Il futuro di Cuba

 

| Martedì 4 Aprile 2006 - 14:07 | Cristiano Tinazzi |

 

 

 

“Questo Paese può autodistruggersi”. Fidel Castro parla per la prima volta del ‘dopo Castro’ in una lunga intervista con il direttore de ‘le Monde Diplomatique’, Ignacio Ramonet, contenuta all’interno del libro “Castro, biografia a due voci”, che raccoglie questa intervista del dicembre 2005 e un’altra. Il quotidiano spagnolo El Pais ne ha pubblicato domenica uno stralcio. Castro inizia subito smentendo le voci sulle sua condizioni di salute: “Sto bene. In generale, sì, mi sento bene - assicura - Soprattutto mi sento pieno di energia e pieno di entusiasmo per le cose. Mi sento molto bene fisicamente e mentalmente. Ha contribuito a questo certamente l’esercizio. Credo che l’esercizio fisico aiuti non solo i muscoli, ma anche la mente”. Scherza anche sul malore che lo aveva colpito nel giugno del 2001: “Sotto un caldo intenso e durante un discorso durato più di tre ore, trasmesso dalla televisione - racconta - ebbi una leggera perdita di coscienza. E’ stato uno svenimento leggero di appena pochi minuti, dovuto al calore e al sole eccessivi. Qualche ora dopo, chi a Miami stava celebrando il mio malore è rimasto sorpreso nel vedermi riapparire in un programma televisivo dove ho potuto dare al popolo, direttamente, la versione autentica di quello che era successo”. Castro giudica con ironia le voci messe in circolazione dalla Cia, ricorda, sul fatto che fosse affetto dal morbo di Parkinson. Parla anche della sua pistola, una Browning: “Ho sparato molto nella mia vita. Ho sempre avuto buona mira, è una fortuna, e l’ho conservata. In qualsiasi circostanza, non temo il nemico”. Un tempo, racconta però Castro, all’inizio della rivoluzione, “avevo un ruolo più decisivo, tutti i tentativi di attentati ne sono una dimostrazione. Un ruolo decisivo che non ho oggi. Oggi ho più autorità e più fiducia della popolazione che mai. Noi monitoriamo tutti gli stati d’animo dell’opinione pubblica. Seguiamo con il microscopio le opinioni. Le posso presentare le opinioni di tutte le zone del Paese, anche quelle avverse. La maggior parte però ci sono favorevoli”. Se dovesse morire improvvisamente, racconta, l’‘Assemblea nazionale si riunirebbe ed eleggerebbe Raul. Non c’è nessun dubbio, dice Castro. Ma spera che i successori, al di là del fratello Raul, siano i giovani: “Penso alle nuove generazioni, perché la nostra sta passando - spiega il presidente cubano - Raul ha appena quattro anni meno di me”. Castro spiega che la generazione dei più giovani “sono ragazzini impressionanti, abbiamo scoperto dei talenti”.
Castro si ritiene fiducioso per il futuro: “Viviamo nella migliore epoca della nostra storia e di maggior speranza per tutti”. L’ultima parte dell’intervista ha anche una punta di autocritica. “Sono pronto ad accettare le critiche sul fatto che abbiamo commesso alcuni errori di idealismo, però.... è sparito l’Urss e noi non siamo vacillati. Noi siamo testimoni delle cose che sono successe in questo Paese. Come ha resistito, come cresce, come si riduce l’occupazione”.

Per il futuro non ha paura, perché la rivoluzione non si basa sulla personalità, ma, conclude, “questo Paese può autodistruggersi da solo, questa rivoluzione può distruggersi. Noi sì possiamo distruggerla, e sarebbe colpa nostra. Se non siamo capaci di correggere i nostri errori. Se non poniamo fine a molti vizi: molto rubare e molte fonti per avere denaro da parte dei nuovi ricchi. Per questo ci stiamo avviando verso un cambio totale della nostra società. Abbiamo avuto tempi difficili, si sono create disuguaglianze e ingiustizia. Vogliamo cambiare queste cose senza commettere nessun abuso. Ci sarà una partecipazione sempre maggiore e saremo un popolo che avrà una cultura generale completa. Marti ha detto: Essere colti è l’unico modo di essere liberi”.