Entro dicembre il
parlamento cubano dovrebbe approvare un progetto di legge «d'avanguardia» che
consentirà ai transessuali di cambiare sesso. E come tutta la sanità, anche
l'operazione chirurgica e l'assistenza psicologica saranno gratuite. Poi pare
che si comincerà a discutere sull'opportunità di legalizzare i matrimoni gay, ma
soprattutto le unioni consensuali, che secondo le la mentalità e i costumi
dell'isola, anche fra le coppie eterosessuali, sono molto più frequenti.
Il cambio d'identità sui documenti è da tempo possibile: se Mario (Mario come il
personaggio della telenovela gay che ha appassionato e diviso l'isola) decide di
chiamarsi Lola, basta che si rechi in circoscrizione con 4 foto recenti. Per il
cambio di sesso vi è già la lista d'attesa come ci dice Wendy, la bionda
receptionist in minigonna che ci accoglie al Cenesex (Centro nazionale di
educazione sessuale) e che sarà tra i primi a sottoporvisi.
«Voglio portare la rivoluzione che mio zio Fidel e mio padre Raul fecero 47 anni
fa sul terreno della sessualità», dichiara Mariela Castro Espìn, 43 anni, 3
figli, sessuologa, direttrice del Cenesex e principale promotrice del progetto
di legge.
Incontriamo la figlia di Raul Castro e Vilma Espìn (la potente presidente della
FMC, Federazione delle donne cubane), alla fine della giornata di lavoro nel
giardino del suo ufficio all'Avana.
Le dispiace se prima parliamo un po' di suo padre?
Un padre meraviglioso, attivo, spiritoso, rispettoso, presente. Da piccola, pur
essendo già ministro della difesa, mi accompagnava a scuola ogni mattina e
assisteva alle riunioni con i maestri. Non parlo di lui sul piano politico, del
quale peraltro io sono molto orgogliosa e convinta che saprà portare avanti gli
obiettivi della rivoluzione, ma insisto che sul piano umano la sua allegria e la
sua simpatia, i suoi scherzi e il suo affetto ci hanno sempre accompagnato.
Nella vita pubblica appare assai riservato e schivo, ma in quella privata è un
uomo molto diverso.
Tornando al suo lavoro, lei sta provando a rettificare
uno dei più gravi errori commessi, almeno agli inizi, dalla rivoluzione guidata
anche da suo padre contro gli omosessuali?
Sì, quello fu uno degli errori della rivoluzione, fine anni '60 e inizi dei '70.
Anche se non fu tanto il frutto di una politica esplicita bensì di attitudini
socio-culturali storiche derivate dalla nostra eredità culturale spagnola.
Parliamo di machismo?
Viene usato il termine machismo, ma si tratta di un fenomeno molto più complesso
che fa sì che, anche a Cuba, la donna non venga considerata importante quanto
l'uomo e gli omosessuali delle persone decenti. Più tardi gli errori furono
superati, ma ciò non significa che i costumi, il modo di pensare omofobico e
anche le discriminazioni rispetto alle donne siano stati cancellati dalle
politiche che favoriscono l'equità di genere, l'uguaglianza dei diritti della
donna, il rispetto dei diversi orientamenti sessuali. Anche se il superamento di
questi problemi a livello politico e legislativo è un fatto, non vuol dire che i
problemi siano risolti alla radice: c'è ancora molto lavoro da fare.
Se il parlamento approverà la sua legge, Cuba sarà
all'avanguardia su queste tematiche non solo in America latina ma anche nel
resto del mondo e in Europa. Più avanti della stessa Spagna di Zapatero...
Non mi interessano i paragoni. Io plaudo a tutto quello che viene fatto nel
mondo per il bene di queste persone. Posso dire che noi abbiamo scelto di
iniziare dai transessuali perché sono i più vulnerabili, hanno più necessità dal
punto di vista della salute fisica e psicologica.
Lei ha detto che per portare avanti questa battaglia è
stata decisiva la protesta di un paio d'anni fa proprio qui davanti al Cenesex
di un gruppo di transessuali, dopo una reazione spropositata della polizia
contro di loro, in due zone dell'Avana dove si riunivano e si prostituivano, di
fronte alle lamentele della popolazione, dei turisti e della Gioventù
comunista...
Sì, invece di cercare risposte più logiche, i compagni poliziotti
arrestarono, in modo del tutto arbitrario, chiunque sembrasse un trans, gay o
lesbica. L'indomani, una volta liberi, le vittime della retata vennero da noi ad
esigere il rispetto dei loro diritti.