Gentile direttore de La
Repubblica, Ezio Mauro,
i giornali di tutto il mondo riportano una notizia che la Repubblica, il
quotidiano che lei dirige, mi risulta bucare completamente. Almeno nove
giornalisti di tutti i più importanti media della Florida, sono stati licenziati
in tronco perché è stato dimostrato che prendevano migliaia e a volte centinaia
di migliaia di dollari dal governo degli Stati Uniti per confezionare notizie
false e tendenziose su Cuba.
I coinvolti sono tutti nomi molto noti, e la cosa è gravissima non tanto
rispetto a Cuba ma per quello che rappresenta un fatto così grave per la libertà
di stampa del mondo. Se ad un paese - Cuba - dove da decenni vige una stretta
censura informativa si replica con la sistematica manipolazione e falsificazione
dell'informazione su quello stesso paese - cosa che per altro tutti i più seri
latinoamericanisti denunciano da decenni - è purtroppo la libera stampa ad
uscire con le ossa rotte.
Almeno una delle persone coinvolte nello scandalo, Carlos Alberto Montaner, è
una sorta di madonna pellegrina dell'anticastrismo militante, più volte citato
anche dal suo giornale come un'autorità morale e un combattente per la libertà a
Cuba, una penna prestigiosa nota su tutti i maggiori quotidiani mondiali, dallo
stesso Miami Herald al quotidiano conservatore (già franchista) spagnolo ABC.
Sulla recente malattia di Castro ha pubblicato articoli con titoli come "Il
cancro renderà giustizia", che riecheggia da vicino - per chiunque abbia
orecchio per le cose latinoamericane - quel "Viva il cancro" con il quale a
Buenos Aires gli omologhi argentini di Montaner accolsero mezzo secolo fa la
malattia e la morte di Eva Duarte de Perón. Almeno dall'85, come ricorda citando
le fonti, un gustoso articolo (1) di Raúl Gómez, Montaner propone in maniera
ossessiva ai lettori dell'autorevole Miami Herald notizie - false e tendenziose
- sul "cancro di Castro", sui cancri di Castro, una decina e in ogni parte del
corpo, e gli augura - per 21 anni consecutivi - una sequenza interminabile di
malattie e più d'una volta descrive perfino i preparativi del funerale.
Solo adesso, che sappiamo ufficialmente "chi paga" Montaner, possiamo capire con
quali coperture ed appoggi, personaggi di tale spessore e grossolanità abbiano
potuto trovare ascolto in tutto il mondo e costruire immagini e carriere. E
bisognerà ammettere -visto che adesso è conclamato- che se è dovere del cronista
verificare le notizie, a volte possono risultare verificate anche le denunce di
parte cubana. Quel governo, infatti, da decenni denuncia che Montaner è tutt'altro
che un paladino dei diritti umani, ma solo un agente della CIA in servizio
permanente effettivo, vicinissimo ai terroristi internazionali Luís Posada
Carriles e Orlando Bosch, rei confessi, ma né pentiti né puniti, di crimini che
hanno causato la morte di centinaia di persone tra le quali il cittadino
italiano Fabio di Celmo.
Non posso sapere, caro direttore, se continueranno ad offrire al suo giornale
articoli di Montaner come se fossero le opinioni del Dalai Lama, ma dopo questo
scandalo (sono sicuro che le sue letture vadano oltre La Repubblica e quindi ne
sia al corrente) è avvisato sulla credibilità di simili personaggi. Uno scandalo
così grave come quello scoppiato a Miami testimonia l'improcrastinabilità,
l'urgenza vera, di una diversa e più multilaterale lettura su quanto sta
avvenendo non solo a Cuba, ma anche in Venezuela, Bolivia, Argentina e in tutta
l'America Latina progressista, e in paesi chiave come il Messico, anche da parte
del suo giornale.
Bel paese gli Stati Uniti. Media su posizioni anticastriste sbattono fuori le
proprie firme più prestigiose per essere state più realiste del re, ed essersi
arricchite inventando a pagamento null'altro che quello che in fondo i lettori
di quegli stessi media volevano sentirsi dire. Evidentemente lo scandalo emerso
è la punta dell'iceberg ed è da sperare che non sia coinvolto anche il
giornalismo europeo ed italiano dopo che lo scorso anno anche l'associazione
"Reporter senza Frontiere" fu costretta ad ammettere di essere finanziata dalla
stessa CIA.
Da noi l'Agente Betulla (alias Renato Farina) ha continuato a lavorare come
niente fosse, e Giuliano Ferrara fa un vanto dell'essere (stato?) pagato della
CIA. Sono sicuro che il suo giornale, che ha sempre avuto un atteggiamento
intransigente verso le commistioni tra informazione e servizi segreti, e che ha
pagato spesso prezzi alti, come il caso Bonino-D'Avanzo ha dimostrato, abbia gli
anticorpi per non essere toccato da tali infiltrazioni.
Quello che mi lascia stupito però - mi consenta e chiudo - è che il suo giornale
mi risulta avere un corrispondente dall'America Latina che afferma che il
miglior posto per coprire i fatti latinoamericani sia proprio Miami
(precisamente il News Café, al numero 800 dell'Ocean Drive di Miami Beach, tel.
+1 305 5386397). Lì, all'aperto di fronte alla spiaggia (come racconta il suo
stesso corrispondente dall'America Latina, Omero Ciai), si riunisce il fior
fiore del mondo dei media della Florida.
Caro direttore, se è vero come è vero che al News Café, dove sverna Omero Ciai,
non si parla d'altro che di Montaner, Cao, Olga Connor e le altre penne false,
tendenziose e prezzolate, anticubane a prescindere ed a pagamento, com'è
possibile che il suo giornale buchi completamente una notizia così rilevante ?
Gennaro Carotenuto
Fonte:
www.gennarocarotenuto.it
Link:
http://www.gennarocarotenuto.it/dblog/articolo.asp?articolo=706
10-09-06
1)
http://www.rebelion.org/noticia.php?id=37046