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Dieci giornalisti della Florida pagati dal governo Usa per pezzi anticubani. Quando Fidel chiese «chi ti paga?» a uno di loro. Iraq, leggi sull'infanzia, matrimonio: penne Usa in vendita, i precedenti

 

 

 

| 10 settembre 2006 | R.Zanini |

 

 

Almeno dieci giornalisti della Florida hanno ricevuto pagamenti regolari dal governo americano per produrre servizi giornalistici contro Fidel Castro e contro Cuba. Lo ha rivelato il Miami Herald, quotidiano della Florida a cui appartenevano almeno tre dei giornalisti colti con le mani nel portafoglio pubblico.
Pablo Alfonso, reporter e editorialista, un veterano dell'Herald che copriva in permanenza ogni notizia in relazione a Cuba, ha ricevuto 175mila dollari dal 2001. Olga Connor, una freelance di lunga data specializzata in informazione culturale, ha ricevuto 71mila dollari nello stesso periodo. Wilfredo Cancio Isla, ex responsabile dell'Herald per le notizie sulla comunità cubana, ha ricevuto 15mila dollari. Tutti e tre sono stati licenziati.
Altri giornalisti hanno ricevuto pagamenti dall'Us office of Cuba broadcasting, l'ufficio pubblico che produce Radio Martì e Tv Martì, due media interamente devoti alla causa anticastrista i cui programmi vengono irradiati (illegalmente, dice L'Avana) su Cuba: riceverli negli Stati uniti è illegale, a causa delle leggi anti-propaganda americane. Tra chi arrotondava lo stipendio con il salario del governo ci sono la direttrice della sezione opinioni del Diario de las Americas, Helen Aguirre Ferrè (4.325 dollari), un reporter dello stesso giornale, Ariel Remos, l'editorialista (che pubblica sull'Herald e sul quotidiano di destra spagnolo Abc) Carlos Alberto Montaner, il direttore delle news di Channel 41 Miguel Cossio e uno dei suoi reporter di punta, Juan Manuel Cao, che solo quest'anno ha ricevuto oltre 11mila dollari. Lo scorso luglio, Cao attaccò Fidel Castro durante il vertice del Mercosur in Argentina, chiedendogli perché il governo cubano non rilasciava un visto a una dissidente, Hilda Molina. «Chi ti paga?», chiese scocciato Fidel. «Nessuno, fare domande è il mio mestiere», rispose Cao. Seguiva fattura.
Precedenti di manipolazione dei media da parte del governo americano non sono rari, anzi. Risale al novembre 2005 la scoperta che l'esercito americano pagava - poco, pare, ma in contanti - una serie di media cosiddetti indipendenti in Iraq per far pubblicare storie favorevoli agli Stati uniti e all'occupazione americana. Il progetto veniva gestito dal Pentagono attraverso una società di contractor, il Lincoln Group, che si occupava di retribuire giornali e giornalisti. Non era la prima avventura propagandistica irachena: nel 2002 il Pentagono venne costretto a chiudere il suo Office of strategic influence, creato l'anno precedente, dopo che si era diffusa la voce che esso aveva intenzione di piazzare articoli falsi sui media internazionali.
E non sono solo i «paesi caldi» a meritare le attenzioni dei propagandisti di Bush: ce n'è anche per il pubblico di casa, quello americano. Nel 2005 la sala stampa della Casa Bianca venne con molto imbarazzo costretta a ritirare le credenziali a un misterioso reporter di nome Jeff Gannon, che da almeno due anni non perdeva un briefing presidenziale, le cui «domande» sembravano sempre aiutare l'interlocutore. In realtà si chiamava James Guckert, era dipendente di un sito internet del partito repubblicano, e il blog su cui operava col suo vero nome era tutto un link a pubblicazioni porno gay.
Denaro del governo americano è stato direttamente versato a influenti columnist americani. All'inizio del 2005 si scoprì che l'editorialista e commentatore Armstrong Williams - nero, 46 anni, guru mediatico conservatore - era stato pagato 244mila dollari dal ministero della sanità per appoggiare «No child left behind», un programma di Bush in appoggio all'infanzia. Poco dopo venne scoperto l'arruolamento della columnist Maggie Gallagher: 21mila dollari dal solito ministero della sanità, questa volta per incoraggiare un'iniziativa governativa da 300 milioni di dollari in favore del matrimonio. Infine la scoperta che un altro popolare commentatore, Mike McManus, era stato finanziato dal governo: 49mila dollari alla sua organizzazione, di nome «Marriage savers», sempre per iniziative a favore del matrimonio. Il quotidiano Usa Today denunciò infine nel 2004 la produzione di video-notiziari di propaganda governativa (vietati dalla legge) che la Casa bianca inviata alle televisioni come servizi di cronaca. E come tali venivano spesso trasmessi.