Un incarico di Fidel alle federate
Le ragazze che impararono a sognare
A metà del 1960, o forse prima, Fidel aveva già concepito un progetto che
consegnò a Vilma Espín e alla Federazione delle Donne Cubane,
FMC. Il piano consisteva nel portare a l'Avana le ragazze di campagna delle zone
più appartate del paese affinché imparassero taglio e cucito ed acquisissero
conoscenze di cultura generale. L'idea era di prepararle in sei mesi e che dopo
ritornassero ai loro luoghi di origine con una macchina da cucire, che sarebbe
stata consegnata loro, gratuitamente, alla fine del corso affinché ognuna
insegnasse ad altre dieci ragazze quello che aveva imparato a l'Avana. Era una
forma per moltiplicare le conoscenze dando, ad ogni alunna, una possibilità di
contribuire all'economia familiare.
C'era
una ragione più importante: offrire a quelle adolescenti l'opportunità di
ricevere qualcosa del molto che, storicamente, alla donna del campo era
stato negato. Era una forma di rivendicare e di pagare questo debito sociale.
Le ragazze sarebbero state selezionate dalle nascenti cooperative agricole in
coordinazione con la FMC che, allora, appena iniziava i suoi compiti e dove si
integravano le cubane desiderose di partecipare ai cambiamenti sociali che già
s'intravedevano. Gli unici requisiti erano l'età — dovevano avere tra 14 e 17
anni — e che sapessero leggere e scrivere affinché sfruttassero, con più
facilità, quanto si fosse loro insegnato.
La realtà fu un'altra: alcune avevano meno dell'età richiesta ed alcune erano
analfabete. Ma nessuna fu respinta. Chi avrebbe avuto il cuore di farlo?
Nel bel Hotel Nazionale si stabilì la prima scuola. La FMC decise di chiamarla "Ana
Betancourt", in omaggio alla straordinaria donna che difese i diritti delle
cubane nel secolo XIX durante le lotte indipendentiste.
Nel gennaio 1961, Fidel firmò i verbali di costituzione della scuola, nel
secondo piano del Hotel Nazionale. Chi scrive queste righe ebbe l'onore, ed
assunse la sfida, di esserne la prima direttrice.
TUTTO ERA NUOVO E SORPRENDENTE
"Che paese è questo che ha le stelle tanto in basso?" Quest'espressione fu detta
da una delle alunne selezionate mentre l'autobus scendeva dalla montagna verso
la pianura. La ragazza non conosceva la luce elettrica; altre non avevano visto
mai il mare né le spiagge. Tutte vivevano in zone intricate della Sierra
Maestra, altri posti delle montagne orientali, l'Escambray e la Palude di Zapata.
Tutto era nuovo e sorprendente. L'arrivo e l'alloggio nell' hotel risultarono
momenti emozionanti, benché ci fosse anche un poco di paura. Alcune erano state
avvertite dai parenti che non dovevano separarsi, perché a L'Avana c'erano
uomini cattivi. Per questo motivo venivano abbracciate le une alle altre e
volevano dormire insieme.
Portavano l'odore della montagna ed un'incredibile capacità di stupirsi. Ad ogni
passo scoprivano qualcosa di nuovo: l'ascensore, l'acqua corrente, il cinema.
Volevano salire e scendere con gli ascensori, staccare i telefoni per sentire
"quei granchi che parlano" originando interruzioni nei centralini telefonici
dell'hotel. E ci fu perfino chi non voleva utilizzare il servizio sanitario "per
non sporcare queste decorazioni tanto belle".
Durante i primi giorni si rifiutavano di prendere il succo col latte nella
colazione, temevano di unire quegli alimenti. La dieta non doveva contenere
limone né frutti acidi, perché "tagliavano il sangue". Questo, poco a poco,
sparì ed arrivò il giorno in cui cominciarono a reclamare la frutta che
non stava sulla tavola.
La conoscenza sulla sessualità era molto precaria. Tutto era precario meno i
pregiudizi che erano molti. Un'alunna mi confessò che in casa sua le donne
utilizzavano sterco secco di vacca come assorbente quando erano mestruate.
I primi due o tre mesi risultarono difficili. Come superare tante ataviche idee,
avanzare e realizzare quell'ambizioso programma che avevamo davanti? Tuttavia,
le alunne erano molto motivate ad imparare e l'adattamento alla scuola si
ottenne più rapidamente di quello che immaginavamo. Tra coloro che contribuirono
al successo della scuola devo sottolineare l'apporto del Ministero della Salute
Pubblica e personalmente di Machado Ventura: si prese cura della loro
nutrizione, dei problemi stomatologici e di parassitismo intestinale.
LE VISITE DI FIDEL
Fidel frequentò la scuola. Al principio, arrivava in pieno giorno, e questo
interrompeva le lezioni, perché nessuno poteva trattenere le ragazze nelle aule
mentre il Comandante in Capo rimaneva nell' hotel. Poi lo fece fuori dall'orario
scolastico ma loro uscivano per incontralo. Non seppi mai chi le avvisava. Gli
dicevano papà Fidel.
Ci commossero i giorni di Girón. Il Comandante c'invio un messaggio prima di
partire verso Matanzas: "La scuola deve continuare. Non sospendete le lezioni
perché questo si risolve in ore e chiudere la scuola ritarderebbe i piani ed il
termine del corso".
Così si fece. La fine dell'aggressione e il trionfo della Rivoluzione ci
tranquillizzò tutte. Ciò nonostante, per l'ubicazione dell'hotel e gli attacchi
della controrivoluzione che mentiva sulla scuola dicendo che andavamo a
spogliare i genitori della patria potestà e che destinavamo le giovani alle
caserme come mozzi da stalla, mi preoccupava la sicurezza del centro. Fidel mi
domandò se volevamo un cannone. Gli dissi di sì, ma pensai che fosse uno
scherzo. Il giorno dopo, molto presto, mi comunicarono che era arrivata una
dotazione di artiglieri per proteggerci.
IL SOGNO DELLE SUE VITE
Il 1 di maggio assistemmo alla sfilata nella Piazza della Rivoluzione; fu un
evento indimenticabile, preludio di quello che fu il Giorno delle Madri. La
seconda domenica di maggio, tutte le madri accorsero all'incontro con le loro
figlie. Questo avvenne nella Città Sportiva. Le figlie nel centro e le madri
sedute sui gradini affinché tutte si vedessero e si ritrovassero. Sorse qualcosa
d'inaspettato: ci furono madri che non riconobbero, a prima vista, la propria
figlia; tanto erano cambiate nei corpi, visi e vestiario.
Si
avvicinava la conclusione. La scuola era officina, locale di prova, centro per
l'acquisizione di tessuti, scarpe e tutto quanto richiesto per la chiusura del
corso, che avvenne proprio nella Città Sportiva il 31 luglio 1961, alle nove
della sera.
In che maniera differente brillavano le mie ragazze! Nelle loro menti, nuove
idee, aspirazioni, mete. Fidel e Vilma applaudivano a più non posso. "Che cosa
hai imparato in questa scuola?", domandai ad una delle Anas. Mi rispose così:
"In questa scuola imparai a mangiare, imparai a mestruare, imparai a cucire ed
imparai a sognare".
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