dengue per l'infanzia, è stato negato a Cuba dal governo degli Stati uniti per via dell'embargo.
Nel frattempo i ricercatori cubani lavorano su un vaccino specifico, sperimentandolo sulle scimmie. «È un vaccino "ricombinante" che contiene gli antígeni e le proteine per proteggere contro i quattro virus del dengue - dice Gerardo Guillén del Centro de Ingeniería Genética y Biotecnología -. Siamo alla penultima fase dello studio. Prossima tappa la sperimentazione sugli esseri umani, ma saranno necessari almeno altri tre anni per ottenere il brevetto farmaceutico che autorizza l'utilizzazione del prodotto».