“Questo Paese può autodistruggersi”. Fidel Castro
parla per la prima volta del ‘dopo Castro’ in una lunga intervista con il
direttore de ‘le Monde Diplomatique’, Ignacio Ramonet, contenuta all’interno del
libro “Castro, biografia a due voci”, che raccoglie questa intervista del
dicembre 2005 e un’altra. Il quotidiano spagnolo El Pais ne ha pubblicato
domenica uno stralcio. Castro inizia subito smentendo le voci sulle sua
condizioni di salute: “Sto bene. In generale, sì, mi sento bene - assicura -
Soprattutto mi sento pieno di energia e pieno di entusiasmo per le cose. Mi
sento molto bene fisicamente e mentalmente. Ha contribuito a questo certamente
l’esercizio. Credo che l’esercizio fisico aiuti non solo i muscoli, ma anche la
mente”. Scherza anche sul malore che lo aveva colpito nel giugno del 2001:
“Sotto un caldo intenso e durante un discorso durato più di tre ore, trasmesso
dalla televisione - racconta - ebbi una leggera perdita di coscienza. E’ stato
uno svenimento leggero di appena pochi minuti, dovuto al calore e al sole
eccessivi. Qualche ora dopo, chi a Miami stava celebrando il mio malore è
rimasto sorpreso nel vedermi riapparire in un programma televisivo dove ho
potuto dare al popolo, direttamente, la versione autentica di quello che era
successo”. Castro giudica con ironia le voci messe in circolazione dalla Cia,
ricorda, sul fatto che fosse affetto dal morbo di Parkinson. Parla anche della
sua pistola, una Browning: “Ho sparato molto nella mia vita. Ho sempre avuto
buona mira, è una fortuna, e l’ho conservata. In qualsiasi circostanza, non temo
il nemico”. Un tempo, racconta però Castro, all’inizio della rivoluzione, “avevo
un ruolo più decisivo, tutti i tentativi di attentati ne sono una dimostrazione.
Un ruolo decisivo che non ho oggi. Oggi ho più autorità e più fiducia della
popolazione che mai. Noi monitoriamo tutti gli stati d’animo dell’opinione
pubblica. Seguiamo con il microscopio le opinioni. Le posso presentare le
opinioni di tutte le zone del Paese, anche quelle avverse. La maggior parte però
ci sono favorevoli”. Se dovesse morire improvvisamente, racconta, l’‘Assemblea
nazionale si riunirebbe ed eleggerebbe Raul. Non c’è nessun dubbio, dice Castro.
Ma spera che i successori, al di là del fratello Raul, siano i giovani: “Penso
alle nuove generazioni, perché la nostra sta passando - spiega il presidente
cubano - Raul ha appena quattro anni meno di me”. Castro spiega che la
generazione dei più giovani “sono ragazzini impressionanti, abbiamo scoperto dei
talenti”.
|